Al Teatro Tor Bella Monaca è andato in scena il 19 e 20 maggio 2018 Cola, rielaborazione del celebre testo “U sapiti com’è” di Francesca Sabàto Agnetta.
Un poesia, un fiore delicato. Un ragazzo con una luce negli occhi particolare. Cola, nello spettacolo omonimo andato in scena al Teatro Tor Bella Monaca il 19 e 20 maggio 2018 prodotto dall’Associazione Culturale Arciere e Fondamenta Teatro e Teatri, ci ha raccontato il suo mondo.
Un animo fragile
Per spettacoli del genere vale la pena di attraversare tutta la città. Il Teatro Tor Bella Monaca, distante due ore d’autobus da casa mia, ha accolto il 19 e 20 maggio 2018 uno dei più bei spettacoli che abbia mai visto: Cola, rielaborazione del testo “U sapiti com’è” di Francesca Sabàto Agnetta.
Cola è un ragazzo che ha un ritardo mentale. Vive in una Sicilia molto povera ed intrisa di credenze popolari. Su questa terra unico suo appiglio è la madre, la quale è scomparsa. Cola si muove costantemente alla ricerca dell’amore, della vita, parla dei suoi fratelli e dei loro drammi personali con ironia e leggerezza.
È una persona estremamente sola.
Cola ci racconta il suo mondo. Egli vuole essere accettato da un mondo che, purtroppo, ancora oggi ha delle difficoltà a rendere le persone con ritardi mentali parte integrante del tessuto societario.
Il lungo monologo (un’ora e un quarto circa) è stato interpretato dal bravissimo Andrea Puglisi. Il giovane attore catanese ha raccontato in un’intervista apparsa su RomaToday di aver voluto portare in scena questo testo dopo aver visto a teatro la versione originale. Nella stessa intervista egli ha raccontato il rapporto con questo testo: “non sviscera alcuni argomenti ritenuti dei tabù: il rapporto morboso del giovane Cola con la madre (a tratti quasi incestuoso, anche se solo metaforicamente), l’amore in tutte le sue sfaccettature, il sesso e la morte. Tutto veniva accennato e lasciato, come dire, sospeso in un limbo. Sono partito da li. Da ciò che non viene detto. Dal “limbo” dove il giovane è rimasto dopo la morte. Ho sentito la necessità di dare voce a Cola e ho immaginato (insieme alla drammaturga che ad arte ha riordinato le mie idee) le svariate situazioni e storie che potevano essere raccontate dal protagonista della mia storia”.
Una storia moderna
Attraverso la rielaborazione di Stella Saccà e la regia di Marco Silani, Andrea Puglisi ci ha raccontato una storia moderna. Un ragazzo normale (perché le persone con disabilità mentali sono persone normali) che vuole semplicemente vivere in un mondo ancora non pronto ad accettarlo.
Un telo usato per creare personaggi particolari (come le fattucchiere sinonimo di superstizione), una sedia e dei vestiti della madre. I vestiti della madre indossati da Cola erano sinonimo del loro rapporto stretto. Cola era ed è solo. Oltre alla madre, aveva come sfogo e sostegno Gesù, al quale si rivolgeva spesso.
La Sicilia era un pretesto per raccontare una storia di emarginazione.
Veramente commovente
Marco Rossi
(Foto di Claudio Cascioli tratta dal sito RomaToday)