L’Iliade di Matteo Tarasco: parola alle donne di Achille

Trilogia del Mito

 L’Iliade di Matteo Tarasco: parola alle donne di Achille

 Provate a domandare a chiunque il nome di un personaggio epico.

Molti risponderanno Achille, Ulisse ed Enea, cioè gli eroi protagonisti dei tre pilastri dell’Epica, scritti da Omero e Virgilio. L’Iliade, l’Odissea e l’Eneide, infatti, sono studiati sin dalle scuole medie e ancora attirano l’attenzione di critici, artisti e studiosi. Poemi dove il confine tra terreno e celeste non esiste, dove le divinità, eroi e mortali si consigliano, sfidano e combattono.
Un tema però che i tre poemi affrontano spesso e volentieri è l’amore: passione, ossessione, carnale e patriottico. Amore di cui molte donne sono importanti protagoniste, eppure spesso dimenticate: alla domanda iniziale, infatti, pochi rispondono Elena, Penelope o Camilla.

Le gesta dei tre eroi epici possono essere viste e narrate anche dagli occhi delle donne protagoniste di quei poemi. Progetto che Matteo Tarasco ha messo in scena al Teatro Quirino con la “Trilogia del mito“. Tre sere consecutive, ognuna dedicata rispettivamente all’Iliade, all’Odissea e all’Eneide, e che, rivisitati in chiave moderna, rappresentano l’azione osservandola dal punto di vista delle donne che l’hanno vissuta. Si è principiato il 24 maggio sera con Iliade – Le lacrime di Achille.
  (Fonte: matteonardone.com)
Sin dal proemio dell’opera omerica, possiamo semplificare che il protagonista dell’Iliade è l’eroico e immortale (o quasi) Achille. Tutti conosciamo la sua storia, della lotta con Ettore e di quella ‘funesta ira’ causata dall’affronto di Agamennone. Tre attrici la raccontano ad un pubblico teatrale. Tre donne di Achille: la madre Teti (Elena Aimone), ninfa divina che funge da tramite tra l’Olimpo e il mondo terreno, Briseide (Rosy Bonfiglio), principessa catturata, che divenne schiava e amante dell’eroe; e Pentesilea (Giulia Santilli), regina delle Amazzoni, una specie di Achille femmina che avrà lo stesso destino dell’eroe, chiamata da Priamo per sostituire Ettore. Una storia che va oltre il poema (che si ferma alla morte di Ettore, mentre qui seguiamo la storia di Achille) e che vede la rabbia, il rancore, la paura, il desiderio, l’orgoglio e la forza unirsi in un susseguirsi di monologhi che narrano le epiche gesta di un semidio più debole di quello che Omero vuole spiegare: un uomo che sceglie la patria all’amore, per la cui madre rimarrà sempre un fanciullo, pietoso di chi gli muore davanti. Una figura che non sarà mai eroica fino in fondo, poiché troppo umana.
 
Lo spettacolo è difficile da classificare. Il poema epico è uno scoglio molto difficile da affrontare. Non certo per i paragoni: uno spettacolo ‘rivisitato in chiave moderna’ è, per ognuno, rivisitato a sé.
Il ritmo è lento, volutamente. Le tre figure si susseguono e si condividono la scena, sopra una semplice ed efficace scenografia, accompagnate da un bel gioco di luci. Il tema però è conosciuto e l’eccessiva lentezza dello spettacolo, pur durando solo 59 minuti, distrae il pubblico. Colpa (se così si può definire) non certo delle attrici. Tutte gestiscono bene il loro corpo, i movimenti e donano profondità alla voce: applauso meritato per Giulia Santilli, meno presente in scena agli inizi, ma coinvolgente durante la battaglia.
La giustificazione del ritmo però viene anche dall’argomento stesso: come si può fare un’Iliade veloce? Come dare voce ai ruoli femminili e narrare tutta la vicenda in pochi minuti, senza scendere nel ridicolo?
Il risultato che ne scaturisce però è uno spettacolo troppo sperimentale, ma poiché la causa non è dovuta alle tre attrici, né alla scenografia o imprevisti, si presume sia un problema di scelta registica. E’ uno su tre però. Occorre vedere le altre due sere e le altre due opere: solo allora si potrà dire se la trilogia (quindi l’idea dello spettacolo per intero) ha avuto successo o no.
Francesco Fario
Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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