Egisto Ferroni e la poetica del serbare

egisto ferroni

Un viaggio tra le opere del pittore Egisto Ferroni

Nativo di Lastra a Signa, in provincia di Firenze, Egisto Ferroni (1835-1912) segue l’imprinting artistico paterno e persegue la vocazione nell’alveo della bottega familiare.

Egisto Ferroni, in seguito a una formazione prettamente artigiana, fa la sua entrée all’Accademia di Belle Arti di Firenze in merito ad una specializzazione di più ampio respiro. In modo particolare, l’ambito decorativo riflette il suo talento, impreziosito dalle nozioni di disegno tecnico e prospettiva. Nello specifico, i suoi lavori vengono notati, data la sua acribia devota all’impostazione tecnica-artigianale. In tal modo il suo esercizio crea una solida base al fine di una maturazione artistica completa.

La narrativa di Ferroni

L’antro di ricerca di Egisto Ferroni sarà la pittura di storia. Prevalentemente, prende in oggetto aneddoti, che esemplificano il decorso storiografico, fungendo da registro di documentazione. Infatti la memoria è il suo vettore espositivo che sottende un impegno civile e morale.

Il suo temperamento volge all’istinto di serbare la tradizione, reagendo con sospetto verso le innovazioni correnti. Non aderisce al movimento dei Macchiaioli, sebbene l’etica sottostante sia rispondente a un dialogo con il passato.

Le pulsioni “irredentistiche” e le suggestioni stilistiche aperte ai nuovi studi sulla luce lo allontanano da questo stilema. Il punto di contatto iniziale di Egisto Ferroni risiede nell’interesse verso ciò che è reale e la sua raffigurazione: l’intenzione verista che descrive il quotidiano. Di converso egli considera il suo linguaggio espressivo la narrativa neoclassica.

I suoi aneddoti storici sono implementati su un agio cognitivo lineare e esemplare. Le sue opere vengono considerate come dei veri e propri exempla a monito di un sentire umano universalmente riconosciuto.

La tradizione nello stile

Dopo il primo registro di natura prettamente storica, Egisto Ferroni deputa la sua ricerca verso la figurazione in voga all’epoca, paesaggistica e rurale. Costui mantiene il punto di rottura con la morale macchiaiola dilagante, serbando una plasticità espressiva, di sapore antico. Esula da contaminazioni riguardanti la stesura a campitura del colore perchè desidera mantenere vivido il tratto, non agglomerandolo nella tinta.

Sposa un’impostazione di natura tradizionale che rispetti i differenti ruoli del segno e del tono. Difatti anche la soggettazione perde l’enfasi iniziale perché si recinge attorno a scene di vita quotidiana come nel “Boscaiolo” e “Il merciaio ambulante”. in particolar modo l’alveo familiare feconda la sua ispirazione in “Torna il babbo” e “ La madre”.

Il suo verismo

Il punto di arrivo di Egisto Ferroni sarà l’accostamento a un messaggio naturalista, di stampo francese. Il suo credo verso il reale lo porta a incontri con l’ambiente. I suoi lavori saranno in mostra all’Esposizione universale parigina nel 1889.

Il suo temperamento timido e introverso lo porta a ripiegarsi su sé stesso dopo la morte del figlio e a spegnere la sua vena artistica.

Ferroni rimane un esponente dell’eterogeneità espressiva dell’Ottocento, ove confluiscono differenti moti d’animo che pongono in essere dibattiti figurativi che sottendono una insofferenza verso la modernità.

Costanza Marana

Fonte foto: Wiki Commons, Egisto Ferroni (1835-1912) [Public domain]

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