“Il gabbiano” di Cechov vola al Quirino con Massimo Ranieri

Dalla collaborazione tra Giancarlo Sepe e Massimo Ranieri prende il volo al Teatro Quirino di Roma Il Gabbiano di Cechov, dal 19 al 31 marzo.

Perché andare a vederlo? Nel bene e nel male è una rielaborazione della grande opera di Cechov mai vista prima. Un testo teatrale partorito con dolore Il Gabbianoche dalla prima mise in scene al Teatro Aleksandrinskij di San Pietroburgo, quando ebbe un clamoroso insuccesso, è diventato uno dei lavori più rappresentati nella storia del teatro.

E anche adesso non manca di stupirci perchè quello di Sepe è un adattamento spregiudicato dell’opera con un’architettura scenografica  imponente e con sei attori di prim’ordine, tra i quali spicca Caterina Vertova nelle vesti di Irina Arcàdina.

La storia di Treplev, scrittore incompreso, del suo amore per Nina, il suo rapporto di odio/amore con la madre Irina, un’anziana e famosa attrice, e poi tutti gli altri splendidi personaggi con le loro intense storie scritte magistralmente dal giovane Čechov, rivivono in questo originale spettacolo.

I quattro atti della rappresentazione originale sono condensati in due parti che, compreso l’intervallo, hanno la durata complessiva di due ore circa. Occorre avere una conoscenza preliminare della versione classica dell’opera, secondo il mio giudizio, per comprendere pienamente l’intento rivoluzionario del regista.

Analizziamo ad esempio il ruolo di Massimo Ranieri nella parte del figlio, che rappresenta il corpo della narrazione, il teatro nel teatro che caratterizza il dramma di Cechov. Il Gabbiano Cechov teatro quirino massimo ranieri

Ranieri risulta una presenza inserita nel contesto come elemento di caratterizzazione forte dello spettacolo, poichè non si amalgama con il carattere drammatico degli attori di mestiere ma si pone come figura narrante e atemporale nel gruppo dei protagonisti, collaborando al riduzionismo dell’opera.

Canta l’amore, sfondo integratore della storia, con otto appassionate interpretazioni della canzone d’autore francese trasformando Trepliòv in una perfetta riedizione del classico chansonnier parigino Con Brel, Camal, Aznavour e gli altri si presta a compiere questa azzardata contaminazione con un velo di prudenza, che non teme di nascondere.

I temi centrali del pensiero di Cechov riguardo questa scrittura sono l’arte e la sua ragione d’esistere, il teatro come forma aulica della creatività e il  labirinto interiore nel quale la vita dell’attore si svolge senza soluzione di discontinuità con la finzione scenica.

E in questo sistema amplificato dei sentimenti e delle passioni i mezzitoni svaniscono e l’essere umano si trova ad essere esponenzialmente glorioso o sprofondato dalla mediocrità.

Sepe rappresenta tutto questo in un’ottica di modernità, condensando il ripiegamento introspettivo dei personaggi; sicuramente una prospettiva seducente per lo spettatore che si avvicina ai classici russi senza una preparazione adeguata.

Ma per i puristi forse qualche perplessità potrebbe nascere perchè il carattere dell’opera nasce come come un’allegoria psicologica continua che si giova di grandi riferimenti come Shakespeare, del quale Cechov era grande ammiratore.

Con tutte le perplessità del caso, è comunque  uno spettacolo da vedere per parlarne, e parlarne ancora…

Che siano proprio queste intemperanze a rendere vivo l’interesse per i grandi del teatro?

Massimo Ranieri getta l’incantesimo con Malìa napoletana al Teatro Quirino

 

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IL GABBIANO ( à ma mère ) da Anton Cechov con Massimo Ranieri

Adattamento e regia Giancarlo Sepe – Caterina Vertova – Pino Tufillaro – Federica Stefanelli – Martina Grilli – Francesco Jacopo Provenzano

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Antonella Rizzo

 

 

Poetessa, scrittrice, performer, giornalista. Collaboratrice di Culturamente dal 2015.

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