Dall’alba dei tempi il corpo della donna è la rappresentazione della società. Come dimenticare le statuette delle Grandi Madri, simbolo della fertilità, o le antiche egizie, cosparse di seducenti unguenti nelle pitture coeve? Del corpo femminile – come noi contemporanei lo concepiamo – si è discusso in un celebre
documentario omonimo, dove in maniera arguta e raffinata, veniva sottolineata la fragilità dell’icona muliebre proposta dai media, a partire dalla televisione. Donne “siparietto”, donne “cornice”, belle ma non necessariamente competenti, come vuole un rinomato luogo comune. Donne omologate dal silicone, che propinano un’ideale di bellezza opinabile, che perdono la dignità per qualche vano minuto di celebrità.

Tutta questa mortificante questione, finché resta relegata nell’ambito di un’analisi sociale e antropologica, volta a sottolineare le contraddizioni dell’Universo femminile e i limiti degli attuali stereotipi, può toccarci lievemente, può interessarci fino ad un certo punto se non siamo particolarmente attenti a queste dinamiche, cosiddette di “genere”. Quello che però non dovrebbe sfuggire al nostro sguardo è qualcosa di molto peggiore, che va a toccare non solo le donne, ma anche le loro debolezze moderne, una delle quali è senz’altro il cancro al seno. Il fatto che la cantante Anna Tatangelo, dal seno notoriamente rifatto, sia stata scelta come testimonial della campagna LILT (Lega Italiana per la Lotta ai Tumori) per la prevenzione del cancro mammario, già poteva risultare altamente discutibile anche solo per una questione di sensibilità nei confronti di quelle donne che sono costrette a ricorrere alla chirurgia plastica perché vittime del tumore. Ma dover accettare anche la posa da calendario è stato davvero troppo per molti e la rete non ha tardato a far sentire la propria voce, non di certo per obsoleta bigotteria. Un contrattacco forte e deciso alla campagna Nastro Rosa 2015 viene dalle Amazzoni Furiose, che hanno scritto addirittura una lettera alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin per far ritirare la campagna stessa.
Cosa significa per una donna che ha avuto o ha il cancro al seno vedere come testimonial della prevenzione una donna rifatta? Le scelte personali della testimonial non sono oggetto della nostra protesta. Abbiamo appena pubblicato una lettera in cui ci rivolgiamo direttamente a lei, invitandola ad unirsi a noi. La lettera è visibile sul blog Le Amazzoni Furiose.
Sul vostro sito parlate di pinkwashing nella partnership tra LILT e Peugeot. E’ un’accusa molto forte, cosa avete da dire in merito? Il pinkwashing è un fenomeno di portata internazionale. Il termine è stato coniato dall’organizzazione statunitense Breast Cancer Action ed è diventato uno dei cardini del dibattito sul cancro al seno che da anni si svolge oltre oceano e raccoglie voci autorevoli di ricercatori delle scienze biomediche e sociali, professionisti della salute, attivisti, persone colpite dalla malattia. L’alleanza tra il capitalismo delle corporation e il settore no-profit, spinto a questo genere di alleanza dai tagli ai sovvenzionamenti statali che si sono verificati a partire dagli anni ’80, non riguarda solo LILT e Peugeot. In Italia, ad esempio, la Fondazione Veronesi ha stretto una partnership con una nota marca di assorbenti, prodotti che subiscono processi di lavorazione che espongono al rischio di venire a contatto con diossine e furani. Di questo avevamo già scritto, ma i media non avevano prestato attenzione.
Il presidente della LILT, il senologo Francesco Schittulli, sostiene che la posa della Tatangelo sia stata scelta per sensibilizzare le giovanissime, e non per ricordare quelle da calendario. Cosa avete da dire in proposito? Cosa vuol dire ‘sensibilizzare’? Far sapere alle donne, anche giovanissime, che il cancro al seno esiste ed è una malattia molto grave? Questo purtroppo è tristemente noto a tutti, donne e uomini di ogni fascia d’età. Solo nel 2012 in Italia sono morte 12.004 donne di cancro al seno e l’incidenza è in aumento. Si tratta di un fenomeno macroscopico che suscita, e giustamente, allarme. Se invece per sensibilizzazione si intende l’adesione ai programmi di screening, ci chiediamo se Schittulli sia a conoscenza del fatto che non esiste alcuna indicazione scientificamente fondata per l’adesione ai programmi di screening per le donne al di sotto dei 50 anni di età. Di cosa sta parlando allora?
E la cantante come risponde? Si definisce indignata. Ma qui l’accusa non è tanto al buon gusto della sua presenza come testimonial, non è una mera critica alla nudità aggressiva, ma l’ennesima, crudele, e non così latente, strumentalizzazione del corpo della donna.
Alessia Pizzi
pertinente è l’obiezione di chi ritiene l’immagine troppo simile a quella di un calendario: che il seno femminile abbia anche una valenza erotica e sensuale (ma è la padrona del seno che decide se e come esprimerla) è vero e va bene, e non è degradante anzi è una cosa bellissima, è umana solo che ci sono contesti ben più adatti di una campagna per la prevenzione del tumore al seno
sulla questione della plastica: che io sappia il tumore al seno può venire pure alle donne che si sono sottoposte a mastoplastica additiva quindi il fatto che la Tatangelo si sia sottoposta a questo intervento è ininfluente, questa campagna parla di prevenzione quindi non si rivolge a chi ha già il tumore, e non vedo come possa mancare di rispetto a qualcuno, sarebbe come accusare un corridore di mancare di rispetto a chi non ha più le gambe,
Esattamente. Ogni donna può usare il proprio corpo come meglio crede. Ed é davvero triste leggere sulla bacheca Facebook delle Amazzoni Furiose commenti del tipo "BIGOTTE, TORNATEVENE A CASA". Possibile che la gente non riesca a comprendere le vere motivazioni della protesta?
certo. io ho detto che la plastica della tatangelo di cui tu parli nell'articolo non è un argomento, l'obiezione secondo me pertinente è quella che ho indicato
Ho linkato questo articolo da questo mio, perché ho trovato contenuti interessanti e non ancora presenti negli altri articoli linkati.
Questo è l'indirizzo, sono graditi pareri da parte vostra 🙂 http://unacomeme.altervista.org/blogwp/polemiche-sulla-campagna-nastro-rosa-2015-cosa-e-successo-e-come-la-penso/
Grazie mille Federico! Corro subito a vedere il tuo post! 🙂