Il romanzo di Jorge Amado “Teresa Batista stanca di guerra” è diventato lo spettacolo a episodi “Teresa santa, puttana e sposa” e ha chiuso alla grande la stagione del Teatro Studio Uno di Roma.
Avete mai letto i romanzi pieni di sensualità di Jorge Amado? Conoscete e amate in particolare “Teresa Batista stanca di guerra”? Se la risposta è sì, non vi stupirà che certe pagine abbiano ispirato anche il teatro.
Il Teatro Studio Uno di Roma ha prodotto, infatti, “Teresa santa, puttana e sposa”, proprio l’adattamento, scritto da Marco Bilanzone, di “Teresa Batista stanca di guerra”.
Lo spettacolo è diviso in cinque episodi, andati in scena in momenti diversi nel corso dell’anno : “La fanciulla che sgozzò il caporale con il coltello per tagliare la carne secca”; “La notte in cui Teresa dormì con la morte”; “Il debutto di Teresa al Cabaret Madama Do Re”; “ABC del combattimento tra Teresa e il vaiolo nero”; “Lo sciopero del canestro”.
Uno degli episodi ve lo abbiamo già raccontato qui, dove Alessia Pizzi ha paragonato questo progetto ad una serie TV. Volendo seguire questo paragone, posso dire che lo scorso sabato ho fatto un vero e proprio binge watching teatrale. Il 16 e 17 giugno, infatti, i cinque episodi sono andati in scena uno dopo l’altro. Una maratona da mezzogiorno alla sera.
“Teresa santa, puttana e sposa” è la storia di una bambina nata libera e venduta dagli zii a tredici anni, prostituta e schiava, ballerina e cantante ineguagliabile, moglie devota. Regina delle prostitute infermiere contro il vaiolo nero, amante indomita in eterna attesa, guerriera e protettrice dei più deboli, femminista, santa e figlia del dio della guerra.
“Teresa santa, puttana e sposa” è stata un’esperienza bellissima di teatro condiviso e “diffuso”.
Il romanzo “Teresa Batista stanca di guerra” è ambientato nell’entroterra del Brasile. Lo spettacolo teatrale è, invece chiaramente immerso in un’atmosfera italiana, in tutta la sua varietà.
Cominciamo subito col lodare l’allestimento scenico di Francesco Felaco, originale ed accurato. Insieme ai colori dei costumi curati da Federica Centore, Valentina Cardinali, Serena Furiassi ha contribuito a rendere lo spettacolo divertente e mai noioso.
“Teresa santa, puttana e sposa” voleva essere ed è stata un’esperienza – bellissima – di teatro condiviso. Ma è stato anche un teatro “diffuso”.
È divertente, per uno spettatore, sedersi in scena, come degli avventori del locale Madama Do Re, come fosse parte integrante dello spettacolo. Ci si emoziona a scendere le scale di un seminterrato per assistere al primo capitolo, che inizia entrando in un condominio, con gli abitanti del palazzo multietnico nel quartiere di Torpignattara a Roma che escono o rientrano a casa. Oppure ci si sente degli intrusi, seduti lungo i muri di un salotto a “spiare” la vita di Teresa con il ricco Emiliano.
Ogni personaggio – e sono tantissimi – parla con un accento dialettale diverso. Gli attori sono quasi tutti sfidati ad interpretare più personaggi con accenti diversi e la sfida di bravura è largamente vinta. L’effetto comico è irresistibile.
Nove attori eccezionali (Nadia Rahman-Caretto, Flavia Germana De Lipsis, Alessandro Di Somma, Mattia Giordano, Jessica Granato, Marco Usai, Riccardo Marotta, Giuseppe Mortelliti, Eleonora Turco) si alternano nel racconto delle varie età di Teresa. Interpretano, personaggi, epoche ed atmosfere di un racconto senza tempo, dove la storia, sfumata nei contorni, diventa impresa eroica, epopea, fiaba popolare.
“Teresa santa, puttana e sposa” è uno spettacolo pieno di vita, coinvolgente nei momenti da commedia, intenso in quelli drammatici.
La protagonista Teresa Battista è un personaggio nelle cui mille sfaccettature l’interprete Nadia Rahman-Caretto si muove perfettamente. Ma è soprattutto un personaggio vitale anche di fronte alla malattia e alla morte, nonostante le mille traversie, violenze, ingiustizie che subisce e attraversa.
D’altronde, come sottolinea a metà spettacolo uno dei personaggi, in vesta di narratore, la vita è strana e ingiusta. Vivendo si ride e si piange. Spesso, nello stesso momento, c’è un motivo per soffrire e uno per festeggiare, esattamente come in “Teresa santa, puttana e sposa”.
L’adattamento di Marco Bilanzone non deve essere stato un lavoro facile, considerata la mole del romanzo e la traduzione del testo nei vari dialetti. Il risultato, però, è ottimo, senza sbavature, in perfetto equilibrio tra il registro comico e drammatico.
La regia di Lorenzo Montanini, con l’assistenza di Alessia Giovanna Matrisciano, è riuscita a rendere ogni episodio speciale. Sono riusciti a mettere in scena in maniera poetica ed efficace i momenti d’amore e di sesso, come pure tutto l’orrore delle violenze subite da Teresa, sia nel primo episodio sulla sua infanzia ed adolescenza, sia nell’ultimo con i gesti della polizia sulle prostitute in sciopero. In questo Montanini e Matrisciano hanno valorizzato al meglio le capacità mimiche degli attori.
Il risultato finale sono cinque spettacoli belli e godibili separatamente, sublimi se visti uno dietro l’altro.
Stefania Fiducia