I colori dominano la scena di questo spettacolo, il rosso di Sicilia e il blu di Boemia, ancora una volta Sbardella riesce a proporre con “leggerezza” un testo complesso e articolato, divertendo il pubblico in tre ore di spettacolo.
Il contesto magnifico del Silvano Toti Globe Theatre, in legno, una riproduzione dell’omonimo teatro elisabettiano di Londra, una sera d’estate, l’aria più fresca e l’allegria di questa compagnia trasportano lo spettatore lungo la trama di quest’opera. La regia di Elena Sbardella lascia la sua inconfondibile impronta anche qui, riuscendo perfettamente nel suo intento di “creare una squadra disposta a giocare, la voglia di raccontare una storia e condividerla con il pubblico”.
Racconto d’inverno è una storia di passione, gelosia e perdono.
Lo spettacolo si apre in Sicilia: “
La nostra rossa Sicilia, viva, ci prepariamo a festeggiare”. Troni in velluto e costumi rossi, sgargianti, stoffe antiche (di
Cappellini & Licheri).
Polissene re di Boemia, interpretato da Gianluigi Fogacci, trascorre nove mesi dal suo amico fraterno Leonte, re di Sicilia, (Alessandro Averone). Al momento di partire viene pregato in tutti i modi di restare ancora un po’ di tempo a corte, ma senza successo. Leonte chiede così alla bella Ermione (Carlotta Proietti) sua moglie, di persuaderlo a rimanere. La bella regina ci riesce, ed è allora che s’insinua in Leonte il dubbio e la gelosia, si convince che la bimba che ha in grembo sia frutto di un tradimento. Sofferenza e cieca gelosia di Leonte, incredulità di Ermione e di tutta la corte, rabbia e turbamento di Polissene aprono le voragini della tragedia: Mamillio (Francesco De Rosa) il primo figlio, del re e della regina, dopo l’accusa alla madre davanti a tutta la corte di essere una puttana muore di dolore ed Ermione cade. La freddezza di chi è nel giusto si sgretola, sviene, “è morta” urla Paolina la fedele dama della regina e attacca il re suo padrone: “eretico è chi accende il fuoco non chi vi brucia dentro”.
Nel secondo atto siamo in Boemia in Blu. C’è l’abbandono, da parte del re di Sicilia, della figlioletta Perdita (Neva Leoni) appena nata che viene trovata e allevata da un pastore e dal figlio.
Paolina rimprovera il re per aver abbandonato la neonata “Perfino un demonio avrebbe allagato di lacrime l’Inferno prima di farlo”.
Perdita cresce, passano 16 anni e s’innamora di Florizel (Federico Tolardo), il figlio di Polissene: in un susseguirsi d’intrecci shakespeariani i due amanti si vogliono sposare, ed è qui che c’è il colpo di scena. Il finale.
I costumi dai colori vivaci, piccoli dettagli: i giocattoli antichi, un’altalena e un cavallino di legno in scena durante tutto lo spettacolo ricamano la scenografia scarna ma efficace. L’allegria nella tragedia, l’odio nel troppo amore, il perdono dopo la condanna, canti e balli. Un ottimo cast, affiatato e allegro, bravo Mamillio anche per la sua giovane età, bravi il servo (Filippo Laganà) e il buffone (Paolo Giangrasso); Camillo (Pietro Montandon), in un ruolo così difficile eppure reso giusto e divertente, fondamentale Paolina (Ludovica Modugno) nel condurre la scena e il gran finale, divertenti nella narrazione e gli intermezzi Mopsa (Mimmo Mignemi) e Dorca (Marco Simeoli).
Dal 26 agosto all’11 settembre ore 21.00 il Silvano Toti Globe Theatre a Villa Borghese.
Sara Cacciarini