“Era la nostra casa”, una commedia cinica al Teatro dei Conciatori

“Era la nostra casa”, andato in scena al Teatro dei Conciatori fino al 14 febbraio, è il simbolo di un mondo cinico, crudele, spietato, completamente privo di dialogo che attanaglia la nostra società.

Una coppia arriva nella propria casa di campagna per tentare di ricucire un rapporto ormai logorato da anni. La loro figlia, la loro unica figlia Irene, è andata all’estero per studiare e loro si ritrovano completamente soli. Da qui inizia l’avventura di “Era la nostra casa“, spettacolo scritto da Nicola Zavagli andato in scena con i membri della Compagnia Teatri d’Imbarco presso il Teatro dei Conciatori dal 9 al 14 febbraio.
Teatri d'Imbarco
Ph Gianluca Pierro

Anna e Carlo sono rispettivamente una bottegaia ed un poeta/professore di lettere. Entrambi sono due adulti disillusi, completamente soli. La loro figlia Irene è partita per il Canada e loro si sono accorti di non conoscersi. Entrambi attraversano una grave crisi. Carlo da tempo non sente più l’ispirazione per scrivere ed Anna è preoccupata per la situazione economica della sua attività.
Per recuperare un qualcosa della loro storia si recano presso la loro casa di campagna, un edificio completamente dimenticato e da ristrutturare, ma gli scontri si fanno ancora più presenti, fino a quando Anna non scopre un terribile segreto: Carlo la tradisce. La tradisce perché non la ama più e si sente ingabbiato in questo rapporto ormai senza più senso. Ecco allora spuntare anche Martina, la giovane amante di Carlo, con la quale egli sembra aver ritrovato la perduta felicità.
Dopo pochi mesi dalla separazione Anna, senza più lavoro, ritorna a vivere in questa casa dove ormai Carlo vive con Martina e così diventa confidente di entrambi. Martina aspetta un bambino da Carlo ma, a causa dei suoi traumi infantili (anche lei è nata da una coppia perennemente in contrasto), non ne vuole sapere. Carlo vede in quel figlio la possibilità di ottenere una sorta di seconda giovinezza, ma Martina gli rivela una verità sconvolgente: il figlio non è suo e se ne va via. Per Carlo l’unica speranza ed appiglio è Anna. Riusciranno i nostri personaggi a ritrovare l’amore, loro stessi e la loro intimità perduta da tempo? Non lo sapremo mai.
La commedia scorre in maniera feroce e violenta. Anna e Carlo sono il simbolo di questa società odierna che non riesce più a comunicare, ad amare, a parlare, a vivere insieme. Ognuno è chiuso nei propri pensieri e nei propri problemi. Un mondo cinico che non lascia nessuna speranza. I tre personaggi, ottimamente interpretati da Marco Natalucci, Beatrice Visibelli e Valentina Cappelletti, sono tre figure solitarie, depresse, senza una direzione ed una meta, le quali possono solo aggrapparsi le une alle altre per tentare di non cadere.
Ed ecco che questa casa, una casa tutta distrutta come loro stessi, diventa il luogo che li imprigiona ma allo stesso tempo li costringe ad un confronto diretto. Essere lì dentro li obbliga ad essere loro stessi, a non indossare quella maschera che molto spesso tutti quanti usiamo per celare i nostri pensieri. La commedia è molto cinica e sconsolata, ma offre un finale in sospeso nel quale possiamo anche intravedere la luce in fondo al tunnel. La domanda quindi è: ne saremo tutti quanti abbagliati o rimarremo nelle tenebre delle nostre anime solitarie ed indecise

Marco Rossi

Marco Rossi
Storico dell'arte e guida turistica di Roma, sono sempre rimasto affascinato dalla bellezza, ed è per questo che ho deciso di studiare Storia dell'Arte all'Università. Nel tempo libero pratico la recitazione. Un anno fa incontrai per caso Alessia Pizzi ed il suo team e fu amore a prima vista e mi sono buttato nella strada del giornalismo. Mi occupo principalmente di recensioni di spettacoli e di mostre, concerti di musica classica e di opere liriche (le altre mie grandi passioni)

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