Teatro Trastevere, un venerdì sera con “La bella che è addormentata“, lo spettacolo tratto dal libro omonimo di Gianluca Lalli.
Da un titolo che richiama – volutamente e ironicamente – la celeberrima favola della principessa addormentata a causa di una terribile maledizione, si snoda una trama che punta a denunciare alcune realtà ben precise, dannazioni del genere umano tutt’altro che fantasiose.
Nella prima parte dello spettacolo Lalli – voce e chitarra – accompagnato dalla seconda chitarra di Lorenzo De Angelis e da Alberto Salmè al flauto traverso, accompagna il pubblico in brevi flash di oppressione, potere e ingiustizia. Inframezzato dalle citazioni di autori del calibro di Orwell, Zamjatin, Huxley, Bradburyalle, che scorrono sullo schermo, il terzetto inneggia alla libertà, proponendo un’aspra satira di alcune tendenze umane legate al desiderio di dominare o all’inettezza di seguire, senza porsi poi troppe domande, nemmeno quando si compiono atti spregevoli.
…Non è così male starsene allegri e avere un padrone…
Viene ridicolizzata la morte dell’uomo “pecora”, la sconfitta di molti “lupi” che rinunciano ai propri denti per adeguarsi, la patetica fine dell’uomo come prodotto capitalistico, immerso in un universo dove “nel calendario del sesso l’amore non è permesso“.
Quando si crede che lo spettacolo sia tutto lì e i musicisti lasciano quella scena di cui sono stati i soli protagonisti, ecco arrivare sul palco Massimiliano D’Aloisio, pronto ad offrire agli spettatori il finale di questa storia.
Un po’ come il vaso di Pandora, da cui escono tutti i mali del mondo mentre sul fondo resta la speranza, le letture proposte dall’attore, dopo le denunce precedenti, toccano argomenti come l’amore, la pietà, l’attrazione: tutti sentimenti che accendono nell’uomo quell’unico desiderio di sopravvivenza, quell’ultima fiamma di ardore, che gli consente di andare avanti nonostante tutte le brutture del mondo che abita e di cui è spesso è vittima, volente o nolente.
Alessia Pizzi
Alessia Pizzi