Al Teatro Argentina va in scena un Barbiere di Siviglia giovane e appassionante.
La volta del Teatro Argentina sarà pure annebbiata nell’oscurità delle luminarie spente, ma si illumina delle vibranti tonalità delle voci dei giovani. Si restituisce l’arte ai nuovi arrivati, preparandola al prossimo ciclo di ricambio e conservazione. Sono queste ridenti figure del Barbiere di Siviglia, accompagnate da personaggi di maggiore esperienza, a calcare il palco del Teatro nazionale di Roma. L’occasione è quella del duecentesimo anniversario dalla prima rappresentazione del Barbiere fra i suoi drappi cremisi, il 20 febbraio 1816. Con la regia di Vivien Hewitt e la direzione d’orchestra di Daniele Moroni si presentano i vincitori del Concorso Lirico Ottavo Ziino 2015: il mezzosoprano Lilly Jørstad, già debuttata al Teatro alla Scala, ed il tenore Giuseppe Tommaso. Una serata nata dall’iniziativa di Wally Santarcangelo, Direttrice Artistica dell’Associazione Culturale “Il Villaggio della Musica”.
Come in ogni anniversario che si rispetti, la messa in scena si mantiene classica: la scenografia è fissa, dipinta e impreziosita da qualche accenno di mobilia. Eppure, nella tradizionale posa dei costumi, semplice ed elegante, si sprigiona la personalità degli interpreti. È il carisma del barbiere Figaro, agile nella voce quanto nei movimenti e acuto come il pizzetto malandrino che contorna l’espressività del viso. La commedia del Conte d’Almaviva, innamorato della sua Rosina e pronto a strapparla al tutore Don Bartolo con i consigli del camaleontico barbiere, trova la sua misura per stupire il pubblico nell’energia della propria lirica. Il fiato si spende in improvvisi acuti o riesce a riemergere da lunghi discorsi, risucchiati dalle onde della musica dell’orchestra, mentre l’occhio dello spettatore vede i vitini da vespa e i corpi curati e pensa alla bellezza del miracolo, quando il nuovo incontra l’antico. La chimica che intercorre fra gli interpreti rivela un appassionato lavoro preparatorio, volto a padroneggiare e far proprio il libretto di Cesare Sterbini; si riesce in tal senso a riempirlo di brezza col gusto dello stare sul palco e dar mostra di un’arte che viene dal cuore.
Le scene corali diventano un piacere e fioccano di dettagli che popolano un controscena vivo e comunicante, accentuando il personale dinamismo degli interpreti di Don Basilio, Eugenio Di Lieto, Don Bartolo, Giuseppe Esposito, e Berta, Irida Dragoti. Dall’ottima dizione, frizzante e libertina è la bravura di William Hernández, in un Figaro travolgente. Non possiamo dimenticare Lilly Jørstad nei panni di una splendida Rosina, col potere dell’acuto vibrante, accompagnata dalla più calda voce del giovane Conte, Giuseppe Tommaso. In questa grande possibilità di esibizione professionale troviamo anche i ragazzi dell’International Opera Choir. Anch’essi giovani quanto i colleghi sul palco, sanno calcarlo con metodo e tener fede alle necessità della voce, toccando con le altre la volta affrescata. Così, raccolto come uno spazio di gentile intrattenimento, questo Barbiere di Siviglia invernale distrae dai temi di stridente attualità dell’Argentina, tra i meravigliosi violini dell’orchestra e le nuove leve della lirica. Basti pensare che Rossini compose l’opera ad appena 24 anni e poco più vecchi erano i suoi interpreti. Si restituisce al tempo il gioco delle analogie pratiche.
Gabriele Di Donfrancesco
@GabriDDC
L’articolo è stato corretto a seguito di una segnalazione.
ACCOMPAGNATA DALLA PIU CALDA TONALITA' DEL GIOVANE CONTE…. COSA VUOL DIRE? FORSE CHI HA SCRITTO QUESTO ARTICOLO (CON I PIEDI) INTENDEVA VOCALITA'? LA TONALITA' E' BEN ALTRA COSA!
Il problema della gente di oggi è la capacità di fare polemica per qualsiasi cosa. Un piccolo errore di termine non rovina di certo un articolo scritto, a parere mio (musicista ed umile conoscitore di questa arte), veramente bene. Inoltre immagino che, a questo punto, anche il commento sia scritto con i piedi: mai sentito parlare di "netiquette"? Quindi relax, per un piccolissimo errore di terminologia non è il caso di commentare in una maniera del genere..ci sono altri luoghi e motivi migliori per sfogare le proprie frustrazioni.
Un saluto
Gentilissima Emily, la ringrazio molto per la sua osservazione. Come capo redattore di Culturamente mi permetto di suggerire due opzioni per l'errore che ha messo in risalto: o l'autore intendeva "vocalità" (e si tratterebbe di un comune refuso), oppure che la tonalità risaltava il tipo di voce, calda in questo caso. Sarà Di Donfrancesco a dircelo. Probabilmente lei si aspettava un saggio tecnico-specialistico sullo spettacolo, ma la vena critica che necessita un articolo di un portale culturale si allontana molto dai roboanti orpelli tecnici, di cui forse lei ha bisogno per sentirsi appagata quando legge. Questo perché il giornalismo, in quanto medium primario di informazione, deve poter arrivare a tutti, tanto ai musicisti quanto a chi di musica non capisce nulla. L'articolo in questione è ben scritto, sia da un punto di vista linguistico che giornalistico. Se c'è qualcosa di inopportuno, o, per dirla con parole sue, "fatto con i piedi", è il tono che lei ha utilizzato per il suo commento. Ringraziandola ancora per i suoi preziosi suggerimenti, le mando i miei più sentiti saluti.
Spett.le Sign.ra Emily, se lo faccia dire da chi ama l'opera e ne fa quasi una ragione di vita. L'articolo è scritto ottimamente e, soprattutto, riesce a far immaginare lo spettacolo a chi non l'ha visto, come il sottoscritto (ne avevo l'opportunità ma per impegni ho dovuto rinunciare). Ma bisogna dire che, soprattutto, traspare l'amore e la passione che Gabriele Di Donfrancesco evidentemente ha per questo genere. Se un giovane è appassionato a questo genere ormai in Italia sempre più di nicchia, glielo si può anche concedere un lapsus, Lei che ne dice? In più, accostandomi a quanto detto sopra, le cose e le proprie opinioni si dovrebbero esprimere con modi e toni meno accesi. Questo è il segreto per vivere bene in società.
Buon Natale,
Marco Rossi
Buonasera,
sono l'autore della recensione. Ringrazio per il feedback. Anzi ci fa piacere riceverne, come conferma che siamo stati letti. Ammetto di non essere affatto un esperto di lirica, considerando anche che lo storico di pubblicazioni a mio nome risponde prevalentemente al teatro. Chiaramente è un'incorrettezza e come tale andrà trattata. Lo scopo non era un prospetto tecnico dell'evento, quanto più la trasmissione della suggestione o dell'effetto. Mi scuso quindi per la svista professionale e spero che questo smacco non rovini la lettura dei prossimi contenuti qui su Culturamente.
Buon Natale,
Gabriele Di Donfrancesco
Gentilissimo dott. Gabriele Di Donfrancesco, in qualità di direttore artistico de IL Barbiere di Siviglia al teatro Argentina, del Concorso Lirico Internazionale Ottavio Ziino e dell'Associazione Il Villaggio della Musica di ROMA, La ringraziamo vivamente per il suo bellissimo articolo ben fatto e articolato; traspare l'intelligenza e la sensibilità dalla sua penna, e dipinge agli occhi e alle orecchie di chi purtroppo non era presente quella sera, la piena soddisfazione e il godimento di chi come lei era presente. Abbiamo avuto tutte recensioni attente e molto positive, grazie soprattutto al giovane ma esperto cast, e alla regia della grande Vivien Hewitt molto curata. Pertanto ci auguriamo di vederLa sempre in prima fila a recensire le nostre produzioni. Cogliamo l'occasione di augurare a Lei, al capo- redattore dott.ssa Alessia Pizzi e a tutto lo staff di Culturamente un Buon Natale e un meraviglioso 2016, Wally Santarcangelo