“Luoghi di luce, scrittura del silenzio”: l’arte di Luigi Boille a Villa Torlonia

villa torlonia roma

A Roma, presso il Casino dei Principi dei Musei di Villa Torlonia, fino al 3 novembre 2019, la mostra “Luoghi di luce, scrittura del silenzio”.

Con la mostra “Luigi Boille. Luoghi di luce, scrittura del silenzio” Roma celebra l’artista originario di Pordenone che ha scelto il segno come mezzo espressivo. Ed è ricordato come uno tra i più importanti esponenti della corrente Informale.

L’esposizione, ambientata nell’elegante Casino dei Principi dei Musei di Villa Torlonia, indaga il periodo che va dal 1958 alla morte dell’artista avvenuta nel 2015.

Lo fa attraverso ottanta opere, grazie alle quali è facile intuire l’evoluzione dello stile di Boille, all’inizio fortemente condizionato dal trasferimento a Parigi dopo essersi laureato in Architettura a Roma. Qui, grazie alle suggestioni dovute alla vicinanza con l’École de Paris, inizia a sperimentare con la trementina e il gas sulle tele. Indagandone gli effetti con risultati decisamente materici.

È poi la volta delle influenze newyorkesi. Che nel 1964 portano Boille a essere uno dei rappresentanti dell’Italia al Guggenheim International Award insieme a Castellani, Capogrossi e Fontana.

A ciò segue un arricchirsi di linee, curve, archi che rimandano all’architettura barocca alla Borromini, dove la decorazione non è più elemento secondario ma principe.

Alle sottilissime tessiture degli anni ’70 – con il giallo, il grigio, il rosso, il bianco e il nero usati come colori simbolici che quasi si propagano da una tela all’altra – succedono le superfici ruvidissime degli ’80, date da una materia mossa a colpi di spatola e quasi monocromatica.

Il segno diventa una sorta di haiku pittorico.

Nell’ultimo periodo, anche a causa di un interesse sempre maggiore nei confronti dell’arte giapponese e del pensiero zen, si può notare come il segno divenga quasi una sorta di haiku pittorico.

A riguardo la critica e storica dell’arte Silvia Pegoraro ha scritto:

L’essenza grafica del segno nell’apertura di uno spazio libero e infinito è la protagonista assoluta delle opere di Luigi Boille dalla seconda metà degli anni ’90 sino alla fine del suo percorso artistico e biografico. Una vibrante scrittura visiva che coglie la luce, l’incanto dello spazio come vuoto, e come silenzio”.

Da questa affermazione prenderà il titolo la mostra. Mentre è al suo coerente percorso espositivo che si deve l’innegabile capacità di raccontare efficacemente tutta la poetica visiva di una vita d’artista.

Cristian Pandolfino

Credits foto in evidenza: Boille (1966) by Vincenzo Pirozzi

Cristian Pandolfino
Nato a Messina, si laurea con lode in Filosofia e decide di trasferirsi a Roma per frequentare un master in scrittura creativa e pubblicitaria presso l’Istituto Europeo di Design. Copywriter da più di un decennio, ha lavorato per numerosi clienti nazionali e internazionali senza mai perdere di vista le sue autentiche passioni: le religioni, la mitologia classica, il cinema, il teatro, la musica, l’arte, la fotografia, la letteratura e, ovviamente, la scrittura. Cura un suo blog - Il Neomedio - e collabora con varie realtà on-line.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui