Silio Italico e i Punica: l’opera in pillole

silio italico punica riassunto

Da appassionato lettore di Virgilio, si diceva avesse suoi quadri in casa; così Silio Italico rievoca il modello storico inserito nell’epica, trattando come argomento la seconda guerra punica.

Fonti e modelli per i Punica

Oltre a Virgilio, modello importante è sicuramente la terza decade di Tito Livio; in più, le omeriche aristìe (imprese eroiche dei singoli combattenti) vengono viste come un altro riferimento principale.

L’opera si configura come un unico piano stoicizzante di Giove che decide di far trionfare il popolo romano attraverso la sofferenza.

Annibale nei Punica

Forte è la contrapposizione quasi manichea nei Punica tra il concetto di “Bene” e quello di “Male”, tra i romani e i punici, guidati da Annibale:

Punica [III; 479-481, 483-488, 494-495, 500-511, 520-522, 530-542, 547-556]:

«Tutto è coperto da perenne gelo e bianca grandine,

tutto è serrato da antichi giacciai. Ritta si staglia

la sagoma dell’eccleso monte contro il sole nascente

[…]

Quanto la tartarea voragine del regno delle ombre

si inabissa fino ai profondi Mani e agli stagni

della nera palude dalla terra superna, altrettanto si erge

vero l’alto la montagna nell’aria e inombra il cielo.

Non è mai primavera, mai l’estate adorna,

solo un fosco inverno risiede in quegli orridi gioghi

[…]

L’Athos aggiunto al Tauro, il Rodope al Mimante,

e l’Ossa al Pelio e l’Otri all’Emo, sarebbero inferiori

[…]

Ma i soldati, con passo incerto, rallentano la marcia,

come se recassero in giro una guerra empia in luoghi sacri

difesi dalla natura, come se si opponessero agli dei.

Di contro, il condottiero non impaurito dalle Alpi,

né dall’orrore del luogo, rincuora gli animi afflitti

dei suoi uomini, esortando e infondendo vigore:

“Stanchi forse del favore dei numi e dei successi

non avete ritegno, dopo il valore dimostrato in campo,

di volgere le spalle ai nevosi monti, di cedere le armi a delle rupi?

Ora, compagni, ora credetemi, state scalando le mura

di Roma, signora delle genti, ora salite in cima al Campidoglio.

Questa fatica ci darà in catene la terra ausonia, il Tevere!”

[…]

egli fa presa sul duro ghiaccio con la spada. La neve fresca

inghiotte nei crepacci i soldati e cadendo dal precipizio

dalle somme vette, seppellisce le schiere con la fredda valanga.

[…]

Oltre questa, un’altra vetta impervia si presenta agli stanchi soldati, spunta

un nuovo dosso, né dà sollievo volgersi a guardare i passi

affrontati e superati con fatica: tale sgomento dà la vista

di quelle distese e, per quanto si possa estendere lo sguardo,

ovunque appare l’abbagliante vista delle nevi.

Così il navigante, quando lascia dietro di sè

la dolce terra e in alto mare le vele pendono inutili

dall’albero maestro saldo e non soffia alcun vento,

guarda l’infinita distesa d’acqua e, stanco, volge gli occhi,

sfiniti dalla vista del profondo mare, verso il cielo.

Ed ecco che, oltre le sciagure e le difficoltà dei luoghi,

luridi e laidi con le ispide chiome da sempre incolte,

dei selvaggi, orrendi nell’aspetto, spuntano dalle rocce.

[…]

Ora cambia l’aspetto del luogo: qui le nevi, macchiate

da tanto sangue, si tingono di rosso, qui non sapendo di essere vinto

il ghiaccio si scioglie pian piano al tepore del sangue

e mentre i cavalli imprimono le orme coi duri zoccoli,

le zampe ungulate sprofondano nel ghiaccio rotto.

E non è solo la caduta a rovinarli: restano le membra

sfratturate dal ghiaccio e l’aspro gelo amputa gli arti rotti.

Sopravvissuti a dodici giorni e altrettante notti,

tremende per i feriti, occupano la cima desiderata

e s’attendano con difficoltà tra le rupi scoscese

Come si può notare dai primi versi, oltrepassare le Alpi sembra quasi un’impresa impossibile per soli uomini. Al verso 502 questo fatto viene interpretato come atto di ὕβρις: in fondo Annibale che porta gli elefanti attraverso le Alpi non è così tanto diverso da Serse che attraversa l’Ellesponto. Negli ultimi versi, con stile asiano, si riproduce il tentativo della scalata del nemico per evidenziarne la forza.

Annibale in Tito Livio

Come abbiamo già detto, uno dei modelli di Silio è Tito Livio.Questo anche per la creazione della figura di Annibale, come si evince dal 21° Libro: Annibale si appresta a valicare le Alpi. L’episodio ha la funzione di trasmettere la grande pericolosità del comandante punico; in quest’ottica si può interpretare il forte pathos presente in tutto il testo:

Ab urbe condita [XXI; 35,4-35,11-35,12-36,1-36,2-36,3]: «[35,4] Il nono giorno giunsero al valico delle Alpi, attraverso luoghi per lo più impraticabili e dopo avere sbagliato più volte strada, o per inganno delle guide, o tutte le volte che non si prestava loro fede, per essere entrati a caso nelle valli credendo di conoscere la giusta strada. [11] La marcia, tuttavia, fu molto più difficoltosa di quanto lo fosse stata durante la scalata, poiché per lo più le Alpi sul versante italico sono, sì, più brevi, ma anche più scoscese. [12] Quasi tutti i sentieri, infatti, erano a picco, stretti, sdrucciolevoli, cosicchè i Cartaginesi né potevano evitare di scivolare, né, se solo avessero un po’ vacillato, potevano rimanere saldi dov’erano e così cadevano gli uni sugli altri e le bestie da soma sugli uomini. [36,1] Si giunse poi ad una rupe molto più stretta e così a picco che a stento i soldati armati alla leggera potevano calarsi giù a tentoni e afferrandosi con le mani agli arboscelli e agli arbusti che spuntavano lì attorno. [2] Il luogo, già prima scosceso per sua natura, a causa di una frana recente era diventato un precipizio di almeno mille piedi di altezza. [3] Poiché qui si erano fermati i cavalieri come se fossero giunti alla fine della marcia, ad Annibale, ansioso di sapere il motivo che faceva fermare l’esercito, venne data la notizia che c’era una rupe oltre la quale non si poteva passare. Andò quindi egli stesso ad esaminare il luogo

Attraverso la descrizione di Annibale come grande nemico dei romani si vuole celebrare Roma stessa; il tema dell’impresa, dunque, è possibile soltanto attraverso uno stile epico ed alto.

Lorenzo Cardano

Da sempre innamorato degli infiniti modi che l'essere umano ha di esprimere se stesso, il suo entusiasmo e il suo tormento; per questo ho scelto di fare della letteratura la mia strada.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui