[CulturaMente compie 7 anni! Questo articolo fa parte delle uscite "Le magnifiche 7 (penne)", un omaggio degli ex spacciatori di cultura per festeggiare insieme agli attuali spacciatori questo importante compleanno.]
Il medioevo, quel periodo storico così lungo e dal nome poco allettante, comprendendo un millennio di storia, racconta in realtà società e culture così diverse tra loro da meritare una suddivisione interna più definita. Quando pensiamo inoltre alla fine di quest’epoca, ci si palesa davanti, lapidario e prepotente l’anno 1492.
Ammesso che possiamo considerare la suddivisione storiografica in questo modo – e ne dubitiamo fortemente – ci piacerebbe chiederci con quali modalità, quali pensieri, quali azioni l’uomo del medioevo si sia cambiato d’abito e abbia indossato quello più glorioso dell’epoca moderna.
Una lente sull’Italia: gli Stati delle Signorie
Siamo andati allora a rovistare po’ nei libri di storia che raccontano la fine del ‘300 e il ‘400, per capire quali sono stati i protagonisti di tale transizione. Guardando all’Italia, abbiamo ritrovato quella frammentarietà statale di cui ancora oggi sentiamo fortemente il peso e ci siamo insinuati tra i vari staterelli che la popolavano.
Lo stato pontificio era un papato debilitato da 40 anni di scisma e lacerato internamente dallo strapotere dei clan familiari che si contendevano la città eterna.
Più a sud gli Angiò avevano ceduto il passo agli Aragonesi nel regno di Napoli, non senza ostilità o guerre che finivano necessariamente per coinvolgere condottieri e signori delle altre regioni.
Allo stesso tempo Venezia, imponente repubblica marinara, cominciava a sentire i contraccolpi dell’avvicinarsi dell’impero Ottomano e, guidata dal doge Francesco Foscari, a rivolgere lo sguardo all’entroterrra italiano.
Non tralasciamo tutta una serie di staterelli come Mantova, Ferrara, il Monferrato, Urbino che hanno fornito generazioni di condottieri. Oltre a queste ad altre micro-signorie che per comodità di tutti – e clemenza di chi scrive – non elencheremo, abbiamo tutto un centro Italia diviso tra la rinnovata autorità papale e i governi locali radicati e rinforzati dal vuoto di potere centrale dell’ultimo secolo.
Firenze e Milano: un’alleanza tra due uomini
Si distingue una Firenze repubblicana, sempre più a carattere oligarchico, che dopo il 1434, anno del rientro di Cosimo de’ Medici dall’esilio, è sempre più una signoria de facto. Il ruolo assunto da Firenze nel panorama politico, finanziario e artistico dell’intera penisola, rende la città uno dei principali attori dell’epoca. L’altro grande interlocutore è una Milano erede delle politiche espansionistiche di Gian Galeazzo Visconti. Ridotto lo stato territoriale, Filippo Maria cerca di destreggiarsi per oltre 30 anni in alleanze e scontri, avvalendosi dei più grandi condottieri dell’epoca. Tra i vari nomi da ricordare, quello sicuramente più meritevole è quello di Francesco Sforza. Condottiero al soldo di Firenze, promesso sposo di Bianca Maria Visconti, a capo di una signoria cittadina nelle Marche, lo Sforza è stato tra i più grandi uomini del suo tempo.
Sebbene Firenze fosse alleata naturale di Venezia, gli interessi economici e politici avvicinarono la città del giglio alla signoria viscontea. Tutto questo catalizzato e accelerato dal profondo rapporto di stima e amicizia che legava Cosimo de’ Medici al condottiero Sforza. La comunità d’intenti e l’idea condivisa di necessità di una stabilità tra gli Stati gettarono le basi di un sistema di alleanze e di equilibrio che, dopo la pace di Lodi, verrà mantenuta dall’illustre nipote di Cosimo, Lorenzo.
Possiamo definire i primi 50 anni del XV secolo, tutt’altro che noiosi e privi di eventi. Condottieri, guerre, colpi di stato, alleanze e matrimoni, sono gli ingredienti principali delle signorie italiane che nel giro di una generazione, traghettarono la penisola verso l’epoca moderna.
Serena Vissani