Grovigli di cavi elettrici, piattaforme petrolifere, macchine per la chirurgia robotica. È di scena la complessità di scienze e tecnologie create dall’uomo, ma l’uomo non si vede
Al Mast di Bologna è aperta fino al 22 aprile la mostra Thomas Struth: Nature & Politics. Fondazione Mast, Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia, come vuole l’acronimo, propone una selezione di 25 fotografie in grande formato dell’artista tedesco. Difficile e affascinante, l’ultimo progetto di Struth è diverso dalle immagini a cui ci aveva abituato: i paesaggi urbani di Unconscious Places, i ritratti di famiglia di Family Portraits e le immagini dei visitatori dei musei in Museum Photograph. Struth questa volta predilige apparati scientifici e tecnologici di ultima generazione, come la fabbrica dello Space Shuttle, lo spettrometro dell’istituto Max Planck di fisica del plasma, la cappa chimica dell’università di Edimburgo. Le immagini hanno dimensioni anche di 2 metri per 3, i dettagli sono numerosissimi, le apparecchiature complesse. Le foto non hanno didascalie, per scelta dell’autore. Quasi sempre, non si vedono persone o non sono in primo piano.





Mast di Bologna e Thomas Struth: che cos’è la tecnologia
Urs Stahel, curatore della mostra, spiega che Struth si “muove in zone proibite, in mondi il cui accesso ci è solitamente precluso”: luoghi nei quali non entrano le persone comuni e che, senza un bagaglio culturale specialistico, non possono comprendere. Il suo interesse è per le ultime sperimentazioni della scienza e della tecnica, ma non è una passione gratuita: queste evoluzioni avranno un impatto sulla nostra vita quotidiana. Un esempio è la chirurgia robotica, dove robot e strumenti di precisione manovrati a distanza cambiano le prospettive della medicina.
Struth sembra porci un labirinto di domande: che cosa siamo diventati? Che cosa diventeremo? Sapremo governare le evoluzioni tecnologiche di cui siamo noi stessi responsabili? Siamo autori delle macchine o ne facciamo parte? Le sue immagini non danno risposte univoche: sono un insieme, a volte ordinato, a volte dispersivo, di oggetti e strumenti artificiali.
La fotografia come un quadro
Il visitatore, che non conosce i luoghi fotografati, non ha che da osservare le immagini. Struth non ha voluto le didascalie: “Non mi è mai piaciuto vedere il pubblico che subito va a cercare il titolo dell’opera”, ha detto i giornalisti. “Preferisco che guardino le immagini con attenzione”. In effetti, le sue immagini sono tutte da studiare: il grande formato permette di mettere in evidenza una mole ingente di dettagli e niente è là per caso. “Ogni particolare è studiato in anticipo”, per dare alla foto una composizione voluta.
Struth struttura le sue opere come un quadro, le costruisce, così come sono costruite le apparecchiature che ritrae. Le figure umane non ci sono, eppure costituiscono gli autori di tutto quello che si vede in foto. Dalle immagini emergono ambiguità, disorientamento, inquietudine.
Nature & Politics: dove siamo
Quasi per contrappasso, la mostra al Mast di Bologna presenta alcune immagini di taglio diverso: Seascape, Donghae City, Acropolis Museum evocano paesaggi storici o naturali. Si tratta di una pausa nei confronti della complessità moderna, un po’ come la videoinstallazione Read this like seeing it for the first time, al piano inferiore: il filmato rappresenta un corso di musica con il dialogo diretto tra insegnanti e studenti. Torna importante la manualità, l’esercizio condotto passo dopo passo con lo strumento: tornano i volti delle persone, le loro voci e le loro conversazioni.
La mostra Thomas Struth. Nature & Politics al Mast di Bologna è a ingresso libero. Si visita dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 19. Il Mast è in via Speranza 42; si raggiunge con l’autobus 19 dal centro della città o, dalla stazione, con le linee 81 e 91.
Claudia Silivestro