Vitangelo Moscarda, protagonista dell’Uno, nessuno e centomila, è in piedi davanti allo specchio quando la moglie gli fa notare che il naso pende irrimediabilmente verso destra. Apriti cielo: il povero Gengè (il soprannome di Vitangelo) esce di senno, ossessionato da difetti che non pensava neppure di avere.
Che poi non è nulla di diverso da quanto accade a molti di noi: certo, magari l’elemento rivelatore non è una moglie poco cauta e le stranezze che commettiamo sono più leggere del personaggio di Pirandello ma il meccanismo psicologico ha molto in comune.
Cos’è il dismorfismo corporeo
Nel DSM 5, che altro non è che il librone in cui sono catalogati tutti i disturbi mentali sin qui scoperti, sotto il nome di dismorfismo corporeo leggiamo di una patologia che porta il paziente ad esagerare un proprio difetto estetico lieve, alle volte anche inesistente, sino alla compromissione della normale vita quotidiana. Spesso i difetti vengono colti nel volto, come il naso appunto, ed è un disturbo lievemente più frequente nelle donne che negli uomini.
Ora, senza pure arrivare a conseguenze mediche, è tutto sommato una sensazione frequente. Cercarsi di continuo nelle vetrine, negli specchi, in qualsiasi superficie riflettente per controllare che tutto sia in ordine o di contro rifuggire qualsiasi tipo confronto con la propria immagine, vivere l’estetica come strumento indispensabile di correzione piuttosto che di valorizzazione, non sentirsi mai a proprio agio con il proprio corpo sono stati che chiunque può dire d’aver provato, specie in età evolutiva, dove- fino ad una certa misura- sono anche normali.
Il ruolo dei social
Ora a questo quadro aggiungiamo che siamo nel terzo millennio e che, quindi, non possiamo trascurare i giganti dei tempi nostri, i social , che influenzano la percezione che abbiamo di noi almeno in due modi:
- Modelli irreali. Sì, molto carino quel tipo pompato a bordo piscina, con la pelle liscissima e abbronzato al punto giusto, con i capelli setosissimi alla Garnier, molto carino. Probabilmente, però, non è reale. Si regge su luci, filtri, angolazioni, forse anche professionisti che, a quella foto, hanno lavorato. E, sempre probabilmente, l’uomo del mulino bianco ha gli stessi difetti che hai tu, o altri. Solo che tu non lo sai. (Si veda li stesso discorso anche al femminile.)
- Faccia da selfie. In foto vieni bene ma ad un certo punto ti senti bello, o bella, solo in foto. E’ l’effetto autoscatto: ad esempio spesso le dimensioni del nostro naso- ancora lui- vengono alterate se si tiene il cellulare ad una data distanza. Senza parlare dei filtri snapchat: zigomi alti, viso più sottile, lentiggini, addirittura occhi d’un colore diverso. E parte il letale meccanismo Certo che se fossi così… Si parla, diciamola col termine tecnico, di snapchat dysmorphia, e spinge sempre più persone alla chirurgia estetica.
Ancora una volta i social sono un’arma a doppio taglio. Arma disinnescabilissima se ci approcciassimo a loro, e anche a noi, con più giudizio critico. Ovvio che quando il problema è serio dobbiamo accettare l’aiuto di uno specialista ma, il resto può farlo un amor proprio sano e razionale. E se proprio non riusciste a prendere le dovute distanze da quel che c’è oltre lo schermo del telefonino valutate un digital detox.
Serena Garofalo