La Cultura è una delle più grandi risorse europee: non solo a livello identitario e sociale, ma anche economico.
Non è un caso, quindi, che un articolo del Trattato di Lisbona, nella fattispecie il 167, richieda agli stati membri di supportarla e diffonderla, per arricchirsi a vicenda.
Quando si parla di import ed export di beni culturali si intendono principalmente prodotti fisici che si possono trasportare, ma che siano anche in grado di trasmettere valori artistici, simbolici ed estetici del genio creativo di ogni Paese, e quindi opere d’arte, antichità, libri, stampa, prodotti audiovisivi, prodotti tessili culturali, mappe, film e giochi e fotografie. Una nota speciale va agli strumenti musicali che, pur non essendo considerati prodotti culturali, rappresentano comunque mezzi d’espressione artistica.
Lato nostro potremmo facilmente asserire che “L’Italia è una terra di artisti”. Effettivamente il nostro Paese, pur essendo considerato spesso la Cenerentola Europea in molti sensi, ha un valore aggiunto che la rende unica in tutto il mondo: il patrimonio storico – artistico. Non si tratta solo di arti visive e scrittura, ma anche di una lunga e stimata tradizione artigianale.
Parlando in termini più squisitamente economici, però, quanta cultura esporta ed importa l’Italia rispetto all’UE? Seguendo l’immaginario comune dovremmo aspettarci che sia il Paese culturale per eccellenza, ma la Penisola non rientra – per un pelo – nella TOP 3 dei bilanci positivi. Potete valutare con i vostri occhi grazie all’infografica dinamica realizzata da Shopalike sulla base di un report redatto da Eurostat.
Le regine della Cultura
Dal report si evince che Germania e Regno Unito sono le reginette in fatto di bilancio positivo tra beni esportati e importati. Il valore totale esportato dal Regno Unito ammonta infatti a più di 10 miliardi di euro e concerne principalmente le opere d’arte (basti pensare alle numerose case d’aste inglesi), mentre l’import si aggira attorno a 5 miliardi di euro (principalmente sempre opere d’arte, 31%). In Germania, invece, il valore totale di beni culturali esportati è di circa 5 miliardi di euro, con i libri che rappresentano il 25% del totale. Per quanto riguarda l’importazione, invece, i valori si aggirano attorno a 4 miliardi di euro e si rivolgono a film e giochi (28% del totale). Complessivamente, quindi, questi Paesi esportano più di quanto importano: il Regno Unito ha un bilancio positivo di +4 miliardi e 290 milioni e la Germania di +903 milioni di euro. Impossibile non pensare all’eventualità di un “effetto Brexit” negli anni a venire.
L’italia si trova in settima posizione come Paese esportatore e in sesta come importatore di beni culturali, risultando quarta nel bilancio totale, dopo Regno Unito, Germania, e Polonia. Il nostro Paese esporta beni culturali per un totale di 1 miliardo e 773 milioni e importa per 1 miliardo 354 milioni, presentando un bilancio positivo di + 419 milioni di euro: 265 milioni in meno della Polonia!
Sul podio del Bel Paese troviamo i prodotti tessili culturali (come arazzi, tappeti preziosi, 24.9%), e opere d’arte (23.5%). Anche l’importazione vede protagonisti prodotti di genere culturale tessile (25.1%) e film e giochi (20.2%).
Uno sguardo all’editoria
Parlando di libri, in ambito export, colpiscono i numeri spagnoli, che senza dubbio fanno parte della ripresa economica del Paese e delle nuove politiche concernenti le aperture con l’estero. Nonostante ciò, il mercato del libro, come evidenziato nel Rapporto sullo stato dell’editoria 2017 presentato alla Buchmesse, si trova ancora a dover fronteggiare il problema del calo dei lettori (-3,1% nel 2016). In Italia si registra addirittura la più bassa percentuale di lettori rispetto alle altre editorie europee (Spagna, Germania, Francia e Norvegia). Nonostante il fitto sottobosco di influencers “in modalità book lovers” che popola il web, quindi, il mondo dei lettori non sembra poi essere così in movimento. Sarà tutta apparenza?
Per approfondire:
La mappa dinamica: https://www.shopalike.it/import-export-culturale#no
Commissione Europea, Eurostat: https://ec.europa.eu/commission/index_it
Alessia Pizzi