Pilade, il dramma della perdizione umana

Pilade ed Oreste si scontrano apertamente: rappresentano due mondi diversi, in aperto conflitto fra di loro. Questo è alla base di “Pilade” di Pier Paolo Pasolini in scena fino al 1° maggio al Teatro Vascello.

@Giovanni Bocchieri
Siamo su di una piazza, la piazza di Argo, che assiste come un grande testimone allo scontro di due complesse personalità: Oreste, coraggioso, carismatico, colui che guarda al futuro, e Pilade, silenzioso, timido, attaccato alle antiche tradizioni, appassionato di poesia e che soffre l’ulteriore presenza ingombrante di Atena, la dea che non conosce il ventre materno né le perversioni che nascono dalla nostalgia. Tutto ciò è alla base di “Pilade“.
Oreste è una personalità considerata “lungimirante”, che guarda al futuro e parla di progresso tecnologico. Il popolo lo considera il leader più adatto, mentre Pilade è un uomo più vicino alle tradizioni, ai valori del passato, perché è l’unica cosa che noi conosciamo ed amiamo veramente: è il ventre di nostra madre, la nostra meta. Due personalità fortemente differenti a confronto: il supposto forte Oreste ed il timido ed amichevole Pilade.

I due protagonisti rappresentano la lacerazione ormai del tutto insanabile delle nostre società e dell’animo umano, spinto all’estremo dalle proprie pulsioni e passioni. Oreste combatte per propria vanagloria, ma anche Pilade, quando conosce Elettra, la sorella di Oreste, incomincia a vivere un sentimento che lo porterà verso la completa perdizione. Entrambi sono buoni e cattivi, perché noi tutti siamo buoni e cattivi.
Sono due anime dannate, distrutte e consumate dal proprio orgoglio e dalle proprie passioni. Oreste vuole essere considerato un eroe, mentre Pilade si dispera per trovare una propria strada. Egli è dominato anche dall’invidia.
Lo spettacolo, trasposto ai giorni nostri, attraverso la bella regia di Daniele Salvo e l’interpretazione magistrale di tutto il cast – in primis Elio D’Alessandro come Pilade, e Selene Gandini come Elettra – mette in luce la totale e spaventosa perdita di valori che la nostra società sta attraversando. Siamo un popolo senza guida, in tutti i sensi, anime smarrite alla ricerca di un appiglio; forse proprio per questo tendiamo a seguire un presunto comandante senza mai chiederci cosa ci sia dietro, mentre le voci fuori dal popolo, tutti coloro che non seguono la massa, sono automaticamente ghettizzate.
Marco Rossi
Storico dell'arte e guida turistica di Roma, sono sempre rimasto affascinato dalla bellezza, ed è per questo che ho deciso di studiare Storia dell'Arte all'Università. Nel tempo libero pratico la recitazione. Un anno fa incontrai per caso Alessia Pizzi ed il suo team e fu amore a prima vista e mi sono buttato nella strada del giornalismo. Mi occupo principalmente di recensioni di spettacoli e di mostre, concerti di musica classica e di opere liriche (le altre mie grandi passioni)

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