Giudizio Universale, lo show in scena all’Auditorium della Conciliazione, crea un’immensa suggestione per l’uso di 3D, tecnologie all’avanguardia, ma manca l’interazione con il pubblico.
Uscire da un teatro o un auditorium con un ma è sempre avvilente. Sarà forse che gli addetti ai lavori (essendo guida turistica) conoscono queste storie, ma Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel, la show ideato da Marco Balich e prodotto dalla sua Artainment Worldwide shows con la supervisione teatrale di Gabriele Vacis in scena ora all’Auditorium della Conciliazione, mi ha lasciato perplesso.
Ero molto curioso di vedere questo spettacolo, perché è uno spettacolo, creato con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani e con le musiche di Sting arrangiate da John Metcalfe. Eppure in questo spettacolo è mancato qualcosa.
Un’esperienza totale….
Michelangelo concepì i capolavori della Sistina in due fasi della sua vita: la volta, commissionata da Giulio II, fu dipinta tra il 1508 e il 1512, mentre il Giudizio Universale, commissionato da Clemente VII e dipinto sotto Paolo III, fu iniziato intorno agli anni ’30 del 1500 e finito nel 1541.
Marco Balich, produttore esecutivo di eventi come la Cerimonia d’Apertura delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016, in un’intervista del 19 febbraio sul Venerdì di Repubblica, ha detto le seguenti parole: “A me non interessa che la gente esca dalla sala dicendo” ah, carino il documentario”. Voglio che restino senza parole per mezz’ora come quando sono uscito da 2001 Odissea nello Spazio. Voglio che sia un momento di sbigottimento, un’esperienza totale, artistica, emotiva e perché no spirituale“. Balich continua dicendo “Per tutti, dalla famigliola agli autostoppisti con lo zaino, dal cattolico all’ateo al buddhista, fino alla fascia di pubblico più difficile: gli adolescenti abituati a videogiochi e film di supereroi. Se riusciamo a fargli passare un’ora senza sbirciare il telefonino, abbiamo vinto“.
La divulgazione è importante nel mondo odierno. Si tratta del primo spettacolo in Italia di Artainment, una forma di arte che unisca musica, spettacolo, performance e arte. Le immagini hanno un grande potere di stimolare il processo creativo mentale. L’arte e la cultura vanno portati al popolo. Le riproduzioni in 3D usate per questo show, curate da Luke Halls, erano spettacolari, così come le luci di Bruno Poet e Rob Halliday, il sound design di Mirko Perri, i costumi di Giovanna Buzzi e le voci di Pierfrancesco Favino e Susan Sarandon (rispettivamente Michelangelo e la Bibbia). Anche tutto il resto dell’equipe tecnica e artistica è stato notevole.
…che si trasforma…..
L’intero Auditorium è stato trasformato nella Cappella Sistina, immagini spettacolari del Giudizio Universale venivano proiettate sul fondo. Il pubblico era stordito dal suono gioioso delle campane per l’elezione del papa (nella Sistina avviene il conclave) e addirittura compare un finto camino (la famosa fumata bianca o nera). L’intento dei creatori era stimolare un possibile turista a visitare la Cappella Sistina. Bersaglio che sicuramente sarà stato centrato.
…….. a cui manca qualcosa
Vi è però una questione fondamentale per me da sottolineare: in questo show mancava l’interazione con il pubblico. L’interazione è parte fondamentale di uno show: il pubblico si sente coinvolto. I pochi dialoghi presenti, curati da Luca Speranzoni, erano purtroppo poveri.
L’interazione, fornita di dialoghi che avessero spiegato meglio dei capolavori, latitava. Opinione non solo mia ma anche dei turisti seduti dietro di me. Mancavano poi figure fondamentali come quella di Papa Clemente VII Medici, il grande papa committente del Giudizio Universale.
Anche le musiche del maestro Sting non erano adatte al tema, mentre di grande effetto era il Dies Irae dalla Messa da Requiem di Giuseppe Verdi.
Un bello spettacolo a cui mancava qualcosa. Quel qualcosa che l’avrebbe potuto rendere veramente grandioso.
Marco Rossi
(Foto di Antonello&Montesi, Art by Balichworldwideshow, prese dal sito Artribune)