Valentina Catoni: quando competenza, ironia e femminilità danno voce al calcio

valentina catoni

Valentina Catoni passione, competenza e un pizzico di femminilità per parlare di calcio alla radio in modo assolutamente originale, strappando anche risate.

Anni fa Eugenio Finardi cantò:

«amo la radio perché arriva dalla gente, entra nelle case e ci parla direttamente.»

La radio, un mezzo di comunicazione fra i più vecchi eppure sempre giovanissimo, sempre moderno, sempre attuale. La radio è passione, amore, ma anche competenza e professionalità doti che non mancano a Valentina Catoni.

Nata il 14 luglio, e non potrebbe essere diversamente per una ragazza “rivoluzionaria” come lei, Valentina è una delle speaker di punta di Tele Radio Stereo, una delle radio più ascoltate dell’etere romano e non solo.

A TRS Valentina approda nell’agosto 2011, dopo aver maturato diverse esperienze in alcune radio romane, fra cui Radio Incontro, dove arriva quasi per caso.

«Fui portata – come lei stessa racconta – dall’orecchio dello storico editore di quella radio: Pino Castiello.»

A Radio Incontro inizia con un programma di intrattenimento molto soft che va in onda nel week-end.

Ma la “rossa” scalpita e poco dopo finisce per curare la rassegna stampa, un programma sportivo sponda giallorossa, e diversi spazi su temi sociali.

Un amore, quello per la radio, che comincia alcuni anni fa.

Dopo un corso della Regione Lazio sui vecchi e nuovi media, Valentina inizia uno stage presso una radio. È un’esperienza breve ma decisiva.

Si innamora letteralmente della radio, tanto da impostare su di essa la sua tesi di laurea in Scienze della Comunicazione Pubblica e Organizzativa con indirizzo Marketing.

Attratta da quel mondo vi si avvicina timidamente cominciando a fare davvero radio. Insieme ad un gruppo di amici matura qualche esperienza presso Radio Luiss, a cui si aggiungono alcune dirette radio presso manifestazioni sportive e festival vari.

Ma non può bastare, non per Valentina, serve il grande salto, quello definitivo.

Per questo, dopo aver percorso metà carriera da giurista, decide di cambiare tutto, e nella sua vita entra definitivamente la radio.

Dopo l’esperienza a Radio Incontro e quella a Radio IES, Valentina approda a Tele Radio Stereo.

Qui, da più di un anno, conduce con i fedelissimi Alessio Nardo e Riccardo Cotumaccio, la rassegna stampa sportiva ma in un modo del tutto originale.

Perché Valentina, con i suoi due fidati scudieri, legge le prime pagine dei giornali sportivi e non solo con competenza, ma strappando anche moltissime risate grazie a imitazioni straordinarie e gag irresistibili.

E con un buongiorno così la giornata di tutti gli ascoltatori non può che essere speciale.

Abbiamo incontrato Valentina Catoni e abbiamo parlato di lei, di radio, di calcio e di altro.

Quando hai deciso che il giornalismo sarebbe stato il tuo lavoro?

In realtà mai, mi ci sono trovata catapultata dentro. Mentre completavo il mio percorso universitario in Comunicazione e Marketing d’Impresa, ho seguito un corso della Regione Lazio sui vecchi e nuovi media. Abbiamo fatto delle esperienze presso delle strutture e, neanche a dirlo, dopo una giornata passata in una radio sono completamente impazzita.

È come se mi si fosse accesa una lampadina.

Mi sono sentita a casa. Ecco ciò che avrei voluto fare. La domanda per diverso tempo è stata “come si fa?” La risposta è nata da sola. Un’apparentemente assurda concatenazione di eventi da me non governati mi ha portato a fare radio. Una storia lunga e curiosa, un giorno magari ne parleremo più nello specifico.

Ti occupi prevalentemente di calcio, un ambito tradizionalmente raccontato da uomini. Quanto è stato difficile imporsi in questo mondo?

È venuto tutto in maniera piuttosto naturale in realtà.

Si, è un ambito prettamente maschile. Le donne sono poche e i preconcetti molti. Ma ho una discreta personalità e non mi faccio condizionare dai pareri altrui. In più in mezzo ai maschi ci sono cresciuta, ho tantissimi amici, so come farmi valere e rispettare.

Ma in fondo penso che basti fare il proprio senza voler strafare o millantare esperienze e conoscenze che non ci appartengono, questo vale in generale per tutti, uomini e donne. Se si è sinceri e si rimane nel proprio, alla gente arriva, e ai colleghi pure.

A tuo avviso in questi ultimi anni pensi che il ruolo di giornalista sportiva sia cambiato? 

Negli ultimi anni è cambiato tutto. La società, la comunicazione e quindi necessariamente anche il modo di lavorare nella stessa. Il giornalista non ha più i tratti canonici di qualche decennio fa. Non esiste quasi più l’esclusiva della notizia, è tutto pubblicato e condiviso immediatamente ovunque, le fonti sono spesso le stesse per tutti. Chi fa il giornalista oggi deve interpretare un ruolo diverso e nuovo, essere sempre vigile e cercare una chiave diversa per non rischiare di non scadere nel puro commento. Insomma, è un po’ diverso, si.

Nell’ambito del giornalismo sportivo e non solo hai delle figure femminili di riferimento? 

Emanuela Audisio. Senza alcun dubbio.

Libri, documentari pazzeschi, premi (Gianni Brera, Ilaria Alpi, Montalban), ha seguito il Mondiale di calcio, di atletica, i Giochi Olimpici. Insomma, magari. Se mi dici giornalismo sportivo, penso a lei. Donna appassionata e penna sopraffina. Se esuliamo dallo sport e andiamo sul mondo degli speaker nudo e puro, ti dico La Pina. Viaggi, intrattenimento, anima rock, allegria rap, risate e storie assurde. Esattamente ciò che vorrei fare.

Conduci ogni giorno dal lunedì al venerdì una trasmissione che inizia alle 7 del mattino. Quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi di questo orario?

Mi rendo conto di essere strana, o quantomeno fuori dal comune, ma io in quest’orario vedo solo aspetti positivi.

È vero che la sveglia è un po’ dura, ma di contraltare non si trova traffico per strada, si sfruttano le energie del risveglio che sono pazzesche, e il pubblico all’ascolto è numeroso e mediamente molto positivo.

Per tanti anni ho lavorato la mattina prestissimo, poi ho fatto per qualche stagione il pomeriggio ed ora rieccomi qua. Quando mi hanno chiesto cosa ne pensassi di tornare a fare la mattina presto la mia risposta è stata entusiasta. A me piace proprio, adoro dare il buongiorno. Adoro viverlo.

La trasmissione che conduci con Alessio Nardo e Cotumaccio parla di calcio e della Roma ma lo fa in modo inconsueto attraverso il sorriso, il gioco, l’ironia. Come è nato il taglio dato alla trasmissione?

Il taglio della trasmissione è un po’ figlio del nostro modo di essere.

Siamo tutti e tre seri nei contenuti ma molto giocosi nei modi di fare, anche nella vita reale. E soprattutto siamo perfettamente consapevoli che la mattina a quell’ora chi ci segue è immerso nel traffico, o si sta svegliando, o sta per affrontare una giornata impegnativa, o addirittura sta rincasando dopo un duro turno di lavoro notturno.

In ognuno di questi casi la cosa migliore è la leggerezza.

Quindi, pur prendendo più che seriamente ciò che facciamo e cercando di fornire un’informazione sempre accurata e corretta, cerchiamo di regalare un sorriso a chi ci dona la gioia di seguirci.

Le vostre gag sono irresistibili, specie le imitazioni. Sono preparate prima o del tutto estemporanee?  

Assolutamente no, non c’è nulla di preparato. Tutto ciò che ascoltate ogni mattina è estemporaneo. Forse anche per questo passa tanta allegria, perché siamo noi i primi a divertirci!

Ma come fai a non ridere quando i tuoi due collaboratori fanno quelle spassosissime imitazioni?

Rido rido, eccome se rido.

Ci sono momenti in cui rischio di non riuscire a parlare per minuti tanto sto ridendo. Ma per lo più riesco a tenere e ad andare avanti. È pur sempre il nostro ruolo, riusciamo a barcamenarci anche nei momenti più assurdi. Ma spesso mettono a dura prova la mia resistenza, si, sono troppo forti.

Com’è lavorare con due “ragazzacci” come Alessio Nardo e Riccardo Cotumaccio?

Splendido. Sono completamente diversi, ma entrambi veri ed appassionati. Abbiamo caratteristiche differenti che insieme creano un amalgama che funziona, e questo ci consente di andare ogni giorno a lavoro col sorriso.

Di meglio non potrei sperare.

Quali sono i tuoi progetti a breve? E come ti vedi fra vent’anni? 

A breve non ho progetti particolari, se non continuare a divertirmi e far star bene chi ci ascolta portando avanti questo programma e cercando di renderlo sempre vivo e appassionante. In ogni caso fare radio, che è la mia passione.

Poi vediamo in corsa.

Non amo fare programmi, vivo di estemporaneità e cavalco le onde che mi fanno stare bene.

Tra vent’anni… pensionata? (ride)

Non so, spero di fare ancora ciò che amo, vediamo in quale veste e con quali argomenti. E, perché no, godermi un po’ di più il tempo libero. Viaggiando magari, o scrivendo libri in veranda con un bel panorama davanti e una bibita fresca vicino al pc.

La vostra è una trasmissione radiofonica che però viene anche ripresa dalle telecamere televisive? Quanto cambia fare radio sapendo però di essere visti?

“Video killed the radio star”, la citazione è d’obbligo.

Anni fa, all’avvento delle telecamere nelle radio, ero assolutamente contraria. Questa citazione ce l’avevo sottopelle, per me la radio è sempre stata e sempre sarà viaggio, distrazione, immaginazione, ascolto.

Però con l’esperienza mi sono resa conto che tantissime persone non hanno più questo meraviglioso apparecchio in casa (cosa che trovo sia un peccato!) e moltissime ci seguono proprio grazie a quel canale in tv. Per cui ho accettato il fatto che è un canale in più.

Per quanto riguarda strettamente il nostro lavoro, non cambia nulla. Se non quel po’ di attenzione in più nel non fare gesti o smorfie strane che finché si era “soli” con la regia potevano venire spontanei.

Si sta un po’ più attenti alla gestualità istintiva e sicuramente si evita di presentarsi in maniera poco ordinata. Tutto lì.

Che ne pensi del calcio femminile che sembra essere stato finalmente sdoganato grazie anche ai recenti mondiali di calcio in Francia?

Del calcio femminile, sono sincera, non mi sono mai interessata granché.

È una realtà che per molto tempo è stata curata in maniera seria da pochi club e per lo più ignorata dai media. Devo dire che da qualche anno a questa parte si da molto più risalto a questa realtà, che dalle società in primis viene curata con grande impegno e professionalità, e questo ci ha portato a scoprire grandi talenti e  talentuosissime professioniste.

Il successo a livello di share dell’ultimo Mondiale ne è un dato indiscutibile. Colgo l’occasione per complimentarmi con l’A.S. Roma, che sta dedicando al settore femminile grande attenzione, sia a livello di preparazione e acquisti, che di campagne pubblicitarie ed esportazione del marchio.

Solo con impegno e investimenti giusti si può diventare grandi.

Forza ragazze!

L’ultima domanda è da romanista a romanista. Quando torneremo a gioire?

Ecco, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il tasto dolente. (ride di nuovo)

Scherzo ovviamente, la Roma è sempre una gioia, anche se negli ultimi mesi è successo davvero di tutto. È un momento di passaggio, la gente è sfiduciata e delusa e la squadra va rifondata, in maniera concreta e sensata. Spero si riesca a fare un buon lavoro e che già dalla prossima stagione si possa rivedere una squadra che riesca a far appassionare la sua gente. Perché questa città, questa piazza, questa gente, se lo merita.

Grazie Valentina per il tempo che ci hai dedicato ma ancor di più per aver dimostrato che di calcio si può e si dovrebbe sempre parlare con ironia e sorrisi.

Maurizio Carvigno

Nato l'8 aprile del 1974 a Roma, ha conseguito la maturità classica nel 1992 e la laurea in Lettere Moderne nel 1998 presso l'Università "La Sapienza" di Roma con 110 e lode. Ha collaborato con alcuni giornali locali e siti. Collabora con il sito www.passaggilenti.com

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