Si chiude un anno scolastico interamente all’insegna della pandemia da covid-19. La parola d’ordine, fino ad anno scolastico inoltrato, è stata DDI (Didattica digitale integrata), diventata parte della vita di studenti, genitori e professori, dalla primaria fino all’università.
Questo sistema ha certamente cambiato il modo di interagire con il materiale scolastico, fattosi digitale, perché necessariamente ha dovuto rispondere a un contesto diverso da quello della classica aula. Cambiano dunque i rapporti tra compagni, tra studenti e docenti, e tra tutti e i libri di testo da sempre utilizzati a scuola.
Anche a livello istituzionale, si è diffusa l’idea di stimolare maggiormente la componente digitale della didattica, già approdata nelle aule tramite la LIM (la Lavagna Interattiva Multimediale); il nuovo rapporto con i libri scolastici permette una personalizzazione dell’esperienza scolastica nuova, sia dal punto di vista degli alunni, sia dal punto di vista dei professori: in tal senso, sono loro i soggetti capaci di produrre il nuovo materiale didattico, poiché questo – nel contesto della DDI – si è sganciato dal supporto fisico del libro, approdando al digitale.
Libri scolastici: saranno ancora necessari?
Insomma, si profila all’orizzonte un nuovo modo di fare didattica, forse più equo, ma che diversi, tra docenti e studenti, tendono a criticare, in quando, secondo loro, insufficiente ed eccessivamente dispersivo. Per molti professori, dunque, anche se le potenzialità del nuovo atteggiamento digitale sono molte, il libro di testo resta un elemento imprescindibile per una didattica sana e costruttiva.
Integrati con i nuovi strumenti digitali, saranno i manuali scolastici a continuare a essere il riferimento essenziale: all’avvio del nuovo anno scolastico, sarà dunque possibile consultare la lista dei libri scolastici su Amazon per procurarsi i testi selezionati dalle varie scuole unitamente ai dizionari di lingua consigliati per le diverse materie.
Questi testi saranno la base per rinnovare quella che sarà la scuola, un’esperienza condivisa e sociale. Di fatto, sono molti gli aspetti che la pandemia e la Didattica Digitale hanno compromesso, non relativi unicamente alla preparazione degli studenti.
La Didattica Digitale integrata: gli effetti
Se ai docenti è stato richiesto uno sforzo enorme per riadattarsi al nuovo contesto digitale, non è da sottovalutare l’impatto che la DDI nel suo complesso ha avuto su studenti di tutte le fasce d’età. Talvolta, il lavoro dei professori e dei maestri è stato frustrato proprio dal nuovo contesto domestico che, si stima, abbia ridotto a circa un terzo i risultati che sarebbero stati conseguiti in un contesto più tradizionale.
A favore della DDI va, invece, il merito di aver stimolato l’aggiornamento del corpo docente, che non può dirsi del tutto inutile in un tempo in cui il loro principale confronto avviene con i nativi digitali. D’altra parte, la divisione del lavoro in modalità sincrona e asincrona ha permesso di stimolare – specie con la tipologia asincrona – la maturità degli studenti, spingendo anch’essi a elaborare contenuti digitali, individualmente o in gruppi.
Delicate sono le difficoltà riscontrate nelle modalità sincrone, visti gli ormai noti problemi, che spaziano dalle distrazioni domestiche (dalle normali incombenze alle partite ai videogiochi) ai problemi di connessione (di cui alcuni studenti approfittano per evitare una domanda diretta da parte di un docente). Possono essere applicati alcuni accorgimenti, come quello di accendere la webcam o la videocamera del cellulare per dimostrare di essere davvero davanti lo schermo, ma talvolta si tratta di espedienti che lasciano il tempo che trovano, richiamando anche troppo da vicino dinamiche che si svolgono anche in presenza: lo studente è in classe, ma ha la testa da tutt’altra parte.
In sintesi, alcune problematiche della vita scolastica in presenza si attivano anche in DaD (o DDI): alcuni credono che esse risultino accentuate e che gli svantaggi superino gli svantaggi. Certamente, alcuni aspetti della vita scolastica (come la maggior competenza digitale richiesta a docenti e studenti) sono destinati a cambiare, mentre altri (come l’uso di libri di testo) sono destinati a restare.