“La Buona Novella” a teatro con le musiche di De André

“La Buona Novella” a teatro con le musiche di De André

La vita dura degli emigranti raccontato in “La Buona Novella – Anno Hominum 2016”, in scena al Teatro Ambra con le canzoni di Fabrizio De André.

Natale è una festa di speranza, di gioia. È la festa dei bambini; i nostri figli, nipoti, cuginetti scartano i regali. Noi tutti brindiamo e mangiamo fino a sentirci male. Ma Natale è anche una festa molto triste: fa freddo, piove, le persone sole soffrono ancora di più la solitudine, nonostante 2016 anni fa, in una fredda grotta di Betlemme, con il solo calore di una madre, di un padre, di un bue e di un asinello nacque la speranza. Speranza che, però, oggi, è solo un lusso per alcuni.

Lo spettacolo La Buona Novella – Anno Hominum 2016, in scena dal 18 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017 al Teatro Ambra alla Garbatella di Roma, parla proprio di questo. (La nostra recensione si basa sulla recita del 26 dicembre 2016).

la buona novella

Nella terra devastata della Giordania, le donne tentano di ribellarsi allo stato islamico. Una di esse, Maria, nonostante la difesa della sorella, viene venduta da un mercante di schiavi ad un uomo, un falegname di nome Giuseppe, un brav’uomo, che sente solo una forte solitudine dopo la morte della moglie.

Egli tratta Maria come sua figlia e lei viene accolta dai figli di Giuseppe, Aida e Omar, come una vera sorella. Durante una notte, spietata e crudele, un amico di Omar, Amir, abusa di Maria, lasciandola incinta di una bambina di nome Gesù. Tutta la famiglia sente il bisogno di dover cambiare vita. Dalla Siria, dove abitano, viaggiano e s’imbarcano verso l’Italia. Un crudele destino, misto a cattiveria umana, farà sì che Giuseppe muore durante il viaggio.

Maria si ritrova con i suoi due fratelli acquisiti ed una bambina da crescere, ed una vita di stenti, in un paese ormai diffidente e non più accogliente come le tradizioni hanno tramandato. Gesù cresce, per guadagnarsi da vivere lavora nei campi per due euro l’ora.

Ma ecco che la sua voglia di giustizia la spinge verso un piano pericoloso: organizzare con due suoi amici conosciuti nei campi, Dimaco e Tito, una rapina all’Olgiata. Dopo la morte di uno dei amici durante la rapina, Gesù e l’altro “ladrone” rimanente saranno imputati in un processo di cui non vedremo mai la fine. Ma il perno di tutto è sempre lei, Maria, che regge il peso delle vite a lei più care.

la buona novella

Lo spettacolo, con i testi di Martina Cesaretti e Valter Casini, il quale cura anche la regia, è estremamente attuale.

Le storie di Maria, di Omar, di Aida, di Gesù, di Dimaco, di Tito e di Giuseppe sono storie estremamente vive, e sono rese ancora più tali dalle bellissime canzoni de “La Buona Novella“, storico album del 1970 di Fabrizio De André, qui con gli arrangiamenti della PFM. Esso racconta delle vicende di Maria, di Giuseppe e di Gesù da un punto di vista molto umano più che divino, le loro passioni negate. Il dolore di Maria sotto la croce del figlio è un dolore umano, infatti come dice nelle Tre Madri: “Non fossi stato figlio di Dio t’avrei ancora per figlio mio“.

Gli anni ’70 erano gli anni delle contestazioni giovanili più significative del Novecento ed ecco la risposta di Fabrizio De André a chi chiedeva il perché, proprio in quel periodo, della necessità di raccontare vicende che conosciamo da bambini e la spiegazione della canzoni, fatta in maniera più alta della mia, durante lo storico concerto al Teatro Brancaccio di Roma nel 1998.

https://www.youtube.com/watch?v=b7v7cCCMmlA

La storia si addice perfettamente alla vicenda della nostra Maria. Ella porta su di sé il destino di tutti (come esattamente la Vergine è stata costretta a fare). Ma il suo dolore è quello di una vita negata, di una dignità non rispettata e costantemente calpestata. Maria è donna fra le donne, è simbolo e sinonimo delle donne maltrattate, violentate, uccise nel fisico e nell’animo in tutte le società del mondo. Maria è una persona trattata con diffidenza da una società che ha paura del diverso, lo rifiuta, lo oltraggia e poi va a festeggiare il Natale, non ricordandosi che Maria e Giuseppe subirono tanti anni fa lo stesso trattamento.

Questo bellissimo spettacolo, reso ancora più bello dalla bravura di tutti i performer, sia come attori, come cantanti e musicisti, ci serve per capire che il mondo non finisce con i nostri confini, va al di là delle nostre tavole imbandite, e siamo tutti fratelli. Dobbiamo fare in modo che le notizie, come quella della vicenda di Maria, ci smuovano qualcosa dentro l’anima e che non siano più freddi sottotitoli di un telegiornale o che, peggio ancora, diventino un’ abitudine, talmente alta è la loro frequenza.

Marco Rossi

@marco_rossi88

Foto di Stelvio Peti

 

Marco Rossi
Storico dell'arte e guida turistica di Roma, sono sempre rimasto affascinato dalla bellezza, ed è per questo che ho deciso di studiare Storia dell'Arte all'Università. Nel tempo libero pratico la recitazione. Un anno fa incontrai per caso Alessia Pizzi ed il suo team e fu amore a prima vista e mi sono buttato nella strada del giornalismo. Mi occupo principalmente di recensioni di spettacoli e di mostre, concerti di musica classica e di opere liriche (le altre mie grandi passioni)

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