Fino al 16 Luglio a Roma al Complesso del Vittoriano con circa 160 opere tra le quali molte mai esposte prima.
Giovanni Boldini nasce a Ferrara il 31 dicembre 1842, ottavo di tredici figli, da padre pittore. Ben presto si dedica alla pittura. Aumenta le sue conoscenze artistiche viaggiando tra le città più influenti dell’epoca tra cui Napoli e Firenze.
Boldini nei quadri di quel periodo, predilige un’atmosfera intima e borghese, avvicinandosi a una pittura tonale. Ma è solo nella Ville Lumiére, Parigi, nel 1871, che entra in contatto con l’antica maison d’art di Adolphe Goupil, il più famoso mercante della città. Sono gli anni dell’impressionismo a cui lui tuttavia non aderisce.
Il viaggio a Parigi cambia la sua pittura, l’artista non esegue più le pennellate ampie in stile macchiaioli. A Parigi conosce Berthe, una giovane ragazza musa e compagna di vita. Le opere di questo periodo sono tendenzialmente di piccolo formato con numerosi particolari. Celebri Il paggio. Giochi col levriero,1869 e Coppia in abito spagnolo con due pappagalli, 1873.
Ma solo a partire dal 1874, dopo l’incontro con la contessa Gabrielle de Rasty, che Boldini inizia a dipingere su un formato verticale. La donna, sempre vestita alla moda, utilizza tutto il formato della tela, in pieno stile stile Belle Époque.
L’amore tra i due sboccia subito e lei lo aiuta ad entrare nei salotti mondani dove diviene il primo ritrattista. Approda così al ritratto su commissione e per l’artista si apre un nuovo mondo.
Le sue pennellate sono sciabolate di colore quando nel 1869 dipinge il bar parigino de Le Folies Bèrger in Boulevar Montmartre.
Il locale fu il primo café-concert dove a soli 2 franchi si poteva assistere a una varietà di spettacoli incredibile, tra i quali operetta, acrobati, animali esotici e ballerine erotiche. Boldini attratto ogni giorno per un mese osservava e prendeva appunti. Poi trasformò il suo studio facendolo illuminare a gas come il locale e iniziò a dipingere il palcoscenico le cocotte e il palco.
Un’altra opera esposta al Complesso del Vittoriano è il quadro che rappresenta Giuseppe Verdi, uno dei più grandi compositori italiani, è di una bellezza incredibile. Verdi ti guarda dritto negli occhi, fiero e nobile. Il quadro prestato dalla Casa per musicisti Giuseppe Verdi è stato realizzato in più sofferte riprese, a causa delle continue interruzioni. Mentre il pastello che si trova alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma realizzato in sole tre ore ha un’intensità più vera e diretta.
Le donne di Boldini sono sinuose e disinibite e mostrano senza reticenza un modello di donna emancipata.
Le sue “donne” raggiungono impazienti lo studio dell’artista per abbandonarsi, sfilandosi i corsetti e sentendosi libere, a lui.
In posa su una chaise longe il volto chiaro è la giornalista irlandese Gertrude Elisabeth Blood, la sua storia fu legata a uno scandalo.
La giovane aveva sposato il politico Campbell che aveva contratto una malattia, forse la sifilide. Al momento della richiesta del divorzio da parte di lei venne accusata d’adulterio con quattro uomini diversi. Il divorzio non fu concesso e rimasero sposati fino alla morte di lui. Dopodiché lei cambiò vita e si dedico alla scrittura e al giornalismo.
Il ritratto che la raffigura non fa trapelare la tristezza ma anzi esalta,come sempre fa Boldini, la parte più positiva, come in ogni donna ritratta.
Un altro maestoso quadro che incanta il pubblico è quello della Baronessa palermitana donna Franca Florio, una delle protagoniste della belle époque italiana. In molti avevano notato la sua eleganza: da Gabriele D’Annunzio all’imperatore Guglielmo II che la soprannominò Stella d’Italia. La posa del 1901 provocò scandalo. Il marito chiese a Boldini di modificare il quadro ma l’artista si rifiutò di ritoccarlo. Ne fece un altro, andato disperso, mentre questo lo tenne nel suo studio.
Le sue donne sono vere, trasgressive, maliziose emancipate e passionali. Percorrendo la mostra, ammirando tutti i suoi quadri, con la musica francese delle Belle Époque in sottofondo si è calati improvvisamente in un’altra epoca. Qui si possono assaporare i sapori e i profumi della libertà, che sottile e intensa sprigiona dalle sue tele.
Le luci creano con maestria un’atmosfera d’incanto facendo un salto indietro nel tempo dove forse un giorno eravamo anche noi.
Sara Cacciarini