La Cléo di Guido da Verona è una giovane donna indipendente, affarista per passione, anche nell’amore.
Cosa succede se un seducente ammaliatore improvvisamente viene pagato per aver passato una notte d’amore che lui stesso aveva tanto cercato? Se non gli è possibile restituire il denaro dovrebbe tenerlo? Anche se sente di essersi innamorato? E se la donna che egli ama gli propone un’altra notte insieme a condizione, ancora, che ella paghi il favore? Rifiutare per onore? Accettare per amore?
Piuttosto inspiegabile come Guido da Verona sia sfuggito via dalle pagine dei manuali di letteratura italiana. Segno, probabilmente, di una società quantomai bigotta che ha voluto nascondere, dietro il preteso stile mediocre, dei romanzi dai temi scandalosamente moderni che già nei primi del ‘900 conquistarono i lettori, se non i critici (vendette 220.000 mila copie la storia più letta!).
Ma dicevamo di Cléo…
Siamo in degli anni ’20 genuinamente italiani. La società di quel periodo si respira in ogni pagina che trasuda di citazioni ora auliche, ora da popolino e che disegnano in maniera autentica ed estremamente divertente un’epoca che ormai appartiene ai nostri bisnonni (si passa da Dante Alighieri a “Io cerco la Titina”).
Il protagonista è un conte di una nobiltà in decadenza in una società alto borghese. Un dongiovanni vanaglorioso che passa le sue giornate vivendo di rendita e divertendosi a pensarsi meraviglioso e inimitabile. È lui che ci racconta la storia, in un tono falsamente snob e sempre colmo di ironia.
Ebbene, dopo essersi perdutamente innamorato della brunetta Cléo, dopo averla instancabilmente corteggiata e infine irretita, il nostro conte si ritrova in tasca ben 1000 lire di pagamento per i servigi amorosi e una lettera che gli chiede una seconda notte d’amore – e in caso di gradimento una terza – solo a patto di essere pagato.
Guido da Verona, che scandaloso femminista!
Una situazione quanto mai scioccante – si pensi, poi, al 1920 della società italiana che ancora nel 2020 è tanto moralista! La donna che sceglie l’uomo solo per il proprio piacere e non viceversa… Inoltre, lo fa in un modo anche piuttosto brusco, e si rifiuta perdipiù di ricevere denaro in qualsiasi forma, dovesse anche trattarsi di una cena, poiché essa è libera, indipendente, senza legami.
“…cercate di essere pronto per le otto, che io verrò a prendervi per condurvi a cena”.
“Spero vorrete dire: per concedere al vostro innamorato il piacere di condurvi a cena”.
“Neanche per sogno! Sono io che pago. Pago il taxi, pago il conto del ristorante, e se dovessimo andare in albergo, pagherei anche l’albergo”.
Cléo
La storia procede velocemente tra monologhi esilaranti e dialoghi da teatrino. Inoltre, viene il dubbio che se Guido da Verona non si sia semplicemente divertito ad essere scandaloso, lo si potrebbe definire un femminista convinto (qui si intende il femminismo dell’uguaglianza tra i sessi, non le fantasie che oggi vengono collegate alla parola).
Il merito di aver riportato alla luce questo romanzo quasi del tutto dimenticato lo si deve a Graphofeel. La casa editrice, durante il lockdown delle scorse settimane, aveva regalato libri a chiunque fosse disponibile a commentarli o a recensirli appena letti, per rendere più piacevoli le ore a casa.
Cristiana F Toscano