Per il Festival Teatri di Vetro è andato in scena alla Centrale Preneste lo spettacolo Esilio della Piccola Compagnia Dammacco, uno spettacolo basato sull’alienazione dei giorni nostri.
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© Piccola Compagnia Dammacco – Vito Valente |
Alcuni testi hanno la facoltà di sconvolgere, ed è quello che il teatro dovrebbe sempre fare; destabilizzare, creare turbe emotive. Ed uno di questi testi è stato sicuramente “Esilio” scritto e diretto da Mariano Dammacco, andato in scena con la Piccola Compagnia Dammacco il 29 settembre alla Centrale Preneste di Roma nell’ambito del Festival Teatri di Vetro.
Era la storia di un uomo, un uomo dei nostri giorni, che aveva perso tutto, ma soprattutto aveva perso la coscienza di se stesso. Come tanti di noi, quando si sentono navi alla deriva senza un faro o porto sicuro al quale attraccare, dopo aver perso l’individuo in questione (un mister x, nessuno ma tutti allo stesso tempo), ha attraversato varie fasi: incredulità, sconforto, vergogna, tristezza, spirito di reazione, spossatezza ed incredulità, e tutto ciò portava a sensazione del tipo: ansia, ossessione, momenti di irrazionalità e lucidità.
Tante volte pensiamo che sia colpa di qualcun’ altro, come il personaggio che spesso affermava “se questa è una pena, qualcuno deve avermi condannato e processato“.
Non c’è soluzione a questa dramma odierno, nemmeno l’anima che faceva da narratore esterno, personaggio reale ma anche fittizio, riusciva a dare speranza, perché forse la speranza non c’era e la loro e nostra paura era ed è “paura delle altre persone“.
Il testo è stato veramente emozionante e profondo così come l’interpretazione meravigliosa di Serena Balivo nel ruolo di quello che ho chiamato Mister X (il travestimento rendeva ancora più complesso il personaggio) ed anche del bravo Mariano Dammacco nel ruolo dell’anima.
Bravi veramente tutti, e da ciò ne esce un bel messaggio: non avere paura della paura, ma tutto questo è, ahimè, pura, semplice e illusoria utopia!
Marco Rossi
@marco_rossi88