Non so di preciso come è accaduto, ma un giorno mi sono innamorata dell’universo femminile. Come un martello nella mia testa, sentivo la forte esigenza di saperne di più sulle donne antiche, o meglio, di capire che fine avessero fatto tra meandri della nostra storia.
Così, quando mi gettai a capofitto nella scrittura di una tesi sulle donne nell’antica Grecia, ebbi la possibilità di mettere le mani sui tomi della biblioteca Bodleiana di Oxford, scrigno dei Gender e degli Women’s Studies.
Solo un paio di anni fa, gli studi sulle donne erano appalto dell’ambiente accademico anglosassone e io speravo di poter contribuire – nel mio piccolo – a portare la ricerca anche in Italia.
In questo biennio ho constatato con enorme gioia che il nostro Paese, comunemente retrogrado, sta ampliando la propria panoramica in fatto di donne.
La cultura è stata e continua ad essere, concedetemi il termine, la “prima donna” della situazione. Basti ricordare le mostre fotografiche dedicate ai ruoli delle donne, come quella organizzata dal MLAC dell’Università La Sapienza di Roma, o quella di Sheila McKinnon sulle spose bambine.
Tra tutti i teatri capitolini, il Teatro Due è stato quello più attento alle tematiche femminili, ed è proprio grazie alla loro addetta stampa Angela Telesca che ho avuto il privilegio di recensire lo spettacolo di Cecilia Bernabei, Mosaico di Donna – Vetustà.
L’atto unico mette in scena alcuni personaggi storici tutti al femminile, come Penelope e Messalina, proponendo allo spettatore delle forti riflessioni sulla società passata e su quella odierna, al fine di mettere in luce molti pregiudizi e stereotipi radicati nell’immaginario comune da secoli.
Se volete un giudizio complessivo sull’opera, vi rimando alla mia recensione.
Scrivevo:
“Lo spettacolo denuncia gli stereotipi muliebri tramandati e invita al superamento del pregiudizio. Il testo è magistrale: presenta al pubblico i luoghi comuni e le relative confutazioni, suggerendo senza appesantire, molte riflessioni sulla società.”
In questa sede, però, non è tanto la giornalista a scrivere, quanto la storica, la donna: questo spettacolo arriva dritto al cuore. Unisce le donne antiche a quelle moderne con un filo invisibile, offrendo una chiave di lettura a molti dei dissidi che ancora ci affliggono.
L’opera torna in scena il 25 e il 26 luglio, ospite della manifestazione Arene di Roma – nonsolocinema. Per chi se la fosse persa la scorsa primavera, ne lascio un assaggio:
«Non apparire mai superiore ad un uomo: questo è l’unico peccato che mai potrà essere condonato. I giochi di equilibrio tra ciò che dovremmo essere agli occhi esterni e quello che siamo nel profondo del cuore, ci hanno reso combattive, risolute, capaci di qualsiasi gesto. Non conta quello che la storia tramanda: conta ciò che siamo state per noi stesse; conta ciò che abbiamo fatto per proteggere e custodire quel che andava tutelato»
(Dal monologo di Costanza d’Altavilla in “Mosaico di Donna-Vetustà”)
Informazioni:
25 luglio Chiostro di San Pietro in Vincoli – ore 21:00 – Ingresso € 5,00 26 luglio Piazza Vittorio Emanuele – ore 23:00 – Ingresso gratuito Info: 370.1359966 www.arenediroma.com
Ufficio stampa: Angela Telesca ufficiostampa@chiupiuneart.it 320.8955984
Alessia Pizzi