Il laboratorio di Graphic Journalism di “Il fumetto intercultura” si è svolto in tre giornate nella sede del Teatro India in occasione della manifestazione Dominio Pubblico.
La giovanissima fumettista tunisina si occupa di diritti umani, integrazione immigrazione e razzismo, temi che ha affrontato in tutti i suoi lavori.
Per Dominio Pubblico ha voluto trasferire le sue conoscenze sulle tecniche del fumetto, partendo dalla sceneggiatura, la ricerca del tema fino ad arrivare al disegno pratico e la creazione di una storia.
L’abbiamo incontrata nell’ultima giornata, a prodotto quasi finito potendo ammirare i risultati di queste tre giornate.
Takoua questo progetto è legato alle tematiche che affronti anche nei tuoi libri?
No, perché sono i ragazzi che scelgono il tema a cui sono più sensibili. Il primo giorno ho spiegato quello che conosco riguardo al Graphic Journalism e le tecniche di giornalismo. Per prima la ricerca del tema, poi andare sul campo a intervistare le persone. Infine la costruzione della storia con un contenuto rilevante a livello giornalistico o a livello storico e sociale.
I ragazzi lavorano al computer o disegnano a mano libera?
Ci sono alcuni che lavorano a mano libera, altri al computer, ognuno si è scelto un tema.
Ho portato anche alcuni esempi di autori internazionali che si sono occupati anche di Graphic Journalism come Joe Sacco e altri autori a livello italiano. La storia può essere drammatica e raccontata in maniera comica ma sempre senza banalizzare la parte drammatica.
Pensare sempre al pubblico
Tu nei tuoi fumetti quali tematiche affronti?
Io mi occupo di razzismo in generale, raccontato nei miei libri da un personaggio fisso che in parte sono io. Adesso ho pubblicato “Sotto il velo” a novembre scorso e sto scrivendone uno nuovo che parla della dittatura coloniale. Da quando le colonie francesi sono tornate in Francia ci sono stati i presidenti Burguiba e poi Ben Alì prima della primavera araba dal 2011. Parlerò delle tematiche di sottofondo ed è la mia storia .
Da bambina vivevo in Tunisia e faccio parte di una famiglia abbastanza attiva politicamente. Poi mio padre è stato esiliato in Italia fino al 2011.
Il problema è che i pregiudizi che c’erano prima si sono trasformati in razzismo, ma si possono risolvere con la giusta comunicazione l’ignoranza si combatte così. Il razzismo è quando sai una cosa e ti rifiuti di accettarla, non mi devi accettare, però conviviamo in maniera civile, siamo vicini di casa.
Per conoscere i prossimi laboratori visitare la pagina Facebook “Il fumetto intercultura” e il profilo personale di Takua Ben Mohamed.
Sara Cacciarini