Il Teatro Palladium ha portato in scena il 18 ed il 19 maggio il capolavoro assoluto di Pietro Mascagni, la “Cavalleria Rusticana”, tratta dalla novella omonima di Giovanni Verga, un’opera dove si mette in scena una Sicilia passionale e vitale. La regia era di Enrico Stinchelli, famoso regista e presentatore del programma radiofonico “La Barcaccia“.
I siciliani sono un popolo passionale, e così lo è la “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni, opera tratta dalla novella omonima di Giovanni Verga. L’opera di Mascagni ha un grande legame con Roma; qui infatti vi debuttò in maniera assoluta al Teatro Costanzi (l’odierno Teatro dell’Opera) il 17 maggio 1890 e dove è andata in scena il 18 ed il 19 maggio corrente anno al Teatro Palladium (la recensione si riferisce alla recita del 19 maggio, dove si è esibito in parte un cast differente da quello della prima recita).
Siamo in una Sicilia povera e passionale. Tutti a Vizzini sono pronti per festeggiare la Pasqua ma Santuzza è inquieta. Ella ha infatti capito che Turiddu, il suo grande amore, si è messo insieme a lei solo per far ingelosire Lola, la sua ex-fidanzata che lo ha abbandonato per mettersi con Compar Alfio. Quando ha la conferma di tutto ciò, Santuzza, accecata dalla gelosia, rivela tutto ad Alfio, il quale ucciderà il rivale durante il duello, nonostante sia Santuzza, pentitasi, che Mamma Lucia, l’amorevole madre di Turiddu, facciano di tutto per fermarlo. Ma l’urlo di una compaesana, che nel testo di Verga si chiama Gnapi Puzza, che grida: “Hanno ammazzato Compare Turiddu!“, gela loro il sangue e conduce l’orchestra e la storia verso la catarsi finale.
Un’opera passionale, estremamente violenta e dolce allo stesso tempo, come dimostra il celebre Intermezzo, usato come colonna sonora di alcuni celebri film come Il Padrino.
L’Orchestra Roma Sinfonica, il Coro di Roma Tre ed il direttore Isabella Ambrosini hanno suonato, cantato e diretto molto bene, nonostante i tempi a mio avviso un poco troppo lenti del direttore e talvolta una non perfetta sincronia tra orchestra e palco (come nel Coro della Pasqua) ma si tratta di peccati veniali in una serata di grande musica.
Silvia Pasini ha creato una bellissima Santuzza, nonostante qualche perdonabile incertezza, con una voce bella, luminosa ed espressiva; un unico neo un’eccessiva staticità fisica sul palco.
Manrico Carta ha risolto con grande impegno e sforzo l’ingrato ruolo di Turiddu, pur avendo una voce a tratti morchiosa.
Il migliore, a mio avviso, in campo è stato Alessio Quaresima Escobar (nome adatto per la Pasqua) come Alfio, dalla voce molto bella e perfetto scenicamente. Il pubblico gli ha riservato i più calorosi applausi.
Molto brave e partecipi scenicamente Serena Muscariello come Lola e Francesca Romana Cassanelli come Mamma Lucia, un personaggio bellissimo, una donna forte e debole, madre e suocera amorevole e disperata allo stesso tempo.
La regia era del grande Enrico Stinchelli, famoso regista, critico musicale e presentatore di un programma radiofonico che per gli amanti dell’Opera è un must: “La barcaccia” in onda tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 13:45. La sua regia, nonostante qualche caduta di buon gusto (i due bodyguards di Compar Alfio, la banda di paese e forse un’eccessiva staticità delle masse), era bella ed emozionante perché era la Cavalleria Rusticana. Enrico Stinchelli, da profondo e fine conoscitore che è dell’opera lirica, sa che bisogna vedere l’opera che è in cartellone, magari inserendo delle idee particolari che possono non piacere ma senza stravolgere la musica ed il libretto (non come fanno altri registi come Dmitri Tcherniakov con la sua messa in scena della Traviata dove Alfredo tagliava la verdura, o Calixto Bieito con il suo allestimento de Il Ballo in Maschera, dove alcuni cantanti apparivano stando seduti su dei water).
Una bellissima serata all’insegna di Mascagni, della grande musica, della grande intelligenza artistica e del grande genio. Bravi ragazzi!
Marco Rossi