Prosegue anche quest’anno il percorso di Pillole al Teatro Studio Uno.
Così come negli altri giorni, anche domenica 25 giugno il pubblico ha visto cinque spezzoni di spettacoli. Spezzoni che hanno avuto la possibilità di poter entrare nel cartellone del teatro ospitante nella prossima stagione.
La prima che si è presentata è stata la Matuta Teatro con 200 decibel. Elena Alfonsi, Alessandro Balestrieri, Andrea Zaccheo sono i protagonisti di una storia…di storie. Tre piccoli amici giocano a fare la lotta, poi il loro paese entra in una guerra vera e le loro vite cambiano. L’idea dello spettacolo ci sarebbe stata. Peccato che il riassunto/pillola che gli attori hanno fatto mandava altrove dalla trama: se non ci fossero state le note d’autore si sarebbe capito poco e male.
Nella seconda delle Pillole, Marica Pace dirirge e interpreta Lo sciuscià. La storia di Leonardo, un giovane lustra-scarpe dei primi del ‘900, che dalla provincia campana sogna di raggiungere un suo amico in America, la terra delle opportunità. Il viaggio, i compagni, le speranze, l’arrivo. Come venivano trattati gli italiani all’epoca? Era diverso da come trattiamo ora gli immigrati? L’attrice ha diretto e gestito lo spezzone con una buona mimica e un gran bel ritmo. Storia e capacità: ingredienti indispensabili in uno spettacolo.
La terza scena, nonché la più votata della serata, è stata Lo straniero di Lorenzo De Liberato.
Tiziano Caputo, Marco Usai, Agnese Fallongo e Mario Russo ci raccontano la storia del libro di Albert Camus. Nello spezzone ci portano nella parte iniziale della morte della madre del protagonista. Questo principia la storia con gli altri che mimano e cantano (non a caso) La mer di Charles Trènet. Ottima gestione del movimento, una storia curiosa e tragica (soprattutto per chi non ha letto il romanzo dello scrittore francese), condita da una spiccata ed evidente ironia e (diciamolo pure) 4 artisti preparati, che non hanno sbagliato niente: voto meritatissimo.
La quarta pillola è stata sicuramente la più introspettiva. Rodolfo Puccio interpreta Dodici ore nella vita di io di Daniele Casolino. Un corpo nudo si aggira nella scena, abbaiando e ululando. Ci racconta di essere stato allevato da una “cagna” in ambiente ferroviario circondato da miseria; mentre uno schermo scandisce le 12 ore e un altro con spezzoni di tv di vari anni. Lo spezzone purtroppo non poteva convincere. Frasi che necessitano delle note d’autore, l’attore che si è messo davanti agli schermi e una storia che non c’è. Noia e incomprensione. Il Teatro non ha bisogno di un altro testo-masturbativo.
Ultima delle Pillole di domenica è stata Esercizio a 5 dita, di Eliseo Pantone. La compagnia Kumpania ci narra un testo di Peter Shaffer, un dramma di una classica famiglia borghese inglese (non si capisce se dopo o durante il secondo conflitto). Madre, padre, figlio, figlia e un tutore tedesco. Questo, involontariamente, causa tensioni ed odi. Incomprensioni, conflitti e gelosie si muovono e costringono i 5 personaggi ad imparare a combaciare, come 5 dita in un esercizio di pianoforte.L’idea ci sarebbe stata; ma gli attori hanno parlato troppo piano e, pur stando in prima fila, non si è sentito molto: peccato.
Con quest’ultima cinquina, Pillole si è presa una pausa, riprendendo i lavori e le selezioni il 29 giugno; e Culturamente, non sono solo perché mediapartner, ma perché sempre in prima fila per questi eventi, sarà lì ad applaudire i prossimi spezzoni.
Francesco Fario