Il monologo di Giuseppe Mortelliti vinse riconoscimenti ai Fringe Festival di Roma e San Diego nel 2014 e nel 2015 e ora, dopo il Teatro Studio Uno, sarà in scena a Foggia al Teatro dei Limoni.
Grazie a “84 gradini”, di cui è autore, regista e interprete, Giuseppe Mortelliti si è portato a casa due premi meritati qualche anno fa: nel 2014 il Premio Special Off Roma Fringe Festival e nel 2015 il Premio Solo Performance San Diego Fringe Festival.
A distanza di circa quattro anni questo intenso e coinvolgente monologo continua – fortunatamente – ad andare scena.
Dal 17 al 20 gennaio è stato in cartellone al Teatro Studio Uno di Roma. Il 26 e il 27 gennaio sarà, invece, in scena al Teatro dei Limoni di Foggia.
Il monologo trae il titolo dalla metafora nota della vita come una scala. “84 gradini” sono quelli che sale e scende Fabrizio per raccontarci la sua esistenza. Come ci redarguisce il proverbio, “la vita è fatta a scale: c’è chi scende e c’è ci sale”. E il protagonista di questo monologo sale e scende questi gradini, tra il comico e il commovente.
Fabrizio, guarda caso, lavora come manutentore di scale mobili e va sempre di corsa. Ma la vita corre e scivola via più velocemente di lui, più veloce di noi, che ci sforziamo di afferrarla oppure di viverla appieno. Tuttavia, il tempo pare sfuggirci sempre.
Prende tante botte Fabrizio, dalla vita, mentre sale quegli 84 gradini.
Il protagonista si confronta continuamente su cosa significhi l’amore e su come superare le sue paure. E la paura si affaccia, non solo ogni volta che si prospettano malattie o pericoli, ma anche quando affiorano i desideri e le speranze.
Il testo è scritto bene: poetico, divertente, intenso, struggente sul finale. Come altre opere di Giuseppe Mortelliti spinge sempre molto a riflettere, anche perché il significato di alcuni aspetti resta enigmatico. Sul titolo, ad esempio, lo spettatore si arrovella non poco: perché i gradini sono 84? Il riferimento è a George Orwell, citato nel monologo, il cui nome e cognome sono composti da sei lettere, come il nome del primo amore del protagonista?
Bellissime sono le musiche originali di Francesco Leineri, che accompagnano perfettamente il testo. La scenografia di Simone Martino, invece, assume dinamicità per quanto Mortelliti la usa mentre si muove sulla scena.
In realtà, è proprio lui, Giuseppe Mortelliti, l’anima dello spettacolo, non solo perché gli dà vita. Lui è un grande attore teatrale, uno che fisicamente mette tutto se stesso in quello che fa sul palcoscenico. Dal gioco costante con la voce, ai movimenti rapidi e perfetti, comunica ogni emozione in modo diretto e senza sbavature. Fa ridere e fa pensare.
Unico potenziale difetto di tanto talento e coinvolgimento? Viene il dubbio che il monologo – pur bello – interpretato da altri non sarebbe altrettanto coinvolgente.
Stefania Fiducia