“Ramificazioni”, la rassegna artistica per il Piccolo di Pietralata

Al Teatro Piccolo di Pietralata, una rassegna natalizia dedicata all’arte performativa indipendente romana. Antonio Marino ci parla di Ramific_azioni. Giovani in cerca d’occupazione.

Nel quartiere romano di Pietralata c’è uno spazio un po’ nascosto e ancora troppo poco conosciuto che, con le forze che possiede, cerca di fare la sua parte nel ricco, dispersivo ed eterogeneo panorama degli eventi performativi romani. Il Teatro Piccolo di Pietralata però, nella calma dell’ombra dei riflettori maggiori, ha da poco tempo operato una scelta non sottovalutabile: offrire i suoi spazi in residenza alla Compagnia No.No, giovane e sempre più attiva realtà artistica del panorama della danza contemporanea capitolina. È dal connubio tra il luogo e gli artisti che nasce l’idea di dar vita ad un appuntamento natalizio che possa essere stimolo per il quartiere, e non solo, di trasformare il Piccolo di Pietralata in un punto di incontro.
Ramific_azioni giovani volenterosi in cerca d’occupazione, è la nuova rassegna rivolta alle compagnie indipendenti ideata da Antonio Marino, autore e danzatore della Compagnia No.No, che si svolgerà negli spazi del Teatro Piccolo di Pietralata il 29 novembre, il 6 e il 20 dicembre. Tre domeniche da dedicare all’arte, in particolare alla danza e al teatro, che intendono trasformare il luogo in un centro vitale per il quartiere, una piazza di scambio e confronto tra cittadini, spettatori e artisti.
Ad aprire la piccola vetrina sarà La mia neve incanta, reading letterario di poesie e racconti di Antonio Marino e Lucio De Francesco con musiche dal vivo di Neuma trio jazz, il 29 novembre alle ore 18.00. Sarà invece decisamente più densa la domenica seguente, dedicata alla danza, che dalle 17.30 presenterà tre diverse performance: Ainoyume di Chiara Alborino/Danza Flux, II Change di Francesca B. Vista/Atacama, Present (research) della Compagnia No.No; chiuderà poi il concerto jazz Standard Images. Per finire, il 20 dicembre alle ore 18.00, la Compagnia No (Dance first Think later) presenterà lo spettacolo teatrale “NAPOLI TRIP” Indagini su Annibale Ruccello.
Per conoscere di più una manifestazione che ancora non ha avuto luogo, abbiamo parlato con chi l’ha ideata. Eccovi una piccola conversazione con Antonio Marino.

Da qualche tempo la Compagnia No.No è in residenza presso il Teatro Piccolo di Pietralata. Cos’è attualmente questo luogo per il quartiere? Pensate che la vostra presenza possa trasformarlo e renderlo un nuovo punto di riferimento per la scena romana?
Parlare di scena romana è ancora troppo presto secondo me! Effettivamente il primo obiettivo che ci siamo posti, soprattutto con Ramific_azioni, è proprio quello di avvicinare la gente del quartiere innanzitutto, mettendo il teatro di Pietralata al centro dell’interesse della comunità, pianificando una programmazione semplice, fruibile che possa far parlar di sé e che stimoli il pubblico a tornare, senza “allontanarlo” come troppo spesso accade, con spettacoli autoreferenziali e fintamente “contemporanei” facili da trovare soprattutto quando si parla di lavori indipendenti.
Spesso si discute dell’importanza di avere un Luogo, della possibilità che questo concede di creare una progettualità a lungo termine, di agire sul territorio. Come avete affrontato questa nuova opportunità? In che modo inoltre possedere uno spazio ha modificato le vostre modalità di creazione artistica?
Possedere uno spazio è un’arma a doppio taglio. Nel senso che prima di tutto c’è bisogno di un’idea. Un idea di lavoro, un metodo, una storia. Compagnia No.No ha infatti incontrato il Piccolo di Pietralata dopo due anni di intensa attività: (Un premio ad Oriente Occidente, una rassegna al Teatro Vascello e a Ladispoli nello spazio di Paola Sorressa, un intero spettacolo al Teatro Furio Camillo nato senza alcun fondo (For Bergen), la finale al Premio Outlet, e un intervento al Festival Internazionale del balletto del sud a Siracusa. Avere uno spazio per noi è stato fondamentale, soprattutto per dare delle coordinate al nostro lavoro, nella ricerca di un linguaggio stilistico, cominciando a concepire la danza come un mestiere possibile. Se lavoriamo bene, il territorio ne prenderà di certo i frutti. Ma la strada è ancora lunga!
Ramific_azioni è una piccola rassegna dedicata alle compagnie indipendenti della scena romana e non solo. Credete possa essere la prima edizione di un nuovo appuntamento annuale? Qual è la vostra visione per il futuro?
Sono cresciuto artisticamente con Laura Angiulli del teatro Galleria Toledo di Napoli. Ricordo che per finanziare i suoi spettacoli di ricerca e d’avanguardia, la regista, nonché direttrice artistica del auditorium “Caivano arte” (paese in cui sono nato), nel mese di dicembre organizzava la rassegna Fabulae Atellane indirizzate alle compagnie più popolari e conosciute del momento. Comici, cabarettisti, commedie, si alternavano sul palco del Auditorium col solo scopo di ri-portare la gente a teatro. Ramific_azioni ha la stessa matrice. Per sapere se diventerà un appuntamento fisso dobbiamo aspettare i feedback a fine rassegna. Io lo spero. Intanto partiamo con la prima!
La danza a Roma si muove costantemente tra difficoltà e necessità di autocostruirsi delle possibilità. Lo riassume bene il sottotitolo della rassegna: giovani volenterosi in cerca d’occupazione. Cosa significa operare in questa città? Quale situazione avete incontrato? Quali sono i vostri rapporti con le altre compagnie e realtà artistiche romane?
La danza è diventata un lusso. Molti dei miei colleghi si nascondono dietro al dito della “crisi”, ma mamma e papà hanno pronto il materasso salva vita. “Giovani volenterosi” è una frase che incontro spesso negli annunci su internet quando cerco lavoro come cameriere o altro. Siamo volenterosi sì, ma molti operatori se ne approfittano. La situazione che abbiamo incontrato è disarmante. La danza è un pezzo di torta ma gli invitati alla festa sono migliaia. E’ chiaro che per chi fa un lavoro indipendente non restano nemmeno le briciole. Fatto sta che finalmente dall’interno le compagnie cominciano a comunicare, per esempio Danza Flux e Atacama sono molto interessate a sostenerci. Quest’evento è il nostro manifesto di volontà creativa, personalmente ci credo molto, anche perché stiamo facendo una strada molto più lunga rispetto all’iter classico delle compagnie emergenti (Anticorpi XL, Equilibrio). Noi stiamo cercando di creare un qualcosa che vada oltre. Che possa attingere all’arte nella sua totalità e nel pieno rispetto del suo ruolo: comunicare, modificare, interrogare. Uno scambio continuo tra performer e spettatore che è parte integrante, fondamentale del processo creativo. Molti l’hanno dimenticato secondo me. Quello che mi auguro è che si accendi una luce sana nella nebbia dell’incertezza. Sono ottimista!

Chiara Mattei

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