Con “Le difettose” continua la rassegna per le donne al Brancaccino

In scena questo fine settimana “Le difettose” con Emanuela Grimalda all’interno della rassegna “Una stanza tutta per lei” al Brancaccino. Il testo è liberamente ispirato al romanzo di Eleonora Mazzoni.

A un certo punto della vostra vita voi donne sentite un vuoto strano. Non sapete più cosa farne di tutta questa libertà, l’avete spolpata fino all’osso, il piacere non è abbastanza, tutti i traguardi raggiunti non sono abbastanza, niente è abbastanza: è qui che si sveglia la figura materna. In maniera irrefrenabile tra i 35 e i 40, vi buttate sulla fecondazione assistita.

Carla Petri, quarantenne ricercatrice universitaria, decide con il compagno Marco di avere un figlio, ma l’ansia e l’età non aiutano nell’impresa.

Intorno a lei si alternano il medico, l’anestesista, le amiche, la madre e il compagno; tutti interpretati dalla bravissima Emanuela Grimalda che, in un monologo tutto d’un fiato, intrattiene il pubblico. Divertendo, a volte lasciando perplessi e tristi ma sempre con una saggia verità accompagnata dai controsensi dei nostri tempi.

Le sue ovette dovranno essere messe vicine agli spermini di Marco, per cercare di raggiungere la tanto aspettata fecondazione, la trasformazione in morula, in embrione e, infine, del piccolino. La schiettezza dell’anestesista la mette davanti alla realtà: l’età fertile è quella compresa tra i 14 e 25 anni, “non esistono lifting alle ovaie”. Mentre Carla soffre e si sottopone a cure ormonali, punture  e operazioni per ben cinque volte Marco la sostiene in questo percorso, facendo la sua parte.

Ogni volta in un albergo vicino alla clinica deve fornire gli spermatozoi nei tempi stabiliti per poter effettuare l’atto.

L’ansia cresce mentre la masturbazione viene simulata perfettamente in un crescendo di tensione. Il tempo stringe, mancano 10 minuti, poi 5 poi 2, poi 1.. Poi finisce e… “Non ci riesco. Carla sarà delusa da me, non c’è più tempo, l’ho finito tutto il tempo”. Un ticchettio di orologio segna il suo trascorrere veloce.

Ma c’è anche un altro personaggio interpretato da Emanuela: l’amica omosessuale che con la compagna Sonia si trova a Bruxelles per la fecondazione artificiale. La capitale belga è il regno dell’ inseminazione, se ne possono eseguire di ogni tipo, da single, omosessuali, attraverso l’ovodonazione, l’inseminazione assistita abbraccia ogni ceto sociale e ogni gusto.

I personaggi continuano ad alternarsi in un unico monologo, senza cambi di scena o di abito. Unico vezzo la pettinatura, prima i capelli sciolti poi a coda di cavallo e poi davanti agli occhi. Emanuela riesce anche con una scarna scenografia a rendere esattamente le diverse personalità dei sette personaggi, con un recitato perfetto e cambi di voce magistrali. Ci racconta il perché della scelta di questo tema:

“Ho letto il romanzo e ho pensato che la storia che raccontava mi riguardasse non solo come donna, ma anche come cittadina, come individuo che fa i conti con le trasformazioni in atto nella società in cui vive, con i suoi conflitti, coi suoi costanti interrogativi. Mi piaceva l’idea di parlare della fecondazione assistita nei termini dei sentimenti e persone e non di leggi o ideologie”.

Al Brancaccino fino a domenica 7 maggio Emanuela Grimalda in “Le difettose”.

 

Sara Cacciarini

Sara Cacciarini giornalista pubblicista, si è laureata in Scienze Naturali e ha conseguito un Master di Comunicazione e Giornalismo Scientifico a La Sapienza di Roma. Collabora con CulturaMente dal 2016, è appassionata di teatro, musica e cinema.

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