Il Chiostro del Bramante ospita dal 22 marzo al 26 agosto 2018 la mostra Turner: Opere della Tate.
Dopo Love e Enjoy, il Chiostro del Bramante torna a dedicarsi alle mostre antologiche riportando Turner in mostra a Roma dopo 50 anni di assenza.
Frutto della collaborazione tra la Tate di Londra e il Chiostro del Bramante, questa mostra porta 92 opere nello spazio museale romano dal cosiddetto “Turner Bequest” (lascito Turner) comprendente circa 30.000 lavori cartacei, 300 olii e 280 album da disegno.
Il lascito Turner è una delle più grandi collezioni esistenti di un singolo artista ed è in gran parte ospitato alla Tate Britain di Londra. Include diversi bozzetti a olio, studi preparatori e disegni non finiti. L’artista inglese vendette la maggior parte delle sue opere quando era in vita ma conservò per sé un cospicuo numero di lavori, differenti da quelli destinati al pubblico, non meno importanti e dal gusto decisamente più intimo e sperimentale.
Donato alla Gran Bretagna nel 1856, cinque anni dopo la morte dell’artista, da allora la maggior parte del lascito Turner è conservato presso la Tate. Nelle sale del Chiostro del Bramante si dà ampio spazio agli acquerelli, importanti per la definizione dello stile di Turner, senza dimenticare i disegni, gli album e una selezione di olii su tela.
Nessuna delle opere provenienti della Tate fu eseguita da Turner su commissione.
Il che significa che furono esclusivamente frutto del “diletto” dell’artista. Le opere di questa collezione, assolutamente sui generis, sono caratterizzate da un’estrema libertà di composizione e stilistica, insieme a un uso dei colori innovativo e sorprendente. Nuovi sono i soggetti e nuove sono le tecniche di lavoro usate da Turner. Non dovendo infatti accontentare le richieste di alcun committente, Turner potè dedicarsi alla realizzazione di opere con estrema libertà.
Sin da giovane affiancò agli studi accademici la visione diretta dei paesaggi mediante la pittura en plein air. Inizialmente abbracciò la tradizione topografica, fu un paesaggista attento a riportare fedelmente su carta i luoghi che gli si aprivano davanti agli occhi. Ben presto però si avvicinò a una visione più lirica e libera che si distanziasse dal mero realismo. Dal 1790 infatti iniziò a viaggiare durante l’estate portando sempre con sé album per disegnare all’aria aperta, e a lavorare nello studio in inverno per completare i disegni eseguiti durante la bella stagione.
Questo suo innovativo modo di lavorare lo ha portato ad approfondire sempre più gli effetti atmosferici e luministici, concentrandosi anche sulla componente emozionale del colore.
Da non dimenticare la sua ammirazione per le estetiche del sublime e del pittoresco. Il soggiorno in Italia (fra Venezia, Roma e Napoli) del 1819 gli diede la piena percezione dell’intensa luminosità dei paesaggi italiani e fu determinante per l’evoluzione del suo stile. La tematica cromatico-luministica è infatti centrale nella poetica di Turner di questi anni. Il pittore inglese ricercherà d’ora in poi, come soggetti delle sue opere, atmosfere da raffigurare come specchio del suo universo interiore. Lo spazio-luce privo di qualsiasi impianto prospettico dissolve le forme, e i colori puri diventano insieme alla luce i protagonisti assoluti delle sue opere. Ogni colore, luce, atmosfera non è solo descrizione di un paesaggio per Turner, ma anche e soprattutto la descrizione della sua emotività.
Divisa in sei sezioni, la mostra è un viaggio cronologico-tematico alla scoperta del Turner più privato, più intimo.
La mostra Opere dalla Tate ci permette di comprendere il percorso umano e artistico che Turner fece nel corso degli anni. È possibile seguire attraverso i suoi disegni, bozzetti e oli anche un itinerario fisico che Turner seguì alla scoperta di luoghi che potessero trovare spazio sui suoi fogli da disegno. Si inizia con i suoi primi viaggi effettuati in Inghilterra. Si prosegue con i viaggi in Beglio, nei Paesi Bassi e nella Valle del Reno fino ad arrivare in Italia.
La forza di Turner sta nell’aver anticipato le tendenze stilistiche degli Impressionisti. E la sua grandezza risiede nel fatto di essere riuscito ad affascinare artisti come Mark Rothko e Olafur Eliasson molto lontani dal suo tempo.
Le sue opere lasciano all’osservatore un piacere visivo totalizzante.
Lo spettatore viene totalmente immerso nei colori e nei paesaggi creati da Turner per riproporre in pittura la potenza espressiva della luce e dei colori offerti dalla natura. Complice anche il ben studiato accompagnamento cromatico dell’allestimento proposto nelle sale del Chiostro del Bramante. La visita alla mostra Turner. Opere dalla Tate è una delicata visione su scorci di paesaggio. Lo sguardo si perde in tutte le opere cercando il dettaglio più infinitesimale, anche negli acquerelli più piccoli misuranti pochi centimetri. Si resta sorpresi a scoprire che il dettaglio, nelle opere dell’artista inglese, il più delle volte è rappresentato dalla figura umana.
E a conti fatti Turner ha ragione: il dettaglio siamo noi uomini, minuscoli e solo di passaggio rispetto all’immensità della natura.
Francesca Blasi