La mostra Frida Kahlo. Oltre il mito, è un viaggio fra i colori, i dolori, gli amori di una donna straordinaria, che seppe declinare la vita in tutti i modi possibili. Frida dipinse se stessa e la sua vita, senza mai nascondersi, mostrandosi sempre e comunque.
Frida Kahlo è stata innanzitutto un’artista, una pittrice straordinaria, con una potenza espressiva che ferisce lo sguardo del visitatore, che non può assolutamente lasciare indifferenti e che merita il giusto plauso da parte della critica e del pubblico.
Il merito primo della mostra Frida. Oltre il mito, inaugurata lo scorso 1° febbraio al Mudec di Milano e visitabile fino al prossimo 3 giugno, è proprio quello di restituirci appieno l’opera di Frida Kahlo, attraverso la più grande retrospettiva mai dedicata alla pittrice messicana nel nostro paese.
La rassegna, fortemente voluta da Diego Sileo, pone al centro di tutto proprio la pittura di Frida, fino ad ora troppo spesso «interpretata come un semplice riflesso delle vicissitudini personali» come ha dichiarato lo stesso curatore a Pino Cacucci, scrittore che, all’artista messicana, ha dedicato lo splendido spettacolo Viva la Vida, nonché l’omonimo libro, edito da Feltrinelli.
Suddivisa in quattro sezioni, La Donna, La Terra, La Politica e Il Dolore, la rassegna ripercorre per intero l’irripetibile vita di Frida Kahlo, senza davvero tralasciare nulla. Quello che sorprendente visitando l’esposizione milanese è proprio la mole incredibile di materiali in mostra.
Non solo i bellissimi dipinti, ma anche disegni, fotografie, oggetti personali, video, lettere. Testimonianze che raccontano la donna, l’artista, la politica, la paziente, l’amante, la mancata madre, la figlia. In una sola parola Frida Kahlo. Il tutto evitando ricostruzioni forzate, letture iconiche, partendo innanzitutto dalla sua unica arte. Frida Kahlo per tutta la vita cercò di fuggire da definizioni preconfezionate, ripetendo spesso, come una sorta di mantra, che lei dipingeva solo e soltanto se stessa e ci riuscì perfettamente.
Una figura indiscutibilmente poliedrica, sempre in credito con la vita, inseguita dalla morte, che lei chiamava La Pelona. Ma anche dal dolore, che fu la cifra assoluta della sua travagliatissima esistenza. Dal terribile incidente, che la distrusse fisicamente ma non psicologicamente e che l’avvicinò alla pittura, all’incontro con il pittore Diego Rivera, che per Frida, come lei dichiarò tragicamente, fu principio, costruttore, bambino, fidanzato, pittore, amante, marito, amico, madre, padre, figlio, io, universo. Un uomo che le segnò in modo definitivo la sua vita: «ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego.»
Ma l’esistenza di Frida non può e non deve essere solo il terribile incidente o il tormentato rapporto con Rivera.
Nell’esistenza della Kahlo furono molte le tappe fondamentali. A cominciare dalla politica «l’unica ragione reale per vivere.» Passando, poi, per la famiglia, gli amori e, naturalmente, il dolore. Nulla di ciò rimane inesplorato nella rassegna milanese. Nelle diverse sale non si può non farsi rapire da quella pittura, che troppo frettolosamente fu definitiva surrealista. Il suo modo di dipingere trascese i semplici e ingessati steccati stilistici, esaltando, sempre, il legame fra Frida e la sua terra. Questo sottile filo emerge con forza in ogni suo dipinto e Frida non l’abbandonò mai, neanche quando l’artista lasciò il Messico per gli Stati Uniti.
Impossibile non evidenziare anche il particolare rapporto fra la pittrice messicana e il suo corpo. Frida Kahlo, come sottolinea Sileo, «fu la prima artista donna a fare del proprio corpo un manifesto, ad esporre la propria femminilità in maniera diretta, esplicita e, a volte, violenta» come nello straordinario autoritratto La colonna rotta.
In questo dipinto, realizzato nel 1944, Frida appare sola, una madonna laica che piange umanissime lacrime di latte.
La forza espressiva di quel busto, uno dei tanti, era la sua seconda pelle. Quel busto, aperto verticalmente nel mezzo a mostrare tutto il suo inevitabile dramma, è trattenuto, a stento, da cinghie tirate, che stringono un infinito dolore. Eppure anche in questo dipinto Frida è straordinariamente donna. Con quei capelli neri e sciolti, quelle sopracciglia marcate e quello sguardo severo, che inchioda lo spettatore.
Frida Kahlo morì il 13 luglio 1954, augurandosi che l’uscita fosse allegra e sperando di «non tornare più.»
Maurizio Carvigno
Anche per chi non ama questa artista eccezionale ..dopo aver letto questo articolo così romantico eppur così puntuale..Non si può non emozionarsi!!!