Storia di un oggetto violentato o di una donna bugiarda

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Una ragazza viene portata in una villa con la scusa di fare un colloquio di lavoro, dopodiché viene picchiata, minacciata di morte e violentata da quattro uomini, tre dei quali si fanno trovare in casa pronti all’uso. Nudi e dotati di bastone. Il quartetto, dopo la denuncia, conferma la violenza, per poi ritrattare, asserendo che la ragazza avrebbe concordato di essere pagata per le prestazioni. Tuttavia, in tribunale, gli imputati affermano di non aver remunerato la ragazza perché insoddisfatti del rapporto sessuale. Nel frattempo gli avvocati difensori lasciano intendere, tra una citazione letteraria e l’altra, che la diciottenne li ha provocati oppure che era consenziente. È l’avvocata della vittima che fa la differenza: una donna che parla per le donne, che chiede giustizia, non risarcimenti. Il finale? Un anno o due di carcere per i quattro aggressori e un risarcimento economico per la vittima.

“Io non voglio parlare di Fiorella, secondo me è umiliare venire qui a dire «non è una puttana». Una donna ha il diritto di essere quello che vuole, senza bisogno di difensori. Io non sono il difensore della donna Fiorella. Io sono l’accusatore di un certo modo di fare processi per violenza.” Tina Lagostena Bassi

Leggendo il giornale, potrebbe essere la notizia del giorno. Donne che denunciano quando non si vergognano di farlo. E vergognarsi è lecito in un mondo che ti addita come una poco di buono se qualcuno ti mette le mani addosso. È il mondo delle gonne troppo corte, dell’inaffidabilità femminile. Il mondo dove la donna è ancora un oggetto sessuale alla mercé di uomini senz’anima. Persino la madre di uno degli aggressori afferma che è colpa delle donne, che sono le donne a fare schifo. Gli uomini tradiscono perché provocati dalle donne.

Questo pensiero svilisce uomo e donna rendendo l’uno una bestia incontrollabile, l’altra una preda volontaria.

Correva l’anno 1979 quando la RAI mandò in onda il documentario Processo per Stupro raccontando la storia di Fiorella. All’epoca la violenza sessuale era ancora un reato alla moralità pubblica: solo vent’anni dopo sarebbe diventato un crimine contro la persona. Fino al 26 marzo Renato Chiocchia fa rivivere l’orrore al pubblico dell’Eliseo OFF. In scena Clara Galante, Enzo Provenzano, Tullio Sorrentino, Francesco Lande e Simona Muzzi ricostruiscono l’aula di tribunale per regalare 50 minuti di riflessione su una questione ancora troppo attuale. Proprio per questo credo che si possa fare di più per lo spettacolo. Ho trovato l’interpretazione un po’ sottotono ed è un peccato visto che gli spettatori fanno parte della scena, come giuria muta che porterà a casa la propria sentenza. In teoria un allestimento di questo tipo dovrebbe consentire un pieno coinvolgimento da parte di chi osserva. Alla fine ciò accade, ma più in virtù della tematica. Una tematica che merita di essere trattata.

 

Alessia Pizzi

 

Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!

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