[CulturaMente compie 7 anni! Questo articolo fa parte delle uscite "Le magnifiche 7 (penne)", un omaggio degli ex spacciatori di cultura per festeggiare insieme agli attuali spacciatori questo importante compleanno.]
Da tanto tempo la mia penna è ferma. Il lavoro, la crisi mi hanno completamente bloccato. Eppure dovevo tornare a scrivere qualcosa. I pensieri si affollano nella mente, tante idee ma nessuna che riesce a convincermi. Mi sono detto, lavorando nel mondo della cultura, posso descrivere cosa potrebbe cambiare nel periodo post-covid.
Un faticoso ritorno alla normalità
Il mondo della cultura è stato sicuramente uno dei settori più colpiti dalla crisi. Sale da concerti mezze vuote, il pensiero di stare vicini l’un l’altro ci spaventa, nonostante i protocolli rigorosi messi in opera come mascherine e distanziamento, una paura di stare in comunità che, nonostante la bellezza dell’arte, ci attanaglia.
Il COVID ha messo in piena luce la fragilità dell’animo umano, le sue intrinseche paure, ha posto una barriera invisibile ma pesante tra ognuno di noi. Un abbraccio, un gesto un tempo normale, è diventato qualcosa di pesante. La mia non è una critica alle disposizioni messe in atto (chi vi scrive ha avuto l’esperienza del Covid sulla sua pelle) ma è una riflessione personale. La domanda che mi pongo è: per quanto tempo potremmo andare avanti così? Quando potremmo riavere la nostra antica “normalità”?
E la cultura?
I siti culturali hanno sofferto chiusure lunghe e drammatiche. Lavorando in essi nel momento della riapertura, essendoci poca gente, si riusciva a creare un feeling tra fruitore e sito. Ora che i numeri dei visitatori stanno crescendo (e Dio ne abbia in gloria) mi pongo sempre una domanda: che cosa possiamo fare per avere un servizio di più alta qualità? Non bisognerebbe pensare solo ai numeri ma attuare strategie per ampliare l’offerta culturale di un sito.
Forse, la “normalità” in cui vivevamo, fatta alla volte di ritmi frenetici e di attività o luoghi che vanno visti perché la società ce lo chiede, senza delle volte pensare al loro significato o storia, va rivista. A Roma, vi sono siti come il Colosseo ed i Musei Vaticani (anche se Roma, politicamente parlando, non sono) che straboccano di turisti e siti museali stupendi come il Museo Nazionale Romano completamente vuoti.
Ampliare l’offerta culturale, far riscoprire identità culturali molto spesso nascoste o non valorizzate è la base per un nuovo inizio di una società che si deve ricostruire, e ciò si deve fare a partire dalle scuole e dai mezzi di comunicazione.
Marco Rossi