Rimangono pochi giorni ancora per vedere Paul Klee. Alle origini dell’arte. Si tratta di una mostra che mette in risalto aspetti non sempre conosciutissimi del pittore svizzero.
Inaugurata lo scorso 31 ottobre, al Mudec di Milano, che lo scorso anno ospitò una bellissima retrospettiva su Frida Khalo, Paul Klee. Alle origini dell’arte è un’occasione per approfondire la complessa figura artistica di Klee.
Curata da Michele Dantini e Raffaella Resch, questa mostra pone al centro non tanto la sconfinata produzione artistica di Klee, quanto il particolare e quasi ossessivo bisogno di esplorare le origini dell’arte.
Il filo conduttore delle opere esposte, circa un centinaio, alcune delle quali, per la particolare fragilità delle stesse, mai esposte in Italia, è essenzialmente il rapporto fra Klee e l’origine dell’arte.
Per Klee la nascita dell’arte non si collocava agli inizi della cultura occidentale, bensì nell’arte primordiale,.
Questo il tema cardine, l’idea di primitivismo per Klee.
Per l’artista svizzero «il concetto di “primitivismo” assumeva connotazioni diverse rispetto a quelle comunemente utilizzate a proposito delle avanguardie storiche.»
Questo interesse si destò in Klee in coincidenza con il suo primo viaggio in Italia e la scoperta dell’arte paleocristiana a Roma, tra l’autunno del 1901 e la primavera del 1902.
Profondo conoscitore come pochi altri dell’arte nella sua pienezza, Klee sperimentò tecniche pittoriche ogni volta diverse.
Non solo la comune pittura a olio o ad acquarello, ma anche la pittura a cera o il colore a colla.
Singolari furono anche i supporti su cui l’artista dipingeva.
Accanto alla classica tela, Klee utilizzò anche la carta da pacchi, la garza, la seta.
Senza dimenticare la juta, che adoperò spesso, come nel caso del bellissimo L’occhio, pastello del 1938.
Fra le cinque sezioni su cui si articola la mostra, che chiuderà i battenti il prossimo 3 marzo, menzione speciale per la penultima: Il Museo etnografico e la stanza dei bambini.
Suggestivo il teatro delle marionette.
Su un’installazione virtuale si muovono alcune marionette che Klee realizzò per desiderio del figlio Felix.
Fra il 1916 e il 1925 il pittore costruì una cinquantina di pupazzi, purtroppo in gran parte perduti, con materiali di ogni sorta.
Assemblando ossa di bue, prese elettriche, pettini, gusci di noci, cerini, pennelli da barba, Klee diede vita a stupende marionette.
Si tratta di esemplari unici, ispirati, o alla tradizione nordeuropea o del tutto inventati.
Questi piccoli capolavori (in mostra ne sono esposti ben cinque), si muovevano su boccascena ricavati da vecchie cornici.
Klee non si limitava solo a costruire il corpo delle marionette ma provvedeva anche a vestirle.
Per farlo prendeva di nascosto dai cassetti della moglie i tessuti che gli servivano.
Fra le tante marionette, la preferita del piccolo Felix era il Coccodrillo che, come lo stesso ricorda, «poteva divorare davvero i personaggi sgradevoli.»
Fra le opere esposte impossibile non soffermarsi su Ritratto a mezzo busto di Gaia, Sommo guardiano o Angelo in divenire.
«Klee -come ricorda uno dei curatori- viene quindi presentato sia attraverso le sue opere astratte e policrome, conosciute e amate dal grande pubblico, sia attraverso i suoi meno noti lavori caricaturali; al tempo stesso, puntuali ricerche sulle fonti, sui repertori iconografici e formali e sui documenti testuali danno conto della complessità del sostrato culturale dell’artista, della vastità della sua produzione e dell’ampiezza delle tecniche da lui utilizzate.»
Si esce dalla mostra ammantati dall’incredibile genialità di Klee, dall’intensità del colore delle sue opere, dall’infinità varietà dei suoi stili.
Acclamato dai surrealisti come un “liberatore” osannato dagli studenti del Bauhaus, ispiratore di tanti artisti, Klee rappresenta una pietra miliare della storia dell’arte.
Attraverso le sue complesse e mai banali opere palesa , «un universo ambiguo e immaginario, venato di ironia.»
Emblematica è una sua frase che giustamente campeggia a caratteri cubitali in una delle sale della mostra:
«Nell’arte si può anche cominciare da capo, e ciò è evidente, più che altrove, nelle raccolte etnografiche oppure a casa propria, nella stanza riservata ai bambini.»
Testo e foto di Maurizio Carvigno