“Come può una persona scrivere così bene di amore, di uomini e donne – con una tale precisione – e poi commettere così tanti errori nella propria vita? Non è una domanda da fare: sono stati proprio gli errori che ha commesso a rendere Elizabeth Jane Howard così interessante.”
Artemis Cooper
Cinque libri per raccontare la storia di una grande famiglia dell’alta borghesia inglese negli anni precedenti e successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Potreste pensare che si tratti di cinque mattoni raccogli polvere, ma chi ha letto la Saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard ha visto scorrere delle vite nelle pagine prodotte da questa anima poliedrica.
In un periodo storico dove finalmente le scrittrici ricevono l’attenzione che meritano e non vengono più relegate nel canone a parte di “letteratura al femminile”, Elizabeth Jane Howard (Londra, 26 marzo 1923 – Bungay, 2 gennaio 2014) incarna l’icona perfetta di autrice moderna, anche se i suoi libri sono usciti negli anni Ottanta, e di donna in bilico tra tradizione e rivoluzione. Un’antesignana, potremmo definirla, di quella scissione che ancora oggi divide il cuore molte donne, alla ricerca dell’equilibrio perfetto tra famiglia e carriera.
Assetata d’amore, si sposò tre volte, alimentando quella spasmodica ricerca di nido che le era mancato da bambina. Tuttavia le donne della famiglia Cazalet, a modo loro, sono delle ribelli. Che la scrittrice abbia voluto sfogare nei suoi personaggi la propria audacia? A detta di Artemis Cooper, autrice della recente biografia “Un’innocenza pericolosa“, edita da Fazi come la celebre saga, E.J. nel libro si divide in tre personaggi: Clary, la scrittrice bohémien, Louise, che commette i suoi stessi errori incastrandosi in un matrimonio con un uomo più anziano, e Polly, la protagonista col matrimonio perfetto. Traguardo raggiunto “grazie” alla totale mancanza di ambizioni, a differenza di Clary che, pur desiderando una vita tradizionale, sente l’esigenza di imporsi come scrittrice. Un contrasto interiore molto noto alle donne moderne, ecco perché, a distanza di tempo, la saga risulta ancora molto attuale.
La più grande dote di E.J. Howard sembra essere proprio quella di saper guardare allo stesso modo uomini e donne e di saperli comprendere con estrema apertura e modernità, pur essendo cresciuta in un secolo vittoriano.

In una precedente intervista Cooper aveva dichiarato che per la scrittrice “gli uomini erano come degli dèi”, definendola allo stesso tempo una femminista. Riflessioni solo apparentemente in contrasto tra loro, visto che nei suoi libri E.J. non giudica mai le sue donne anticonformiste. Aggiunge Artemis:
[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]E.J. aveva un fratello gay (che non si accettava) a cui continuava a dire quanto fosse importante trovare l’amore, a prescindere se per una donna o per un uomo. Non a caso quando iniziai a scrivere la biografia mi chiese subito se fossi felicemente sposata. Quando le risposi di sì, tirò un sospiro di sconforto e vidi la tristezza nei suoi occhi: anche lei avrebbe voluto lo stesso.[/dt_quote]
Nonostante il forte attaccamento all’idea di vita a due l’autrice racchiude nella sua anima tutte le sfumature con cui ha saputo colorare le donne della Saga dei Cazalet. Colori che attualmente vincono quelli utilizzati dal suo terzo marito, Kingsley Amis, la cui fama di scrittore oscurò per molto tempo quella della compagna. Oggi le librerie accolgono molti più libri di E.J. Howard che del consorte, forse anche grazie al contributo degli Women’s Studies. Secondo Artemis, Kingsley piaceva ai lettori perché aveva una voce mascolina, “quella che all’epoca veniva considerata seria”.
Nel secolo in cui anche la voce delle donne viene considerata credibile, i libri E.J. Howard hanno riscosso talmente tanto successo da destare persino l’interesse dei produttori di Downtown Abbey, che la trasformeranno in una serie tv.
Alessia Pizzi