Colpo di Scena: Carlo Buccirosso e il giallo che non ti aspetti

Colpo di scena
Colpo di Scena

Colpo di Scena, presentato al Traiano di Civitavecchia nell’ambito della stagione teatrale 2018/19,  è la nuova commedia di Carlo Buccirosso, attore di prim’ordine nel panorama teatrale e cinematografico italiano.

Una commedia a tinte gialle che sa regalarci una notevole tensione di scena ma anche risate e momenti di riflessione.

È un Carlo Buccirosso inedito quello che ci apprestiamo a vedere. Non perché l’attore sia nuovo a ruoli di un certo spessore (indimenticabile la sua interpretazione di Paolo Cirino Pomicino nell’acclamato capolavoro di Paolo Sorrentino, Il Divo), ma perché fa sempre un certo effetto vederlo meno faceto del solito.

Se anche, a onor del vero, Colpo di Scena promette e mantiene non solo la tensione tipica del più classico dei gialli ma anche e soprattutto quella brillante verve comica a cui, appunto, Buccirosso ci ha (e bene) abituati.

In Colpa di Scena, il Nostro interpreta la parte di un inossidabile vice questore, Eduardo Piscitelli, a capo di uno sgangherata ma efficiente squadra composta dall’inossidabile ispettore Murolo, i giovani e rampanti Varriale, Di Lauro e Farina, e l’esperta e rassicurante sovrintendente Signorelli. Tutti insieme saranno chiamati a risolvere un caso complicato e spinoso e un unico sospettato, il pluripregiudicato Michele Donnarumma (un intenso Gennaro Silvestro).

Colpo di Scena mette dunque in gioco gli elementi più classici del giallo poliziesco, con personaggi – se vogliamo – anche un po’ stereotipati, a partire dallo stesso vice questore Piscitelli, ritratto come un uomo di saldi principi, di poche parole, che ha dedicato la propria vita a combattere crimini via via sempre più violenti, in una realtà (la nostra) che ormai ci ha abituato a questi e altri orrori.

Colpo di Scena
Foto di Gilda Valenza

Momenti di tensione alleggeriti da esilaranti trovate comiche, aiutano Colpo di Scena a prendere letteralmente in volo, ancora di più – se vogliamo – nel secondo atto, quando, come nella migliore tradizione gialla, i tempi diventano più concitati, i dialoghi più serrati, l’azione più incisiva.

E per un attimo, diversi attimi in realtà, ci si dimentica persino di trovarsi in un teatro: merito di una trama avvincente e della bravura degli attori, mai sopra le righe, mai forzata.

Colpo di Scena è però una commedia che cerca e trova, anche, una certa profondità: il rapporto che lega Piscitelli al padre, ex colonnello dell’esercito affetto da Alzheimer, è qualcosa di complesso, struggente, che si snoda (e si rivela) con una certa lentezza.

Così come il rapporto di quest’ultimo con la badante rumena Gina (una intensa Elvira Zingone) depositaria, suo malgrado, di segreti di famiglia, il cui attaccamento verso l’uomo che deve accudire, un attaccamento sincero e spassionato, viene fuori un po’ alla volta, quasi centellinato.

Rapporti che non si spiegano, parole a metà, atteggiamenti che, almeno all’inizio lasciano spiazzati lo spettatore. E’ tensione anche questa, cercare di capire, di cogliere quel particolare che, non c’è altra spiegazione, deve essere sfuggito.

Sono i rapporti, infatti, il vero punto di forza di Colpo di Scena. Rapporti che all’inizio faticano a trovare un posto, un inquadramento, una ragion d’essere per poi essere visti nel finale, non risolti, forse, ma compresi e finanche accettati.

Un finale che lascia un po’ l’amaro in bocca, che forse non spiega tutto, perché tutto, nei rapporti di famiglia, nei segreti di famiglia, non può essere spiegato. Compreso, magari. Ma non spiegato.

Chiara Amati

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