La politica censura il murales di Tvboy: libertà di espressione violata

salvini di maio bacio tvboy

Censurato venerdì il murales appena realizzato a due passi da Montecitorio da Tvboy, street artist italiano che oggi vive e lavora a Barcellona.

È di pochissimi giorni fa la notizia della cancellazione immediata da parte di AMA (azienda addetta alla raccolta dei rifiuti e al decoro della città di Roma) di un’opera di street art. Il murales eseguito da Tvboy è stato rimosso in brevissimo tempo.

L’opera in questione, apparsa venerdì 23 marzo su un muro di via del Collegio Capranica, a due passi da Montecitorio, mostrava Luigi Di Maio e Matteo Salvini scambiarsi un bacio sulle labbra. Nulla di sconcio. Nulla di osé.

Il titolo dell’opera, che ora vive solo nelle foto scattatele prima della cancellazione, è Amor Populi.

La critica alla situzione politica attuale è stata troppo forte. Il governo non ha ancora ricevuto l’incarico ma ha già fatto sentire la sua potenza e la sua vicinanza al governo che cadde il 25 luglio 1943. A 75 anni dalla caduta della dittatura fascista, l’Italia fa ancora i conti con la censura di opere d’arte da parte della politica.

Nei vent’anni di dittatura fascista gli artisti non rimasero inerti a guardare. Lottarono per la libertà di espressione artistica.

Gli artisti insofferenti al regime scelsero di dichiarare la loro avversione a esso attraverso la realizzazione di opere di denuncia. Riuscendo però il fascismo a controllare ogni aspetto della vita del suo popolo, era difficile per gli artisti utilizzare soggetti apertamente antifascisti per le loro opere. Dal 1926 infatti entrarono in vigore le leggi eccezionali che limitavano la libertà di stampa e di espressione. Da quel momento, un’opera apertamente antifascista non si sarebbe potuta più esporre poiché costituiva un reato.

Fu così che si ricorse all’utilizzo di simboli provenienti dalla letteratura contemporanea, dalla mitologia e dalla religione.

Simboli che alludevano alla libertà, alla ribellione e alla protesta. Messaggi che se resi espliciti non sarebbero mai potuti passare indenni fra le maglie della censura di regime. Simboli che il regime, troppo ignorante, non poteva comprendere e che dunque non sanzionò.

Artisti come Ernesto Treccani, Ennio Morlotti ed Emilio Vedova redassero nel 1943 il Manifesto dei pittori e degli scultori, sottoscritto anche da Renato Guttuso e Bruno Cassinari. Nel Manifesto dichiararono di “voler fare una pittura allo scoperto” denunciando gli orrori della guerra e del fascismo. Prima di questa data, a causa dell’entrata in vigore delle leggi eccezionali del ’26, solo raramente la denuncia era esplicita. Dopo il 1943, con la caduta del fascismo, ci si riappropriò delle libertà di espressione che Mussolini aveva messo soppresso.

Divenne intenzione degli artisti antifascisti quindi rivendicare un’arte a sfondo politico e sociale dal contenuto esplicito.

Tutti questi artisti gravitarono attorno al gruppo artistico milanese denominato Corrente. Attivo dal 1938 al 1943 univa artisti e intellettuali che condividevano il desiderio di rompere con la retorica ufficiale fascista. Essi volevano creare un’arte nuova e impegnata. Si opponevano fortemente a un regime che controllava ogni aspetto della vita sociale proponendo un’arte libera. Riflessione critica, culturale e artistica quella di Corrente già anticipata a Torino e Roma dal gruppo dei Sei e dalla Scuola Romana.

Questa è la storia dell’arte. Racconto critico e storico di eventi occorsi oltre 70 anni fa.

Oggi, nello stesso Paese di Corrente, del gruppo dei Sei di Torino e della Scuola Romana, la storia si ripete. Non ci sono più le leggi eccezionali varate nel 1926, al loro posto abbiamo una delle più moderne costituzioni del mondo. In essa è presente l’articolo 21, messo fra i primi articoli proprio a sottolineare la sua importanza.

Esso sostiene che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione“. Si parla nello specifico della libertà di stampa. Ma cos’è l’arte se non un mezzo di diffusione del proprio pensiero?

L’arte è un mezzo di diffusione del proprio pensiero attraverso l’atto creativo. Il gesto artistico è un atto nobile e ancor più, io credo, se nato da un desiderio interiore dell’artista e privo di committenti. Questo la politica non l’ha compreso.

Ancora una volta quindi la libertà e l’arte sono state messe sotto accusa. Ed è accaduto nell’Italia del 2018. Non nell’Italia fascista del 1938.

Infatti venerdì, durante le frenetiche ore di accordi sottobanco per eleggere i due presidenti di Camera e Senato, è comparsa sui muri del centro di Roma un’opera d’arte dal sapore critico. Apparsi ormai chiari i piani di Lega e Movimento 5 Stelle per spartirsi il potere, un artista come Tvboy ha voluto commentare questo momento politico con l’arte.

Tvboy ha reso visibile con l’arte l’inciucio politico che si sta realizzando fra i due partiti populisti che hanno preso più voti alle ultime elezioni.

Lo ha fatto con la delicatezza tipica del suo stile. Ha reso visibile agli occhi di tutti quello che sta succedendo dentro ai palazzi del potere. E lo ha dipinto sui muri esterni più vicini a quei palazzi del potere. Purtroppo è stato visibile solo per poche ore prima che l’AMA, mai così rapida nel fare il suo lavoro, intervenisse per ripulire il muro. Muro reo di aver accolto su di sé un morbido bacio fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Tvboy, Amor Populi, 2018
Tvboy, Amor Populi, 2018

Venerdì era nata un’opera d’arte, repressa immediatamente. Per ordine della politica cancellata. È stata uccisa dalla paura e dall’ignoranza. E con essa è morta anche la libertà di espressione.

Probabilmente se non fosse stata un’opera di street art ma un’opera racchiudibile fra le quattro mura di un museo o una galleria (luoghi élitari per eccellenza) non avrebbe fatto tanta paura.

Probabilmente nessun politico ignorante avrebbe nemmeno saputo della sua esistenza considerando la scarsa frequentazione di mostre, musei e gallerie da parte di questi ultimi.

Probabilmente il fatto che fosse stata eseguita proprio dietro Montecitorio, luogo di passaggio per molti parlamentari ha creato in essi il fastidio necessario a far partire l’ordine di censura.

La politica odierna si è mostrata ignorante, sorda alle critiche, incapace di accettarle anche sottoforma di arte. La politica odierna si è mostrata vicina alle politiche fasciste riguardanti l’arte come mai prima d’ora.

In fondo si trattava solo di un bacio.

Francesca Blasi

Francesca Blasi
Sono nata a Roma nel 1988. Mi sono laureata in storia dell'arte contemporanea presso l'università La Sapienza di Roma. Alla triennale ho elaborato una tesi sull'arte antifascista e alla magistrale ho fatto una ricerca sull'uso del pixel nelle arti visive. Amo la fotografia, hobby che pratico, il cinema, la lettura e la musica.

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