Arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia della possibile chiusura del Teatro Due di Roma. Un’informazione che lascia perplessi come la comunicazione di un fatto inspiegabile e inaspettato. Il teatro, sito nel Vicolo dei Due Macelli 37 a Roma, ha ravvivato per tutto l’anno la città con una stagione ricchissima e variegata. Ultima chicca, terminata un paio di mesi fa, il DOIT Festival.
Per dirla in breve, il MiBACT non avrebbe intenzione di finanziare più il teatro, perché non idoneo al nuovo regolamento per lo spettacolo dal vivo, specialmente in termini numerici. L’estate 2015 continua a mietere vittime, dopo i teatri Tor Bella Monaca, Quarticciolo e Scuderie di Villino Corsini, è dunque la volta del Teatro Due. Ho avuto l’onore di seguire la sua attività per tutto l’anno e non riesco a capacitarmi più di queste dinamiche brutali. L’arte è per antonomasia un’espressione che non può limitarsi semplicemente a questioni di bilancio. Tutto il centro di Roma è ricco di piccoli teatri che lavorano duramente e costantemente, portando in scena spesso performance migliori perfino rispetto ai “colossi”. Io e la mia ex redazione (Tribuna Italia) abbiamo seguito praticamente tutti gli appuntamenti. Li abbiamo supportati, li abbiamo apprezzati. Quindi vi lascio le prove della precocità di questa “morte”, soprattutto a livello di promozione e dinamismo:
Mi chiedo, con un po’ di perplessità, se, una volta confermata, la notizia sarà diffusa. La chiusura dell’Eliseo (che tra l’altro riapre i battenti proprio quest’anno) fece grande scalpore illo tempore, ma si trattava di un teatro molto conosciuto.
Sembra che ai piani alti importi poco delle realtà minori, che invece scaldano i cuori di tanti cittadini appassionati di teatro. Con una sforbiciata crudele si taglia rapidamente, mentre la signora Cultura continua ad incarnare, sconsolata, il capro espiatorio del nostro “Bel” Paese.
Un’Ifigenia sacrificata sull’altare del menefreghismo.
Alessia Pizzi