Maria è una donna che crede di avere tutto, ma in realtà è sola, terribilmente sola. “Una donna sola” di Franca Rame, andato in scena al Teatro Kopò, è un testo ironico ma drammatico sulla condizione della donna moderna.
Maria è una donna che sembra contenta, sembra avere tutto. Ma soffre, soffre molto dentro di sé. Maria non è rispettata e non è amata. È una donna a disposizione, una donna oggetto, ed è su questo principio che si basa “Una donna sola“, spettacolo scritto dalla grande Franca Rame andato in scena dal 21 al 24 aprile al Teatro Kopò, proprio in una sala dedicata a questa grande artista recentemente scomparsa.
La scena è dominata dal colore rosa, colore simbolo della femminilità ma anche stereotipo di tutto ciò che è femminile. Siamo all’interno di una cucina e tutti gli oggetti che ne fanno parte sono delle sagome di cartone, simbolo di quel finto benessere di cui Maria crede di far parte. All’improvviso, però, la donna si apre e si confessa ad una vicina di casa: è una donna oggetto, completamente a disposizione del marito Alfredo, che la picchia, del cognato – vittima di un violento incidente e ospite in casa loro – che la molesta, del figlio piccolo, di un vicino guardone e di un pervertito che la chiama al telefono incessantemente. Non ha più personalità, è diventata un oggetto ad uso e consumo degli uomini che la circondano. Ed ecco che infatti si butta tra la braccia di un altro uomo, un suo vicino di casa, ma anche lui è morboso e la vuole a sua completa disposizione. Maria non ce la fa più ed arriva addirittura ad un tentato suicidio, dal quale sarà proprio il marito a salvarla. Ma ormai il suo equilibrio si è rotto e decide d’imbracciare un fucile per uccidere il suo carceriere e tutti gli uomini che la oltraggiano. Chi sarà la sua prossima vittima?
Lo spettacolo portato in scena al Teatro Kopò con la bravissima Francesca Epifani presenta una narrazione dal ritmo assolutamente incalzante e trascinante senza mai fermarsi. Il pubblico rimane coinvolto in questo turbinio che altro non sarebbe che il vortice psicologico nel quale si trova la protagonista.
La forza di tale spettacolo, oltre alla bravura dell’attrice, capace di parlare ed intrattenere il pubblico attraverso lo sfondamento della cosiddetta “quarta barriera“, cioè quel limite invisibile tra palco e pubblico, risiede nel testo, carico di amara ironia. Sì, perché si ride, ma si ride amaramente pensando a quanto questo testo sia così fortemente attuale pur essendo stato scritto circa quarant’anni fa.Ancora oggi capita che la donna sia considerata “oggetto”, senza una propria dignità: dai numerosi femminicidi di cui oggi la cronaca purtroppo è piena, alla preclusione di alcuni diritti assolutamente primari, come quello all’istruzione, le donne oggi sono ancora violentate, oltraggiate, costrette a prostituirsi, o vendute come beni dalle loro famiglie.
Le donne sono il simbolo della perfezione assoluta, ma soprattutto, e qui un povero scribacchino come me lascia la parola alla grande Franca Rame (che ricordiamo fu stuprata da alcune bestie a causa delle sue idee politiche), non devono mai perdere il rispetto di loro stesse.
Marco Rossi
@marco_rossi88
Gran bella recensione complimenti!
Grazie di cuore