Controcanti a Your Future Festival: Lucarelli e il suo spettacolo sulla censura

Il 15 maggio, in occasione del Your Future Festival, l’Università Politecnica delle Marche, in collaborazione con Marche Teatro ha reso possibile lo spettacolo “Controcanti – L’opera buffa della censura” interpretato da Carlo Lucarelli, Marco Caronna e Alessandro Nidi.

Ritrovati per caso in uno scantinato, questi tre personaggi scoprono i testi di una radio del 1939. Leggendoli, analizzano e raccontano la censura di quegli anni. Parole e musica si fondono per affrontare un excursus sulla censura musicale del regime fascista e non solo. Pur prendendo spunto dal “pretesto scenico” della stazione radio, Lucarelli e Caronna, accompagnati dalle musiche di Nidi, raccontano i totalitarismi europei, senza risparmiare destra e sinistra. La censura da Hitler a Stalin, passando per Mussolini ovviamente.

Ma la censura non è solo propria della dittatura. Anche le democrazie hanno la loro buona dosa di censura, o di consigli, come ironicamente viene fatto presente più di una volta. Da qui i controlli di occhio nascosto ma vigile che sulle parole vietate, sui testi. Pena l’esclusione dai principali mezzi di comunicazione.

Raccontare la censura non è un’operazione da sottovalutare, soprattutto se si riesce a far sorridere per tutto il tempo.

Quasi tutto il tempo, in realtà, dato che gli aneddoti esposti hanno fatto accapponare la pelle in non poche occasioni. Tuttavia, attraverso il fenomeno del contrasto, il sorriso non può non affiorare sulle labbra di chi ascolta.

La censura viene presentata in tutta la sua insignificante meschinità. Allusioni, caccia all’oscenità, repressione sono solo alcune delle varie sfaccettature della censura che vengono messe in evidenza. Tutte sono inesorabilmente e crudelmente sbeffeggiate, derise, sminuite con la musica e la ragione. L’accompagnamento musicale fornisce il suo contribuito là dove l’aneddoto contestualizza il fenomeno. La razionalità colpisce acremente e segna punto su punto contro un nemico deriso e ridicolizzato.

Nonostante tutto, però, lo spettatore non esce dalla sala consolato. Un alone di negatività circoscrive l’intero spettacolo e la porta che sbatte inaspettatamente alla fine, non lascia presagire bene per il futuro. La storia che ci è stata raccontata non è lontana e non c’è ancora un lieto fine.

Serena Vissani

Ama i libri, il cinema e la pasta. Non sempre in quest'ordine.

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