Facciamo che…Facciamo che io sono “Carmen che non vede l’ora”

Di cosa non vede l’ora Carmen? Di essere libera e forse liberare chi ascolta con la sua storia.

bartolini-baronio
La sera del 9 ottobre è andato in scena alle Carrozzerie n.o.t l’ultima novità del duo Bartolini/Baronio: “Carmen che non vede l’ora”. Avevamo già avuto occasione di apprezzare il loro lavoro con il dinamico “Passi” al Teatro Argot Studio. Stavolta non c’è una donna appesa al soffitto. Nessun conflitto di personalità. Non c’è l’oscurità di un dialogo incastrato nel subconscio. Troviamo invece un salotto luminoso. Il viaggio nella storia vera di Carmen procede con la dolcezza di un racconto di famiglia, rivolto al pubblico come al secondo invitato della serata. E così, seduti sul nostro divanetto invisibile, ogni barriera viene meno e ci troviamo tutti immersi nella vita di Carmen. Condividiamo le sue vicende come queste sono state a loro volta trasmesse agli attori e prima ancora vissute. Questo legame straordinario ci porta su una dimensione comune, ad un tempo storia d’Italia e di una donna, come di tutte le donne.

“Facciamo che… Facciamo che io sono Carmen.”

È con questa formula che gli anni di Carmen prendono forma concreta sul corpo di Tamara Bartolini. Sono scene e ricordi che si susseguono rapidi intorno ad una narrazione a turni, nell’alternarsi tra attore e personaggio. Così il duo racconta e ricrea la memoria con la magia di ombre proiettate sopra un muro. Imbrigliati nella rete di esperienze, scandiamo insieme i momenti di un’esistenza: dal matrimonio combinato alla volontà di essere libera. Dopo l’ex Jugoslavia e l’Africa, viaggiamo con lei verso l’Italia del dopoguerra rincorrendo i fulgidi anni Sessanta, per poi fuggire a Roma ad insegnare educazione sessuale con le canzoni dei Pink Floyd. Al termine di tutto, la sensazione di aver assistito ad una favola di vita vissuta.
Il duo Bartolini/Baronio colpisce ancora una volta con una recitazione profondamente naturale, dalla potente forza comunicativa. È una madre fatta d’arte che sa scovare l’esperienza comune e immergere il pubblico nella condivisione totale di una vita espressa in ricordi. È quella perfetta complicità tra l’uomo che canta, col sorriso farabutto della canzone popolare, e la sensualità della donna, creatrice del proprio corpo e della libertà della sua storia. I gesti, la voce, i dialoghi, la scena: ogni elemento si mostra con la semplicità vera e propria di un salotto a cui siamo tutti invitati. Così la naturalezza si fa un sidro dolce e splendido.
È un teatro dal respiro sincero, senza grandi artifizi; eppure, nella sostanza, più vicino al capolavoro di tutti gli altri. Ancora una volta Tamara Bartolini e Michele Baronio si attestano fra i punti di forza del teatro romano contemporaneo.
(Foto di Matteo Nardone)
Gabriele Di Donfrancesco


Nato a Roma nel 1995 da famiglia italo-guatemalteca, è un cittadino di questo mondo che studia Lingue e Lettere Straniere alla Sapienza. Si è diplomato al liceo classico Aristofane ed ama la cosa pubblica. Vorrebbe aver letto tutto e aspira un giorno ad essere sintetico. Tra le sue passioni troviamo il riciclo, le belle persone, la buona musica, i viaggi low cost, il teatro d'avanguardia e la coerenza.

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