SOUNDINGS, la musica delle maree

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SOUNDINGS, la musica delle maree

Lucia Romualdi è un’artista concettuale, lavora con la musica colta. L’installazione esposta al MAXXI dal 18 al 20 novembre scorso in collaborazione con Francesco De Gregori è un’ opera sugli spazi e sul tempo.

Il lavoro, per la prima volta presentato a Napoli quest’estate è stato portato al MAXXI, in uno spazio grande e accogliente. Le parti da osservare sono diverse, per aspetto e significato. Dal cerchio luminoso proiettato in terra e sulle pareti, ispirato a Galileo, che Lucia riprende spesso nei suoi lavori, alla musica insieme a De Gregori. Francesco ha riscritto e ricantato “Cardiologia” un brano del 2006, all’interno del quale viene inserito il rumore del vento del proiettore, c’è un vento, e nella musica viene riprodotto, cadenzato a ritmo regolare. L’effetto è stato inserito da De Gregori all’interno del brano musicale per creare una sintonia tra gli elementi, “è venuto a studio ed ha registrato l’aria che usciva dagli apparecchi ” dichiara Lucia. Il proiettore contiene sette frame che con cura lei ha messo nei piccoli telai in plastica, “sono pellicole sviluppate nella camera oscura e stampate su materiale che io scelgo, in particolare questi sono i dati delle maree e i porti dell’Isola di Giava, della Cina e della Corea, ho raccolto i dati ,che sono nei tabulati, di tutti i porti del mondo” ci spiega l’artista. Sono arti visive: le pellicole sono ordinate con una sequenza precisa e con l’intento di mettere la luce in suono, per dare la sensazione dell’allontanamento.

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I dati delle maree sono particolari, la marea è attrazione a distanza, e Lucia lavora su questo, allontanarsi daè un’ipotesi non è una certezza. Sono 11 i porti e ogni 11 secondi si muove il lavoro, l’installazione; ci sono tre tempi: quello della musica che si muove a ritmo, quello della luce – una sfera con dimensioni diverse proiettate sulla parete – e il terzo, un battello che rappresenta il tempo dell’infanzia, una piattaforma, le onde il mare un viaggio e un hangar da dove partire.

Al centro della stanza c’è una struttura, un ring con una luce al centro, la sensazione è quella di dare un’occhiata del palcoscenico di sinistra, il punto di vista dell’attore: Stage Left, un ‘occhiata obliqua. Noi non sappiamo se siamo attori o pubblico è una visione ambigua e soggettiva.

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“L’installazione siamo noi, in una piazza, il ring è parte dell’installazione, lo attraversiamo, siamo partiti dalle colonne di ghisa che sorreggono questo teatro che è la vita, un salto verso un palco, un teatro di un palco, un hangar prima della partenza o il palco della musica e anche noi ne facciamo parte” spiega l’artista emozionata e decisamente coinvolta in quest’opera, sua personalissima e accogliente con in sottofondo  “Cardiologia” questa voce come se fosse un vento, dove tutto sparisce.

Sara Cacciarini

Sara Cacciarini
Sara Cacciarini giornalista pubblicista, si è laureata in Scienze Naturali e ha conseguito un Master di Comunicazione e Giornalismo Scientifico a La Sapienza di Roma. Collabora con CulturaMente dal 2016, è appassionata di teatro, musica e cinema.

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