Da Mama Pasta la coppia che non ti aspetti sembra andare d’amore e d’accordo grazie alla tecnica che utilizza la strumento tanto caro ai bartender.
La sfida non era semplice perché in ballo c’era lei, la pasta, indiscussa protagonista della gastronomia italiana. Parliamo quindi di una questione seria, considerata al tempo stesso icona e riferimento culturale del paese. Alla prova d’assaggio il riscontro è stato convincente, bisogna però mettere subito in chiaro di cosa stiamo parlando. Mama Pasta non è certo da considerarsi un ristorante di tipo tradizionale, ma si inserisce più che altro tra le proposte del genere fast food. Questo appellativo non deve trarre in inganno, perché se è vero che troppe volte questa categoria fa rima con gli orrori del cosiddetto cibo spazzatura, è anche vero che le apprezzate squisitezze proposte dallo street food, rientrano a pieno titolo nella tipologia gastronomica, adatta a misurarsi con le proprie disponibilità di tempo.
Mama Pasta sviluppando l’intuizione dei ravioli shake dello chef Davide Scabin ha allargato il concetto al resto di formati e tipologie. Secca, ripiena o fresca, gnocchi compresi, la qualità è assicurata dal laboratorio di Aldo Manzo e da altre piccole produzioni locali. La tecnica non è casuale, il giovane Alessio Bosi non si è limitato a sbattere nello shaker pasta e sughi, ma si è avvalso della consulenza di professionisti del settore per apprendere i segreti che garantiscono la gestione dell’aria amplificando così la cremosità del condimento. Varie le combinazioni disponibili, classici inclusi. A confronto con la tradizione non hanno sfigurato gli gnocchi alla matriciana, che mantecati in questo modo raggiungono una percezione vellutata, smorzando di quel tanto l’aspetto rustico tipico del piatto. Le preparazioni confezionate praticamente per essere portate via, possono essere consumate anche nel piacevole spazio a due piani, magari al banco con vista sul passaggio di Vicolo del Moro.
I condimenti vengono proposti anche a parte insieme al pane, pronti per trasformarsi in una golosa scarpetta sul posto o prêt-à-porter. La praticità si estende anche ai 9 cocktail con base in bottiglietta, da completare in autonomia con seltz o soda. La birra invece viene spillata utilizzando un particolare bicchiere che si riempie dal fondo, appoggiandolo al dispenser che gli ospiti troveranno in sala e, chi preferisce il vino potrà scegliere tra le 4 etichette proposte in mescita dalla cantinetta Enomatic. Forse le orde tradizionaliste proveranno ad esprimere dubbi di lesa maestà verso l’alimento nazionale, ma probabilmente molti di quelli che verificheranno di persona la validità della formula ne coglieranno lo spirito informale e le positive novità.
Bruno Fulco