Sei personaggi in cerca d’autore è un dramma ancora molto attuale, nonostante sia stato scritto quasi cento anni fa, nel 1921.
La versione del capolavoro di Luigi Pirandello attualmente in scena al Teatro Quirino di Roma fino al 2 dicembre 2018 è quella di Michele Placido. Produzione del Teatro Stabile di Catania, ha debuttato a ottobre 2017 e sarà in turnée nelle principali città italiane nella stagione teatrale 2018-2019.
Personalmente, sono rimasta talmente emozionata e colpita da questo “Sei personaggi in cerca d’autore” di Placido che vi consiglio caldamente di vederlo quando arriverà nel teatro più vicino a voi.
Della trama è noto l’irrompere della fantasia nella realtà. “Sei personaggi in cerca d’autore” è il primo “esperimento” pirandelliano di teatro nel teatro. Mentre una compagnia teatrale sta provando uno spettacolo, irrompono sei persone misteriose. In realtà, sono sei Personaggi, creati da un autore che li ha abbandonati. Il capocomico si convincerà presto a rappresentare proprio la storia di quei Personaggi, che saranno proprio loro ad interpretare.
Quando irrompono nel teatro, infatti, i personaggi dicono “vogliamo vivere per un momento … il copione è in noi, il dramma è in noi”. Sembra quasi che nessun attore possa rappresentare la tragica vicenda che l’Autore ha inventato.

La messinscena di Michele Placido porta il testo in un teatro siciliano di oggi, dove si sta preparando uno spettacolo su un femminicidio.
D’altronde, come dice Placido “anche in Sei personaggi è presente una forma di violenza molto ambigua, attuata dal Padre nei confronti dell’umile Moglie che pure ha amato e gli ha dato un figlio, ma con la quale ha poco da condividere sul piano intellettuale”.
Deciderà perciò di farla innamorare del suo contabile. Un piano che lui definisce sì “diabolico” ma anche “a fin di bene”, perché la donna sarà più felice nel nuovo rapporto, da cui avrà tra figli. Quando il contabile muore, la donna e i suoi figli affrontano ristrettezze economiche. Torneranno nelle loro vite il Padre e il primo figlio abbandonato, con conseguenze tragiche.
Il capolavoro drammaturgico di Pirandello non solo sopravvive, ma viene esaltato dalla modernizzazione che ne fa Michele Placido. Il regista e attore lo rispetta, ma lo velocizza e la maestria degli interpreti lo rende vivo e intenso.
Dalla straziante interpretazione della madre nelle mani e nella voce di Guia Jelo, ai perfetti movimenti muti della bambina (Clarissa Bauso) e del giovinetto (Flavio Palmeri), il dramma familiare ed esistenziale in scena è talmente coinvolgente da far correre i brividi sul corpo dello spettatore. Il finale, soprattutto, è davvero commovente, oltre che spiazzante.
Sulla scena si impone Dajana Roncione, con tutta la personalità sua e del Personaggio tragico della Figliastra.

Suggestiva la messa in scena pur nella sua semplicità, si amalgama perfettamente con i costumi di Riccardo Cappello e le luci di Gaetano La Mela. I Personaggi sono vestiti di nero e di grigio, a contrasto con i colori degli attori della Compagni.
Molto bravo è stato Michele Placido nel mettere in luce due temi del dramma su cui lo spettatore può continuare riflettere.
Da un lato, i Personaggi sono stati abbandonati dal loro autore. Per reagire all’abbandono, devono continuare a rappresentare lo stesso ruolo, a rivivere il loro profondo dolore. Ritroviamo qui il tema dell’impossibilità a sfuggire al ruolo che ci siamo imposti o che qualcuno ci ha imposto.
Dall’altro, Pirandello fa dire al Padre che “è un’illusione quella di essere sempre la stessa persona per tutti”. E qui troviamo la tematica di “Uno, nessuno e centomila”, ovvero quella di un identità dinamica, diversa nel rapporto con ciascun altro e in continuo divenire.
Luigi Pirandello, nell’interpretazione registica di Michele Placido, sembra volerci avvertire che i ruoli da un lato e le mille sfaccettature dell’identità dall’altro, nell’alienazione dell’uomo contemporaneo, possono portare anche a femminicidi, violenza, morti bianche o impossibilità di un sano legame sentimentale.
Il cartellone del Teatro Quirino in questa stagione offre al pubblico una buona dose di Luigi Pirandello. Tra pochi giorni arriverà in scena anche “Il berretto a sonagli”.
Ma, se “Il fu Mattia Pascal” di Daniele Pecci non ci aveva convinto del tutto, i “Sei personaggi in cerca d’autore di Michele Placido” potranno far ritrovare ad ogni spettatore la sublime complessità di questo dramma.
Stefania Fiducia