Per il DOIT Festival è andato in scena uno spettacolo bellissimo e interessante dal titolo “Il canto della Rosa Bianca – Studenti contro Hitler”.
Si deve sempre uscire da un teatro con qualcosa in più. Lo spettacolo deve dare emozioni, far pensare, ed è quello che è successo il 21 marzo, dopo aver visto “Il canto della Rosa Bianca – Studenti contro Hitler“, spettacolo scritto e diretto da Maurizio Donadoni della Quasi Anonima Produzioni- Indole Teatro con il sostegno della Fondazione INDA. L’opera è andata in scena il 21 ed il 22 marzo presso l’Ar.ma Teatro per il DOIT Festival.
Lo spettacolo, complice la regia e la drammaturgia bellissima di Maurizio Donadoni e la bravura di tutti gli interpreti (Gianluca Ariemma, Antonio Bandiera, Nicasio Catanese, Federica Cavallaro, Eleonora De Luca, Gianni Giuga, Laura Ingiulla, Vincenzo Paterna, Maddalena Serratore, Claudia Zàppia) riesce a descrivere perfettamente la follia di Hitler.
Dal suo mancato ingresso all’Accademia, al partecipare alla Prima Guerra Mondiale, fino ad entrare nei ranghi del nazionalsocialismo tedesco ed essere eletto Cancelliere nel 1933.
Il testo e la forza dei giovani attori, con una recitazione estremamente dinamica, ha catapultato noi tutti nella follia hitleriana. Il progetto hitleriano è stata alimentato dalla confusione e paura che regnava nella mente dei tedeschi dopo la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, ed Adolf Hitler ha puntato tutto su quest’aspetto. La prima parte dello spettacolo era di un dinamismo, potremmo dire, potremmo dire. I bravissimi attori sono stati capaci di mettere in luce l’aspetto ridicolo del progetto di Hitler.
Qualcosa deve essere cambiato
Poi qualcosa è cambiato, i ritmi si sono acquietati per parlare di una storia vera. La storia de “La Rosa Bianca” un’organizzazione formata principalmente da studenti. I quali protestavano contro la politica di Hitler. Ragazzi come Hans e Sophie Scholl, Alexander Schmorell e Christoph Probst, armati della loro ideologia, di volantini e di un ciclostilo, hanno incominciato a spargere le loro idee. Purtroppo uno dei volantini gli è stato fatale. Sophie ne ha lanciate delle copie in mezzo alle sale dell’Università di Monaco. Un bidello nazista ha visto i ragazzi e li ha fatti arrestare. Viene intentato un processo, tutti vengono imprigionati e decapitati. Uno di questi volantini finirà in mano dei soldati inglesi e delle copie verranno fatte volare sulle città tedesche.
La forza di questo spettacolo è, come ha detto alla fine Adriano Sgobba, la parola. Il teatro di questi ragazzi è un teatro di parola. La parola e la propaganda sono serviti a Hitler, la parola è servita a la Rosa Bianca.
Come spesso succede, queste storie cadono nel dimenticatoio. Non bastano buoni intenti, come un bello spettacolo, un bel film e dei nomi sulle targhe (eh si, ad Hans e Sophie Scholl è intitolato uno dei viali di Villa Ada), ma servirebbe un risveglio delle coscienze, cosa di cui dubito molto. Ma proprio per questo servono questi spettacoli. La gente deve sapere, perché quando una via si chiama cultura non potrà mai chiamarsi ignoranza. La Rosa Bianca è, in fondo, in ognuno di noi. Basta solo cercarla.
Marco Rossi