Le stanze intime di Alda Merini: poesia a teatro

Alda Merini biografia

Antonio Nobili  omaggia la grande Alda Merini con Dio arriverà all’alba, in scena al Teatro Due di Roma dal 20 al 24 febbraio.

La poesia è lo spazio intimo dell’anima, spazio in cui la stessa tende alla libertà.

È il luogo in cui l’anima di Alda Merini, poetessa dell’emozione per eccellenza, vive la sua esistenza complessa e passionale.

Dio arriverà all’alba è uno spettacolo che mette in scena la genialità e la sensibilità di una donna che si è poggiata sul reale con la delicatezza di una farfalla, facendoci dono del suo più intimo pensiero.

Una messa in scena che ci introduce nelle stanze segrete della sua casa dove le parole sembrano volteggiare, seguendo la scia fumante di mille sigarette.

L’intimo focolare di Alda Merini

Il telefono squilla. Un professore universitario chiama la sua vecchia e stimata amica Alda Merini, interpretata da una straordinaria Antonella Petrone, chiedendole la cortesia di seguire un giovanotto, Paolo (Valerio Villa), che sta svolgendo delle ricerche sulle dinamiche della poesia contemporanea.

Alda, amante della solitudine, inizialmente tentenna all’idea di accogliere in casa un estraneo, di lasciare entrare in quel mondo, fatto di un disordine voluto, di pareti piene di appunti, disegni e sogni, una nuova anima.

Il primo incontro porterà a successivi appuntamenti nei quali i due parleranno della radice della poesia e delle emozioni utili per generare versi,  strumenti di vita che non possono essere soffocati.

La poetessa dei Navigli svelerà al giovane Paolo, degno ascoltatore, il suo essere e il suo pensiero, racconterà parte della propria storia e nel suo svelarsi  si ritroverà inevitabilmente riflessa nella sua vera immagine.

Lo sguardo oltre i Navigli

Gli stati d’animo dei due si alterneranno. Il fuoco avvincente che scorre nelle vene di Alda invaderà l’esistenza apparentemente piatta  di quel giovane uomo fino a giungere al confine spesso raccontato dalla Merini nelle storie poetiche dei suoi giovani amanti.

Gli intervalli tra un incontro e un altro non sono che le riflessioni pungenti di una donna che sfida e parla con il proprio io, la sua anima giovane, interpretata da Sharon Orlandini.

Gradualmente la vita intima di Alda si lascia sfogliare attraverso lo sguardo delle persone che le sono state accanto: Arnoldo (Davide Fasano) amico carissimo, sensibile e impacciato con le donne; Anna (Virgina Menendez), la ragazza di servizio che si occupa della sua casa e di lei e di cui Arnoldo è innamorato; il dottor Gandini (Armando Puccio) che si reca a visitarla a casa e del quale insolente e divertita, si prende gioco.

Su ognuno di questi personaggi Alda poggerà la sua parola, a volte critica, altre premurosa ma pur sempre capace di toccare il profondo senza mai fermarsi alla superficie.

La consapevolezza del poeta

Alda è cosciente del suo vissuto, tanto quanto è cosciente della bellezza della stessa sofferenza che non può che appartenere ai poeti.

Come scrive ne La pazza della porta accanto:

«Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita.»

A 40 anni dall’emanazione della Legge Basaglia e a 10 anni dalla scomparsa di Alda Merini, questi versi descrivono a pieno la condizione esistenziale di una delle più grandi poetesse italiane e si fanno carne viva in questo spettacolo scritto e diretto da Antonio Nobili giovane drammaturgo, regista e direttore dell’Accademia di recitazione TeatroSenzaTempo.

Dio arriverà all’alba, racconta la fase matura della vita di Alda Merini trascorsa sui Navigli.

La poetessa si svela in tutte le sue sfaccettature: nella sua solitudine e malattia, nel baratro in cui ha vissuto la realtà del manicomio, nella sofferenza di una madre che abbandona, di una figlia mai capita, e nelle vesti di un’amante che ha dato e ha allontanato amore.

Durante lo spettacolo non mancano l’ironico, il dissacrante e la passione viscerale per la vita.

Tutto questo nelle vesti di una donna che siede in penombra su di una poltrona e canta l’amore e l’invisibile fecondità delle cose del mondo.

Mettersi a nudo come la poesia

Accarezzami, amore,
ma come il sole
che tocca la dolce fronte della luna.
Non venirmi a molestare anche tu
con quelle sciocche ricerche
sulle tracce del divino.
Dio arriverà all’alba
se io sarò tra le tue braccia.

Alda Merini, da Alla tua salute, amore mio

Dio arriverà all’alba è poesia che si fa teatro. È una performance emozionante che ci tiene ancorati all’interno di quella sala disordinata e ricca di ispirazione che è la stessa vita di Alda Merini.

È lo stratagemma per riconoscersi figli di una natura che, a volte seppur malevola, ci conduce a sperimentare la più alta forma di coraggio.

Dio arriverà all’alba è l’opportunità di emozionarsi guardando le stelle; è l’intenzione silenziosa che colora le labbra di una vecchia signora di rosso; è la rivelazione più scioccante che Alda Merini ci regala, la sua certezza: la poesia siamo noi e la libertà di poterci trasformare in versi è la consapevolezza più bella e rassicurante alla quale giungere.

Maria Grazia Berretta

Siciliana di nascita, romana di adozione, laureata in lingue straniere, ha vissuto a Lisbona dal 2014 al 2016. Simpatica e solare, trova nella scrittura e in tutto ciò che è arte e cultura il porto sicuro, un luogo senza tempo e senza spazio dove essere liberi.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui