La maestria del Verrocchio e dei suoi discepoli in mostra a Firenze

Nessuno come Andrea del Verrocchio ha plasmato l’arte di Firenze negli anni di Lorenzo il Magnifico. Una mostra ne celebra il genio, dipingendo l’affresco di un’epoca che formò artisti impareggiabili.

Sui libri di scuola, Andrea del Verrocchio, viene tradizionalmente presentato come il maestro di Leonardo da Vinci. Nulla da eccepire ma si tratta di una descrizione decisamente riduttiva.

Verrocchio fu capace con il suo eclettico talento di influenzare uno stuolo di altri artisti che avrebbero scritto la storia dell’arte italiana.

Nell’anno che celebra il cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, ricordare anche Andrea del Verrocchio rappresenta una scelta quanto mai opportuna e pienamente condivisibile.

Per questo Firenze, culla di quell’età dell’oro che fu il Rinascimento, ricorda Andrea del Verrocchio con la mostra: Verrocchio maestro di Leonardo.

Questa rassegna, curata da Andrea De Marchi, costituisce la prima retrospettiva mai dedicata a Verrocchio.

La mostra, allestita in Palazzo Strozzi, che lo scorso anno ospitò la bellissima Il Cinquecento a Firenze, è stata inaugurata lo scorso 9 marzo, e rimarrà aperta, salvo proroghe, fino al prossimo 14 luglio.

Attraverso oltre 120 opere fra dipinti, sculture e disegni, provenienti dalle collezioni dei più importanti musei del mondo, viene offerto al pubblico un colto e dettagliato sguardo sulla produzione artistica a Firenze tra il 1460 e il 1490, di cui Verrocchio fu senza dubbio un costante punto di riferimento.

Dalla sua bottega, infatti, sono usciti veri e mostri sacri.

Oltre al già citato Leonardo, pensiamo a Botticelli, Ghirlandaio e Perugino, solo per ricordare i più famosi.

Ma anche molti altri artisti che, pur non conoscendo direttamente il Verrocchio, furono, tuttavia, profondamente influenzati dal suo stile e dalle sue profonde innovazioni.

Eccelso ed eclettico, Verrocchio rappresentò per una moltitudine di pittori e scultori, che frequentarono la sua straordinaria bottega, un vero e proprio faro.

Senza Verrocchio, cerniera fra due epoche, l’arte italiana non sarebbe stata la stessa che ammiriamo oggi.

La mostra di Palazzo Strozzi ricostruisce questa poliedrica figura fin dai suoi primi approcci artistici. Verrocchio, allievo di Donatello, iniziò a formarsi in quell’articolato complesso di botteghe orafe di cui Firenze era ricca nel corso del Quattrocento.

Se da Donatello apprese la suprema arte di lavorare il bronzo, da Desiderio da Settignano, artista di pochi anni più grande, scoprì la vocazione per il marmo e per la sua complessa e affascinante lavorazione.

La mostra Verrocchio maestro di Leonardo si apre con il confronto fra due sculture di Verrocchio, appartenenti a due momenti diversi della sua carriera: Giovane gentildonna della Frick Collectione e La dama col mazzolino.

«La differenza -come sottolinea uno dei curatori della mostra- tra la Gentildonna Frick di New York e la Dama dal mazzolino esprime quella tra il discepolo che egli fu e il caposcuola indiscusso in cui si trasformò: maestro di molti, e non solo di Leonardo

A testimonianza dell’eclettismo di Verrocchio ecco emergere in tutta la sua leggiadra bellezza il David vittorioso, opera in bronzo che l’artista realizzò fra il 1478 e il 1470 e con la quale rinnovò lo stereotipo dell’eroe biblico in una veste nuova, e che ebbe molta fortuna, diventando modello di riferimento per svariati artisti.

Non solo la scultura, però.

Verrocchio maestro di Leonardo pone giustamente l’accento anche sulle capacità pittoriche dell’artista fiorentino.

Verrocchio si accostò alla pittura piuttosto tardi.

Nel 1470, mentre lavorava all’Incredulità di san Tommaso per l’Orsanmichele e al Battesimo di Cristo per San Salvi, mise a punto alcune composizioni della Madonna col Bambino «dove l’iniziale vitalismo si rasserena in un senso di ariosa e freschissima signorilità.»

Impossibile non rimanere estasiati davanti a un trittico di opere del Verrocchio, egregiamente accostate, che riproducono il tema della Madonna con il Bambino.

A destra la Madonna col bambino, proveniente da Berlino.

Si tratta di un’opera in cui, se da una parte emergono ancora i legami con lo stile di Filippo Lippi, dall’altra si affermano con forza elementi di assoluta novità.

Tra questi l’eleganza altera, il virtuosismo dei dettagli e l’utilizzo di tecniche moderne nella realizzazione (l’uso dell’olio insieme alla tradizionale tempera) che attrarranno in seguito altri artisti, fra cui, ad esempio, i fratelli Pollaiolo.

In mezzo troneggia la cosiddetta Madonna col bambino e due angeli, detta anche Madonna di Volterra (dal luogo in cui fu acquistata) che tanto influenzò Perugino.

A sinistra, poi, un’altra Madonna col bambino, proveniente anch’essa da Berlino, e unanimemente riconosciuta come il capolavoro pittorico di Verrocchio.

Ecco a proposito le parole di Andrea de Marchi:

«La pittura si fa limpida, esalta la trasparenza dei gioielli, accarezza le carni, intaglia i panneggi con la luce, si spalanca verso orizzonti lontani. La Vergine adora silenziosa il Bambino o lo tiene ritto sul davanzale con le mani nervose, mentre lui si anima ritmicamente. Fu un momento magico, tutti vollero imitare queste sottili capacità illusive e questa nuova eleganza, dove la naturalezza apparente si sposava con un artificio studiato.»

Oltre alle opere di Verrocchio, in mostra anche quelle di tanti altri suoi allievi.

Fra questi Lorenzo Di Credi, rappresentato dalla bellissima Madonna col bambino detta anche Madonna della Giuggiola. Un’opera la cui posa delle mani riprende la Madonna Benois di Leonardo, conservata all’Ermitage di San Pietroburgo.

In questa mostra non poteva mancare un tributo al genio di Leonardo.

La sorpresa arriva alla fine del percorso espositivo con un piccolo capolavoro, La Madonna col bambino.

Si tratta di una terracotta  tradizionalmente attribuita ad Antonio Rossellino e conservata al Victoria and Albert Museum di Londra.

A detta del professor Caglioti, ordinario di Storia moderna presso l’Università Federico II di Napoli, questa terracotta sarebbe in realtà stata realizzata proprio Leonardo.

Ecco le sue parole:

«Questa strabiliante Madonna non ha riscontri diretti con nessun’altra scultura del Rinascimento fiorentino, mentre ne ha moltissimi con i disegni e i dipinti di Leonardo, soprattutto giovanili, ma anche maturi (La Vergine delle Rocce e la Sant’Anna metterza del Louvre).»

Una scultura partorita dal genio di Leonardo, quando questi era ancora a bottega dal Verrocchio.

Attribuzioni a parte, il primo ad indicare che Leonardo fece nel corso della sua vita terrecotte fu Giorgio Vasari, rimane la bellezza unica di questa piccola scultura, il sorriso delicato della Vergine e quello divertito del piccolo Gesù.

Non resta allora, che andare a Firenze e immergersi nell’incanto di questa mostra e nella sublime bellezza della rinomata nostra arte.

 

 Maurizio Carvigno

Nato l'8 aprile del 1974 a Roma, ha conseguito la maturità classica nel 1992 e la laurea in Lettere Moderne nel 1998 presso l'Università "La Sapienza" di Roma con 110 e lode. Ha collaborato con alcuni giornali locali e siti. Collabora con il sito www.passaggilenti.com

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