La storica trasmissione di Raitre con la giornalista Franca Leosini in prime time divide gli spettatori
Se una trasmissione televisiva nasce per andare in onda in una seconda serata molto estesa, quasi notte inoltrata, è giusto mandarla in prime time a fronte dell’insistente richiesta dei suoi fedelissimi spettatori?
Una domanda che sorge spontanea, assistendo alla puntata di “Storie Maledette” dedicata allo sconvolgente caso di Avetrana in prima serata su Raitre. A contribuire a questa promozione di sicuro l’amore estremo del mondo dei social per la giornalista Franca Leosini, sfruttato con il solo morboso intento di accaparrarsi qualche punto di share in più.

L’intervista a doppio fronte delle presunte colpevoli, la cugina della piccola Sarah Scazzi Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano ha diviso il pubblico in due fazioni.
I puristi di “Storie Maledette” non hanno gradito la divisione della puntata in due parti e le interruzioni pubblicitarie atipiche dei programmi notturni. Inclusa la piccola pecca, questa a titolo personale, dell’attrice bambina che legge gli stralci agli atti del diario di Sarah Scazzi.
Invece, i nuovi spettatori assuefatti dalla cronaca nera del tè delle cinque hanno rivendicato nuovi dettagli scabrosi sulla tragedia della quindicenne lamentandosi della semplice ricostruzione del processo.
Qui casca l’asino. Già perché Franca Leosini entra con fare da gentil signora nel carcere dove è rinchiuso il presunto colpevole protagonista della puntata ripercorrendo i più efferati omicidi della storia del nostro paese. proprio attraverso ciò che viene scritto negli atti processuali.
La giornalista mettendo il detenuto davanti alle affermazioni proclamate in aula cerca con il suo linguaggio forbito e le amatissime battute al vetriolo di sezionare l’anima del presunto assassino pungolandolo su comportamenti, parole e azioni dette o fatte in quella circostanza.
I più arguti avranno notato che il protagonista guarda in camera poche volte. Questo perché l’inquadratura non è quasi mai frontale. Infatti, la Leosini si pone di fronte al suo intervistato fissandolo negli occhi, dissuadendolo da incantare gli spettatori da lacrime finte o proclami di innocenza.

Tutti questi dettagli fanno capire come “Storie Maledette” non sia stato concepito per accalappiare quel pubblico che vive la cronaca nera come mero gossip. Magari facendo zapping tra una partita di calcio e la fiction del momento.
Dovremmo tornare a lasciar giudicare chi lo fa di mestiere. Tornare a guardare la tv al fine di essere informati sui fatti e avere un nostro pensiero che non per forza dobbiamo rendere pubblico.
Rispondendo al quesito con cui abbiamo aperto l’articolo, i #Leosiner fanno meglio a tenersi stretto il loro programma preferito in notturna. Per evitare che finisca con il trasformarsi in un qualunque contenitore di cronaca nera.
Incrociando le dita che a nessuno venga mai la scongiurata idea di privarci di “Un giorno in Pretura”.
Maria Giovanna Tarullo